siamo animali abitudinari che arrivano in un posto e occupano i cassetti, i letti, le librerie e la cesta dei giochi. che quando prendono un aereo hanno il batticuore e quando atterrano si mettono comodi. che dopo tre giorni hanno messo radici e si sentono a casa. siamo animali impermeabili, troppo inquieti per avere nostalgia e troppo curiosi per guardarci indietro.
dove ci mettono stiamo e siamo felici perché ci hanno allevati leggendoci la storia di quella scema di pollyanna che era sempre contenta, e insegnandoci che rimpianto è una parola proibita.
siamo animali gaudenti e un po’ superficiali che arrivano nella città di A e si dimenticano che in quel paese si vendono armi agli angoli delle strade e quasi 50 milioni di persone non hanno il diritto di ammalarsi perché non hanno un’assicurazione.
siamo animali adattabili e volubili che si innamorano in 24 ore e decidono che la città di A è il migliore dei mondi possibili. ci affezioniamo al succo di mela, al supermercato sulla route 9, all’odore di polvere della biblioteca, all’assordante rumore del treno che passa e va fino a washington senza fermarsi e a tutti coloro che ci sorridono per la strada perché l’amicizia è un concetto astratto e relativo.
poi un giorno partiamo, convinti che mai sopravviveremo a questo strazio. perché quella era casa, famiglia, nido, perfetta felicità. e piangiamo pure un po’, tirando su con il naso, ma solo per cinque minuti, perché nell’aereo di ritorno ci sono proprio dei bellissimi film e chi ha detto che gli aeroporti sono inospitali?
siamo animali abitudinari che tornano e trovano i loro punti fermi, un po’ impolverati e arrugginiti, ma ancora fermi. e allora prendiamo la bicicletta e pedaliamo, perché la primavera è bella anche qui e poi, vuoi mettere gli amici dell’infanzia e il panettiere con i baffi che ti ha vista nascere? vuoi mettere una storia lunga millenni, le cotolette della mamma e il lievito di birra in cubetti? vuoi mettere la redazione che lo so che tra tre giorni sarò già stufa ma è famiglia anche questa, no?
siamo animali abitudinari e confusi che non sanno cosa vogliono, che vacillano e si aggrappano, che ridono e singhiozzano, che piantano una bandierina in ogni giardino e uno spazzolino da denti in ogni bicchiere.
siamo animali strani che un giorno, ma non ora, dovranno decidere che fare da grandi.
..la nostalgia per quello ke si lascia in un preciso momento è sempre una cosa che fa male…il fatto è ke tu, come me, simo persone che si adattano bene a qualsiasi cosa….e si riesce a vedere il bello di tutto…ma questo ha dei pro e dei contro….fattelo dire da un’animale strano come te…che si affeziona a tutte le situazioni ed ambienti che gli si presentano…………..abbi pazienza elasti…………………………cara claudia…quando nn rispondi ai post mi viene in mente il tuo volto ke osserva quello ke scriviamo da lontano…certo è ke avrai anke innumerevoli impegni..ma kissa’ perkè mi sebra quasi ke lanci la pietra e poi….poi…osservi i pesci che saltano……un bacio ed un abbraccio…luana s.
Ho 45 anni e forse sto cominciando ad aver ben chiaro ciò che voglio far da grande…quello che mi piace davvero…mollare prima nota e partita doppia, fatture e banche e dedicarmi esclusivamente a quello che ora è solo un gioco/secondo lavoro…l’organizzazione di matrimoni ed eventi…compleanni, specialmente dei bambini, feste, meeting aziendali ecc…
Io credo che tu abbia ricevuto un dono, il talento della scrittura, dovresti forse trovare il coraggio di far la free-lance, riusciresti ad avere una miglior qualità del tempo da dedicare ai 2 (o forse 3) hobbit e, contemporaneamente, svolgeresti un’attività retribuita che ti piace e ti riesce bene…le certezze non sempre sono nello stipendio sicuro o nel posto di lavoro tradizionale…
maggie
quoto e condivido … e mi permetto di considerare questo post un piccolo capolavoro! 🙂
siamo animali strani, che girano e girano per fabbricare ricordi e piccole nostaglie con cui tappezzare stanze e rimepire cassetti.
