Sono le dieci di sera. Nelle ultime quattro ore sono stata in libreria a fare yoga. Fare yoga nel senso che insegno e ancora, dopo un anno, questa cosa mi rende arrogante. Oggi, per la lezione, avevo portato dei mattoncini comprati online a un prezzo così basso che probabilmente contengono scorie radioattive di Chernobyl o scarti dell’eroina. Però sono colorati e molto graziosi. Abbiamo fatto una sequenza intorno all’idea degli strati che ci compongono da quando siamo piccoli in poi: dieci, cento, mille strati. Fare yoga intorno a un tema è la mia cosa preferita.

Dopo, invece di tornare a casa, ho pedalato da un’amica. Un’amica che mi dà molta sicurezza perché sa sempre la strada. Abbiamo bevuto il sidro allo zenzero e il suo gatto mi è salito in braccio, ha messo il naso contro il mio e poi si è accoccolato su di me. Forse per dormire o per proteggermi o per domarmi. O forse ha capito che sono allergica e voleva sottolineare che non gliene importava nulla.

A un certo punto mi è venuto da piangere. Perché la mia vita in questo periodo è abbastanza un caos di interrogativi e incertezze e io non piango mai come dovrei. Ma la mia amica che sa la strada mi ha chiesto “tu come stai?”. E io avrei voluto rispondere “benissimo, grazie” e invece ero lì a singhiozzare mentre il gatto faceva le fusa con gli occhi chiusi e la mia amica mi toccava il ginocchio e diceva che andrà tutto bene.

Poi ci siamo abbracciate e salutate e io ho preso la bici e sono tornata a casa dove non c’era nessuno ma per fortuna c’erano delle zucchine in frigo e me le sono mangiate con del cioccolato. Mister I è a Bari, Sneddu è con Cighe, Tello, Sbello, Rugge, Tigre e altri amici dai nomi improbabili, il grande chi lo sa, il medio fa il baby sitter perché ha una vita gaudente che richiede foraggio.

E nonostante tutto, oggi è uscito un librino nuovo e serate così, con i gatti protettivi e il sidro alle dieci di sera, io, nella vita di prima, non potevo permettermele.