L’altra sera ha piovuto l’acqua di due anni, le rane hanno invaso Playa Girón e l’elettricità è andata via per moltissime ore. I nostri telefonini erano scarichi e, a cena, per guardare nei piatti, aspettavamo la luce dei lampi.
Quando siamo rientrati nel nostro alloggio, brancolando nel buio fradici, il frastuono della pioggia copriva le nostre voci.
Siamo andati a dormire, anche per mancanza di alternative. E mentre fuori si scatenava l’apocalisse, ho pensato che era esattamente lì che volevo essere.
Nel vuoto e nel buio si pensa meglio.
E in quel vuoto e in quel buio ho capito che, per sentirmi in vacanza, ho bisogno di frequentare territori alieni. È la diversità a nutrirmi, non la comodità.
Perché sei finita a Cuba, così triste, così difficile, così faticosa, così povera, così complicata? Me l’hanno chiesto in molti in queste settimane. Durante la tempesta di acqua, lampi e rane, ho trovato la mia risposta: ho scelto Cuba perché è complessa. Al di là di Mister I che la ama, del grande che voleva farci un pezzo di tesi, di Sneddu che si fida, io ho scelto Cuba per uscire da noi. Perché è lì, nelle conversazioni improbabili, nella decadenza, nelle contraddizioni, nel tentativo, spesso vano, di comprendere e nell’urgenza di raccontare che trovo il mio senso.
Poi io capisco benissimo chi invece trova la propria linfa nel resort a 5 stelle, nella casa al mare dei nonni, nelle passeggiate in montagna, nella ripetitività (che peraltro pratichiamo anche noi con gran conforto), nei riti sempre identici. Capisco chi, in vacanza, cerca una bellezza senza crepe.
Io invece cerco l’invasione di rane, il black out, gli edifici diroccati, le storie ingarbugliate e le persone che non parlano non pensano e non vivono come me.
Ognuno cerca il suo gatto, era il titolo di un improbabile film francese. Il mio gatto è questa cosa qui.
Adorabile Claudia. Come sempre. Condivido pienamente. Ciao.
È il privilegio di chi ha abbastanza soldi e tempo e può scegliere di fare il povero per un po’. Beati voi
condivido, questa volta non mi è piaciuta
Se devo dire la verità, SENZA OFFESA per la commentatrice, questo genere di rilievi sembra superfluo. Viaggiare richiede tempo e denaro, questo è risaputo (lo so bene io che non ho né l’uno né l’altro, e difatti trascorro agosto a casa), ma non si può nemmeno appiattire sulla questione del privilegio ogni resoconto di viaggio. Personalmente, trovo che un resoconto di viaggio ben scritto come questo sia uno stimolo per viaggiare con la fantasia, in attesa di tempi migliori. E poi rispetto alla popolazione di Cuba mi sento privilegiata anch’io.
Il mio gatto sono tanti gatti.
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