Siamo tornati all’Avana dopo una settimana di randagismo e ci siamo sentiti a casa.
Ho salutato Alexander il panettiere malinconico che mi ha regalato la ricetta di un’immonda bevanda a base di malto e latte condensato.
Sono passata al mercatino della frutta dove compravo zucca, platano, cipolline, fagiolini, manghi e ananas. Uno dei primi giorni mi hanno imbrogliata dandomi delle pannocchie orribili. L’indomani sono tornata e ho protestato. “Non avevo capito che volessi mangiarle”, ha mentito il fruttivendolo. “Temo che tu adesso mi debba regalare qualcosa per scusarti. Qualcosa di buonissimo”. Ho guadagnato due manghi e un briciolo di rispetto in più.
“È il mio ultimo giorno all’Avana”, ho detto ieri.
“Cuando regresa, mi vida?” Quando torni, vita mía?
“Chi lo sa?”
Mi ha consegnato 6 minuscoli limoni con l’enfasi di una cerimonia di stato: “Per il viaggio”.
Sono passata dal forno delle pizzette e mi sono messa in fila, per il piacere di starmene lì in quella placida, rassegnata disciplina.
Ho preso un ultimo taxi collettivo per sentire il vento caldo dai finestrini, la prossimità composta, la musica sguaiata, l’ostilità del conducente.
L’Avana mi ha preso il cuore.
Sono grata a questa città per avermi inghiottita con dolcezza, per avermi insegnato il tempo lento dell’incanto, per avermi educata alla pazienza, per avermi raccolta dal pozzo nero della mia tristezza radiofonica e mostrato quanta luce può uscire da ogni crepa. Le sono grata per aver condiviso la diversità, la durezza, le difficoltà , le differenze e le ingiustizie senza mai farmi paura. Per avermi mostrato impudica la sua straziante bellezza. Per avermi regalato il cinema dentro il museo, la familiarità dello yoga, la grammatica spagnola, i passi della salsa, le
prove di resistenza fisica sul Malecón, un inspiegabile senso di appartenenza.
Non so cosa augurarle: una rivoluzione pacifica, una transizione morbida, l’anarchia del libero mercato. A me auguro di tenerla stretta e di sognarla ogni volta che caleranno le tenebre.
Cara Elasti, grazie perché condividere la vostra vacanza a Cuba leggendo il tuo diario quotidiano è stata una esperienza bellissima. Ti suggerisco (ma sono certa che tu ci abbia già pensato) di trovare il modo di pubblicarlo.
Le tue espressioni di gratitudine quando finisce o lasci qualcosa mi emozionano sempre. Dovremmo farlo tutti. Me ne ricorderò. Buon rientro in Italia e auguri per il tuo prossimo impegno lavorativo. Ci sarà senz’altro e magari avrà orari più umani. Con tutta la mia stima
Grazie per avermi fatta viaggiare con te 🙂 Buon rientro a casa, e vedrai che le occasioni di lavoro arriveranno. Mi unisco al suggerimento di Federica: sarebbe bello veder pubblicati i tuoi resoconti di viaggio 😉
nei tuoi racconti estivi mi fai sempre sentire la differenza tra la vacanza e il viaggio. Con Cuba ancora di più.
questa volta mi hai fatto salie le lacrime agli occhi: il pensiero terribile di Cuba martoriata è straziante.