“ehi, nano piccolo, vieni che ti metto il costume”
“tulu”
“saliamo in macchina?”
“iò tulu”
"posso aiutarti?"
"no, tulu"
“come stai?”
“bane tulu”
lo hobbit piccolo ha due anni e quattro mesi, l’agilità e il vocabolario di un cucciolo di scimpanzé, le nevrosi e le manie di un cinquantenne single e la capacità di attrarre il pericolo di un parafulmini.
ama le polpette, il succo di mela, pingu e la pimpa, le scarpe e i cappelli, le canzoni di lotta e protesta.
detesta le costrizioni, il dirigismo, i baci non richiesti, gli imperativi categorici.
lo hobbit piccolo è anarchico, diffidente, rigoroso, beffardo e indipendente.
si fa i fatti suoi e si aspetta che il prossimo faccia altrettanto.
la parola dell’estate 2008 è tulu, che nella lingua hobbit significa “solo”, o, più precisamente, “da solo”.
tulu è la risposta alle imposizioni, è la richiesta di autonomia, è la dichiarazione del sé e dei paletti che lo delimitano.
tulu significa “sono un uomo, minuscolo ma pur sempre un uomo, e non azzardarti a invadere il mio spazio vitale”.
tulu è un’invalicabile barriera tra lo hobbit piccolo e il cambio del pannolino, la vestizione mattutina, il bagno al mare, l’attraversamento della strada, l’elasti-serenità.
tulu inizia a diventare un incubo.
una precisa, diritta, incontrastabile, ferrea volontà.
si potrebbe scrivere un libro sul dizionario del piccolo hobbit!
Mica male però! Anch’io devo cominciare a dire: “Tulu” a tutti quelli che interferiscono nei miei pensieri e parlano solo per dar fiato alla bocca. Questo piccolo uomo è un genio.
mi ricorda qualcuna….