Nonsolomamma

i primi cinque giorni

I primi giorni settembrini di una nuova vita senza radio all’alba sono i più difficili. Perché da Cuba o dal Salento i problemi milanesi sono remoti. Perché l’estate è il tempo sospeso dell’incoscienza in cui anche le brutte notizie profumano di crema solare e street food.
A settembre i piedi tornano per terra, la crema solare non serve più, il gioco si fa duro e tutti sanno cosa faranno da grandi. Tutti tranne io. “Non avere fretta, prenditi il tempo che serve per capire cosa vuoi e puoi fare. Stai nel chill come farebbe Sneddu”. La teoria è sempre facile e grondante saggezza.
In questi primi cinque giorni di settembre, complice l’assenza di Mister I impegnato a cercare a Bari le radici della propria adolescenza, mi sono mossa scompostamente. Ho pensato che nell’entropia del fare avrei placato l’entropia del pensare. La mia insegnante di yoga non approverebbe ma si fa quel che si può e si conosce.
In questi primi cinque giorni settembrini sono andata due volte in Toscana per conversare con delle signore in piazze di provincia, su palchi appositamente allestiti per noi. Ho mandato una lunga mail di sogni che vorrei si realizzassero ma chissà. Ho scrutato dentro la gola di Sneddu placche di dimensioni inaudite, ho parlato con il medio fuggito a Marsiglia, ho arginato i tentativi del grande di prendere il controllo (“Questa famiglia se non ci penso io va in pezzi” “Rilassati e fatti i fatti tuoi” “Sono fatti miei. E quel bambino è allo sbando” “Sneddu non è un bambino”). Ho fissato pranzi e colazioni per parlare di lavoro, ho prenotato la revisione dell’auto, ho dato la mia disponibilità per progetti pazzi e meno pazzi, nessuno concreto, ho litigato e fatto pace con mia madre, incarnazione non sempre volontaria del mio super io giudicante.
Ho fatto troppe lavatrici ma ho trovato una signora che ci aiuterà in casa. Abbiamo fatto un colloquio in cucina – io scalza lei con le scarpe, io che mi scusavo lei che mi soppesava, io che le dicevo comanda tu e lei che rispondeva chi se no? – e alla fine io volevo abbracciarla e lei probabilmente scappare lontano.
Mi sono svegliata nel mezzo della notte in preda a deliri di rovina. Ho chiamato Mister I all’alba per farmeli passare.
I primi cinque giorni di settembre sono alle spalle. Questa sera, per dimenticarli, andrò al cinema con un’amica.

4 pensieri riguardo “i primi cinque giorni

  1. Ti capisco molto bene. Di solito la prima settimana di settembre mi mette ansia e frenesia (sono insegnante). Ansia perché mi sembra di non sapere cosa fare nelle classi, da dove iniziare, come gestire ecc. Frenesia perché la mia testa è piena di Idee che vorrei realizzare con i miei studenti, ma gli studenti cambiano tanto dopo due mesi e mezzo di pausa tanto che l’idea stessa di poter realizzare Idee mi mette più ansia.

    Quest’anno oltre all’ansia si aggiunge anche rabbia con me stesso per aver accettato di sperimentare l’ insegnamento modulare nell’ unica prima classe che si è formata nel nostro liceo.

    Quindi hai la mia comprensione quando dicono ” non ti preoccupare” ” ce la fai”, hai le capacità” . Ma chissenefrega delle capacità se questo mi blocca la testa perché non so che pesci pigliare e oltretutto mi prende un sacco di tempo della mia vita privata! Perciò non sei sola.

  2. Manchi molto al risveglio con il tuo portarci nella realtà con garbo, competenza e quella giusta leggerezza!!!!!

    Ti seguiremo in altro modo

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