Nonsolomamma

scissioni interiori: l’elasti-massaia della domenica

nonostante un’infanzia passata a cantare ‘sebben che siamo donne paura non abbiamo’, l’educazione di nonna J a base di hop hop e di sedute di autocoscienza femminista, nonostante gli aridi studi di economia e l’ancor più arida carriera (carriera?) nel giornalismo finanziario, elastigirl, dentro, è una massaia.
nelle recondite profondità del suo animo, lei porta un grembiulone a fiori macchiato di farina e tuorlo d’uovo e un mattarello sotto il braccio, ha origini contadine e quindici figli urlanti attaccati alla sottana che implorano di leccare l’impasto della torta marmorizzata rimasto appiccicato al mestolo di legno.
l’elasti-massaia, pur essendo una donna spavalda e volitiva tra le mura domestiche,  in pubblico è schiva e preferisce restare nell’ombra, generalmente in una tasca dell’elasti-borsa o tra le pieghe di un’elasti-camicia.
la domenica tuttavia è il suo momento.
"ragazzi, bisogna tagliare tutto quel basilico sul balcone, altrimenti muore. e cosa facciamo di tutto questo bendidio profumatissimo e biologico? il pesto! e poi occorre tagliare anche la salvia che ormai è diventata infestante e stasera cosa si mangia? salvia fritta. olè. venite ad aiutarmi"", ha detto energica e imperiosa agli hobbit ieri pomeriggio brandendo un enorme paio di forbici.
"ehi mamma! guarda! è gigantesco! è verde! è un super verme!", ha gridato lo hobbit grande in estasi mentre lavava le foglie odorose.
"zi sono anke io! fatemi vedele. un vemme? glande! folse è un dlago!"
"ma è bellissimo! guardiamolo da vicino. nano, domani potresti portarlo a scuola e farlo vedere alle maestre e ai compagni. che dici? mettimelo sulla mano!"
già, perché l’elasti-massaia non ha paura di niente e, alla bisogna, combatte a mani nude le sue battaglie contro le mostruose creature, grandi e piccole, di madre natura.
pesto e salvia fritta hanno perso ogni appeal di fronte al vermone ipertrofico, protagonista assoluto dell’imbrunire domenicale.
la sera, prima di andare a dormire, lo hobbit grande ed elasti-massaia hanno infilato il gigante verde in un tupperware dotato di presa d’aria, in cui hanno messo ogni genere di conforto: acqua, basilico, pane, uva e un fiore blu perché anche l’occhio vuole la sua parte.
stamane, nella frenesia malmostosa del lunedì mattina, di quella signora con il mattarello sotto il braccio, amica della salvia e dei vermi, solare ed entusiasta, era rimasto solo uno straccio stropicciato.
"mamma guarda! il verme è ancora più grasso stamattina. e… ha fatto un sacco di cacca! ci sono palline di cacca dappertutto dentro il tapperware! la maestra sarà contentissima!"
elastigirl ha lanciato un’occhiata furtiva e disgustata all’immondo contenitore. la massaia ha ceduto il posto a un’algida e schizzinosa signorina rottermeier: "quell’orrido animaletto produttore di schifezze non è di rappresentanza. escludo che tu possa portarlo a scuola", ha decretato arricciando il naso e gettando tutto in pattumiera.

elastigirl è convinta che, prima o poi, questa scissione interiore la porterà alla follia.

80 pensieri riguardo “scissioni interiori: l’elasti-massaia della domenica

  1. .. non dirmi che hobbit grande, hobbit piccolo, micro hobbit e malioteleso sono stati li a guardarti senza dire niente….. sicuramente malioteleso é andato a ripesacrlo dalla pattumiera quando ti sei girata!!
    beffy2

  2. Ma non ti senti un po’ in colpa? Poteva diventare una splendida farfalla! Stava anche perfettamente a suo agio nel barattolino con presa d’aria! Mah!
    Antonella

  3. Libera la massaia che c’é in te ^_^ !

    Meglio una massaia felice che una moderna e genitorialmente indotta autodetrminata donna in carriera (?) con turbe persecutorie nei confronti di poveri anellidi basilicodipendenti -_- !

