Nonsolomamma

Bari

Grazie per la focaccia che dà un senso a un’ora di coda davanti al forno e persino a un cerbero all’ingresso che sovrintende alla disciplina collettiva.
Grazie per l’espressino, inequivocabile indice di civiltà, per i panzerotti piccoli che a Capodanno devo averne mangiati 8 o 10 o forse 15.
Grazie per le tette delle monache, classiche e al pistacchio, per le popizze e le sgagliozze, fritte sul momento sull’uscio di casa da signore in grembiule e ciabatte.
Grazie per il mare, per le passeggiate, per lo yoga sulla sabbia a mezzogiorno, per il cielo azzurro e il tepore del sole invernale. Grazie per i sup all’orizzonte perché la prossima volta imparerò a navigarci.
Grazie per l’orgoglio delle radici, anche se talvolta vira in suprematismo, perché io, quel senso di appartenenza a un luogo o a un popolo non l’ho mai conosciuto.
Grazie per il mercato del pesce, per il bar sottocasa, per la libreria all’angolo, per i riti che colorano i giorni.
Grazie per il laser game perché non pensavo che rotolarsi nella terra sparando per finta potesse essere così divertente (ok, la guerra non bisogna farla mai, ma i giochi insegnano l’importanza dei confini tra l’onnipotenza dell’immaginario e la pericolosità del reale).
Grazie per le chiese sotto le chiese, per il polpo in un mosaico del sesto secolo, per gli Exultet, rotoli di pergamena che compiono 1000 anni e raccontano storie di vescovi, di fedeli, di api e di venti.
Grazie per la magia del sonno, perché a Bari, da sempre, dormo come dormivo a tre anni.
Grazie ai nonni per regalarmi l’inestimabile privilegio dell’irresponsabilità che mi rende così leggera da farmi volare.

2 pensieri riguardo “Bari

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.