Nonsolomamma

la vocazione

Sneddu, dopo la maratona del Marrageddon, è un essere umano nuovo, più consapevole e temprato. Ma soprattutto ha trovato la sua missione nella vita: i concerti rap.
Con un manipolo di amici fulminati quanto e più di lui, se ne sta appostato in attesa di una data su cui investire il tesoretto di cui dispone, frutto di regali, creste e sotterfugi.
“Mamma! Sono uscite le date dei Club Dogo! Saranno a Milano a marzo”
“E ci riguarda?”
“Certo! Perché io e i miei amici ci andremo. E tu devi aiutarmi. La vendita online dei biglietti apre oggi alle due”.
E io, alle due in punto, ero in mezzo a una strada, al telefono con Sneddu, a scoprire un universo ipnotico, l’unico in cui abbia senso abitare. Il sistema si blocca? Meglio! La sfida è più ardua. E io entro in trance agonistica, posso stare anche dieci ore a cliccare furiosamente bottoni di un sito sovraffollato che non risponde più.
Senza mai smettere di provare, mi sono precipitata a casa dove, insieme a Sneddu, ho aperto tutti i device disponibili. E mentre le date si chiudevano per sold out e noi eravamo ancora bloccati a individuare semafori e strisce pedonali per dimostrare di non essere robot, incolpavo Sneddu. “Devi essere più cattivo! Più concentrato! Non distrarti!”
Ma nella loro infinita generosità i Club Dogo, di cui fino a un’ora prima quasi ignoravo l’esistenza, per ogni data esaurita ne aggiungevano altre nuove e altre e altre, come alieni colonizzatori del forum di Assago.
E non c’erano più lavoro né doveri, né scadenze, né impegni. Io ero tutt’uno con il rivenditore, i pulsanti, le strisce pedonali e le motociclette e i semafori. Gli occhi enormi a spirale, il battito accelerato, il sacro fuoco del biglietto, di cui, a pensarci bene, non mi importava nulla.
“Mi alzo un attimo e torno!”
“Non ti azzardare a lasciare la postazione. Ti massacro se molli. Tu stai qui con me finché non avremo questi maledetti biglietti!”. Posseduta dal demone del click non ammettevo arretramenti. Non ero più niente se non uno scopo. Mi si erano azzerati i bisogni primari e anche quelli secondari. I miei sensi erano concentrati su quella sola ossessione, alfa e omega del mio stare al mondo.
“Mamma, calmati”
“Se ci fermiamo siamo finiti! Il sistema si è bloccato di nuovo per la millesima, milionesima volta ma io sono più forte. E anche tu! Forza! Di nuovo! Sullo smartphone, sul computer, sul tablet! Più veloci! Fino alla vittoria finale!”
Ce l’abbiamo fatta. Sneddu e il suo amico a marzo avranno un posto nella bolgia di un parterre.
E io niente. Non mi interessano i Club Dogo. Però ho capito cosa voglio fare da grande. Voglio vivere su ticket one o in qualsiasi altro posto in cui mi consentano di esprimere la mia unica vera vocazione.

8 pensieri riguardo “la vocazione

  1. Ma ticket one, ameno x telefono,è micidiale , ti fa pagare dall’inizio con mezz’ora di musichette e voci registrate. Segnalato alla difesa dei consumatori senza alcun esito…

  2. Come ti capisco…dalla prenotazione dei colloqui generali coi professori, ai concerti, al Festival del cinema di Venezia sempre così, alternando vittorie e sconfitte…

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