bentornata
hai proprio ragione, è bello essere permeabili al quotidiano, e nello stesso tempo avere una curiosità che ci spinge altrove, necessario saper godere di volti e odori familiari, ma anche saper accettare le cicatrici indelebili dalle nostre spedizioni altrove
e mai smettere di andare, di cercare, di cambiare senza cambiare troppo
il tutto, almeno per me è così, nella grande confusione di sentirsi simili a un prima che non so più se risale ai 15 anni delle scuole superiori, o ai 20 25 degli studi universitari e dei primi lavori, o ai 30 della vita di coppia che si assesta, o ai 35 col pensiero di avere degli altri esseri di cui sarò responsabile a lungo ed è una responsabilità che in questi tempi volgari e poco etici a volte mi distrugge per l’impotenza che provo
grazie per i sorrisi che elargisci con tanta leggerezza
Nico
Il panettiere t’ha vista nascere….a Milano?Mmm dev’essere proprio fortunato, perchè a Milano i panettieri durano in genere due anni poi o s’ammazzano o scappano alle isole Cayman ricchi straricchi 😀
non mi sento quell’animale che hai descritto: ancora mi commuovo quando, a distanza di più di 1 anno, mia figlia piange perché vuole tornare in America. Non ci siamo mai ripresi del tutto da quel viaggio. E poi abbiamo avuto la malaugurata idea di rientrare con volo KLM…. e quelli sono voli COMPLETAMENTE INOSPITALI!!! Mentre all’andata, con Air France, è stato meraviglioso. Lo so che fanno parte della stessa compagnia ma non è così!!!
Non mi sono mai piu’ ripresa dal ritorno dall’Australia. Non e’ vero che la vita e’ comunque bella dappertutto.Ci sono posti in cui e’ molto piu’ bello vivere e posti in cui si sta peggio,anche se e’ casa nostra.
Siamo animali strani, imprevedibili, ma anche adattabili…ma è normale che in alcuni luoghi ci si adatti meglio che in altri…ci si adatta comunque, ma in altri ci risulta più naturale…tutto sto giro di parole per dirti che non devi per forza restare dove sei nata se in un luogo diverso capisci di essere ugualmente a casa tua, anzi, forse meglio…non so se ho reso l’idea…comunque concordo con chi dice che questo è un post splendido…
un bacio
Raffaella
Fantastico esser questo tipo d’animali 😉
Un giorno si, non ora.
Baci.
hai scritto parole bellissime!ti arrabbi se copio il tuo post sul mio blog? ovviamente lo dico che l’hai scritto tu e metto pure il link!baci!Marta
ps e comunque…WELCOME BACK!
MARTA: no, non mi arrabbio affatto 🙂
la mia mamma mi disse convinta che i quarant’anni erano l’età più bella perchè era l’età delle certezze.
e io invece sono ancora in prova per il lavoro, mio marito è disoccupato, ho un amante che mi pianta un giorno sì e uno sì e ancora nn so con chi vorrei proseguire, due bambine che sono ancora piccole e che nn si sa cosa ne verrà fuori..
mia mamma quando aveva quarant’anni aveva me che andavo all’università, un lavoro, una casa di proprietà e un avvenire davanti.. non dietro le spalle..
però è consolante che non sono io disadatta ma che siamo un po’ tutti sempre in bilico.. e nn è detto che sia un male.
non è detto?
baci
Campina
33 anni, l’ennesima borsa di studio, terzo stato e miriadi di case e coinquilini cambiati, milioni di amici per passare il tempo e gli essenziale per passare la vita e neppure uno “straccio di fidanzato” (come mi viene detto..)..
ma è così bello ancora pensare che “ho ancora tempo” prima di diventare grande
fede
Perchè soffrire nel decidere? Tanto, alla fine del corridoio, quel che ci attende tutti è un bel salto nel buio.
Leela
teh campina non fare di tutta l’erba un fascio…forse essere indecisi sull’amante con i figli piccoli non é quello a cui si riferiva Elasti!!!
madre di tre, marito che parte, come il tuo, alle 4 del lunedì mattina, e torna al venerdì.
Io l’ho seguito, per due anni, io e tutti e tre.
Poi sono tornata, e ne sono felice. Bello essere tutti insieme, bella la cittadina tranquilla, bello vivere in un altro paese, bello essere solo mamma. per un po’….
oh, come hai ragione….