Siamo rientrati a Milano dal Salento. Tutti tranne Mister I che accompagnerà a Bari Super W e Mister Brown, i nonni, nonché suoi genitori.

All’aeroporto di Orio al Serio molti parlavano bergamasco che è molto diverso dal leccese e anche dallo spagnolo che si impara a Cuba. C’erano le montagne vicine e molta pioggia. “Certo che come ti accoglie la Lombardia…” ha commentato il grande scendendo dall’aereo e guardando il cielo plumbeo e umido. Non era ironico. Lì fuori, agli arrivi, c’era la compagna M che lo aspettava per portarselo via, dopo due mesi di separazione.

La casa era buia, le piante agonizzanti e il frigo vuoto. Sneddu ha smontato la sua valigia e ha fatto partire la lavatrice (“Devi essere autonomo: fai tutto tu”) poi è uscito con i suoi amici dai nomi improbabili (Fava, Tigre, Scighe, Roki, Rugge, Pizio, Lazo…). Il medio si è lavato a lungo e poi si è offferto di accompagnarmi a fare la spesa sotto la pioggia ma l’automobile non reagiva. “È la batteria. Succede”. Essendo ibrida per farla ripartire ci vogliono competenza e impegno che mi mancano. Al supermercato siamo andati a piedi, bagnandoci, ma la consegna a domicilio della spesa ci ha risollevato gli animi.

La signora che ci ha aiutato a casa negli ultimi sei anni, prendendo il controllo su tutti noi, ci ha lasciato per un lavoro in ufficio. La persona che doveva sostituirla ci ha lasciato per telefono qualche giorno fa, prima ancora di cominciare. Il medio ha pensato di fare due chili di ragù per celebrare l’autogestione domestica. Poche cose imbrattano una cucina come il ragù.

“Adesso però devi guidare almeno mezz’ora” ha detto il signore egiziano che mi ha fatto ripartire l’auto. “Mezz’ora? e dove devo andare con questa pioggia?” “Dove vuoi, basta che sgasi”. Così sono andata in giro a sgasare mentre litigavo al telefono.

Settembre è sempre difficile. Figuriamoci questo. Domani sera sarò in Toscana, ma torno subito.