Ho parlato in pubblico di quanti soldi ho, durante un evento per abbattere il tabù del denaro. Mi sono sentita sbagliata per eccesso e per difetto, al contempo troppo ricca e troppo povera per stare al mondo con dignità. Dopo, a cena fuori, ho ordinato fave e cicorie che la nonna di Mister I trattava con diffidenza perché, diceva, era un piatto figlio dell’indigenza.
Sono andata in ricicleria di lunedì a buttare delle vernici che Mister I aveva lasciato per giorni nel portabagagli dell’auto. “Tranquilla, ci penso io”, aveva detto. Ma l’indomani è partito per Londra e poi per Berlino e di nuovo per Londra. Mi sono sentita insieme martire e regina del riciclo.
Ho lavorato sia di sabato sia di domenica e alla fine ero tutta contenta ma ho pensato che non va bene perché so gestire con molta più eleganza lo stress che l’ozio.
Sono stata immotivatamente felice e immotivatamente di pessimo umore nello stesso pomeriggio e mi sono infuriata perché detesto i lunatici. Ho comprato un paio di scarpe e pure un avocado per consolarmi.
Ho ascoltato giornaliste palestinesi ventenni, incredule e sfinite, raccontare l’orrore della guerra, e ho guardato in loop una signora israeliana di 85 anni voltarsi indietro per salutare il suo rapitore di Hamas e dirgli “Shalom”, come a un nipote, le mani, una piccola e una enorme, che si stringono.
Ho sognato un grande sciopero generale delle donne, contro la violenza di genere e contro il divario salariale, anche qui da noi, come in Islanda dove oggi nessuna lavora o pulisce o fa la spesa o si occupa dei figli. Saremmo mai in grado di incrociare le braccia, per 24 ore, come loro?
Mister I non c’è. Sneddu aspetta con ansia la maglietta del concerto di Marracash ordinata online, che non arriva e forse non arriverà mai. Il grande ha ricominciato a giocare a rugby come quando aveva sei anni. Almeno adesso non pretende che stiamo a bordo campo sotto la pioggia a guardarlo rotolarsi nel fango. Il medio prepara brownies in cucina con un bambino dagli occhi blu, a cui fa da baby sitter.
Abbiamo rimesso i piumoni sui letti e i maglioni negli armadi.
Bello questo tuo intervento dal sapore autunnale,nonostante l’avocado. Le scarpe hanno la para o sono rosse e lucide per ricordare quante donne non ci sono più ? La signora israeliana mi ha commosso , la guardavo incredula. Carino tuo figlio che ama fare i biscotti, potreste regalarmi la ricetta degli scones che non mi riescono?
Il cielo è violetto di pioggia e tira un vento pazzesco, ma l’odore dell’aria è buonissimo. Eh sì, è proprio autunno