“Non sei triste, Mister I?” “Perché dovrei?” “Perché ci separiamo di nuovo” “Sono 30 anni che ci separiamo” “Ma quando passiamo insieme dei giorni belli poi lasciarsi è più difficile. Per te no?” “No”.
In questi tre giorni a Padova abbiamo visitato la Cappella degli Scrovegni di sera. E Giotto serale è forse ancora più commovente e magnifico di quello diurno. Nell’attesa di entrare abbiamo fatto amicizia con una coppia. “Sono di Trinitapoli” ha detto lui. “Anche mio nonno paterno era di Trinitapoli”, ho risposto. Ha voluto sapere il mio cognome e poi mia ha chiesto “A chi appartieni?”. E Mister I è andato in deliquio perché è una domanda che si fa sempre anche a Bari e, secondo lui, è indice della civiltà di un popolo (“O della sua tribalità” “Tu non puoi capire: sei troppo milanese”).
Palazzo del Bo (che sta per Bove ed è la sede dell’Università) è di Giò Ponti, come il palazzo della Rai a Milano. Gli arredi mi hanno regalato il brivido delle mie albe radiofoniche deserte. Mister I, che non fotografa mai niente, ha immortalato la cattedra di Galileo Galilei.
Ci manca la sensibilità botanica. Per questo all’Orto botanico più antico del mondo invece di stupirci, commuoverci, esaltarci, abbiamo pensato ai bambini che avrebbero potuto divorare, come Socrate, la cicuta maggiore approfittando della distrazione dei genitori. E poi, tra le ninfee, la pianta del cacao e l’Erythroxylon della cocaina, abbiamo fatto una seduta di autocoscienza sulle rispettive angosce professionali ed esistenziali.
Siamo andati alla Chiesa del Santo, ci siamo innamorati dei suoi chiostri, meno delle sue reliquie. Ho mangiato un gelato fantastico e ho lasciato Mister I sotto le fresche frasche per andare al pride. Poi siamo saliti sulla Specola e io ho finto di capire l’astronomia.
Abbiamo camminato camminato camminato. E a ogni angolo ci siamo sorpresi, increduli. Ché io lo sapevo che Padova era bella ma in realtà è proprio da perdere la testa.
“Sarebbe divertente prendere una canoa e navigare un po’ questo fiume, non credi, Mister I?” “Nemmeno per sogno. E se cadiamo nell’acqua?” “Se cadiamo è estate”. Non ha voluto.
Adesso siamo sul treno. Io sono tristissima perché in stazione, a Milano, lui andrà in aeroporto e io a casa. Lui invece non è triste per niente perché sono 30 anni che ci separiamo.
ma il gelato panna in gelo o pistacchio di pantera? Per il prossimo giro in zona consiglio Arqua’ Petrarca, Valsanzibio e il museo della medicina perché a Padova è nata la medicina ( e più in generale la scienza) moderna.
Mr.I è un pragmatico, anche il mio moroso, c’è poco da fare: l’unica è mangiarsi un gelato (per me, tu magari preferisci il cioccolato) e distrarsi