    😀

  4. mi chiedevo se sono ignorante io o sei tu che usi un linguaggio forbito e colto: malmostoso non l’avevo mai sentito, è bellissimo.. e visto che posso beneficiare dell’anonimato, te lo confesso, non è la prima volta che dopo averti letto corro da wekipedia!
    p.s. ho ripreso a leggerti dopo un periodo di break e ti ho trovato ancora meglio di prima. brava, bravissima

  5. Non ti preoccupare, il verme nella spazzatura si troverà benissimo! Nel nostro sacco dell’umido abita in pianta stabile il “memme Giggi”, a cui il mio Gì è felicissimo di buttare le bucce! Se tutto va bene si incontrano pure, Gigi e il verme dello Hobbit grande! 😉

  6. quindi, per capirci, tu parti dall’assunto che la tua follia sia ancora solo un’eventualità …..?
    – avvocato preferito –

  7. mi sento di rassicurare tutti gli hobbits:il vermone verde soffre solo se schiacciato pertanto ritengo che nel nuovo alloggio abbia trovato una miniera di nuovi alimenti e di nuovi panorami multicolore… la sciura milanese che è in tutte noi avrà trovato disgusting le palline di cacca… malioteleso mi suggerisce che bastava sostituire il contenitore… ma mi dice anche che ci rivedremo al prossimo ritrovamento draghesco!! lalla

  8. Ma poverello…
    Ai miei tempi, o ai tempi dei miei figli… insomma, 25 anni fa portavo i miei hobbit nell’orto sotto casa e li incantavo raccontando le meraviglie della natura. Nell’impeto mi è pure capitato di raccogliere un verme e dire ai poveri piccoli: Volete baciarlo?
    Poi abbiamo desistito perchè non mi riusciva di capire quale fosse il musetto e quale… insomma, il davanti e il dietro.
    Comunque a scuola il tuo hobbit grande avrebbe fatto un figurone, con il verme gigante.
    Sarà per la prossima. Kaishe

  9. Ma…Elasti…quoto 9…non hai pensato alla confusione che gli viene in testa agli hobbit con questo comportamento? prima si lo porti a scuola e poi…no va nel pattume…io sono in analisi per questo tipo di comportamento dei miei quand’ero piccola…

  10. non ci vedo niente di strano nel buttare il verme nella pattumiera. Io li infilo sempre in quella dell’organico, e mi immagino che per loro non ci sia piu’ bel festino di ritrovarsi in un posto circondato da cibo a volonta’!
    Mi illudo?

    HappyGaia

  11. scusa ma anche il tuo virtuoso riciclatore cosa dice che butti un verme, acqua, basilico, pane, uva e un fiore blu (che andrebbero nei compostabili), tupperware (pastica da ricicalre) TUTTO insieme nella pattumiera??? non era presente o era già dalla Janet? (chisà se quella ricicla!)
    beffy2

  12. io (ventisei anni) e mia mamma (quasi sessanta) queste cose le facciamo ancora…proprio la settimana scorsa mi ha chiamato entusiasta perchè sulla terrazza aveva trovato un bruchetto verde fosforescente in difficoltà, e allora via di tupperware bucherellato e foglioline…ma la mattina dopo, ohimè, il verdastro non ce l’aveva fatta. lei salva tutto, ragni, bruchi e perfino le mantidi religiose che trova bellissime…

  13. Ah la dicotomia massaia-algida donna in carriera!!…. E’ la condanna di noi mamme lavoratrici strattonate tra il desiderio del nido e quello dell’autoaffermazione nel mondo… Io, con la nascita del mio secondo figlio, ho ceduto quasi completamente alla voglia di nido… Ho deciso che ricomincerò a investire sul lavoro quando i miei bambini saranno più grandi, e ho accantonato la competitività con i colleghi, la ricerca di responsabilità e la voglia di guadagnare di più. Per ora tutto il mio tempo libero, le mie energie migliori e la mia creatività le dedico ai nanetti. E ti dirò che vivo decisamente meglio..

  14. una domanda per il commento #27 e per tutte le altre che hanno fatto questa scelta.

    io sono una giovane donna, è tutta la vita che studio per fare il lavoro che amo e ora che le cose stanno cominciando ad ingranare mi sembra che non potrei rinunciarci per niente al mondo. era il mio sogno, ci ho sudato sangue e fatica e ora sono qui. ma sembra che dalle vostre parole una donna sia sempre madre prima di tutto, qualunque cosa faccia, questa sarà sempre la cosa più importante. ma allora è questo il destino delle donne? studiare, imparare, voler darsi da fare e poi mettere sempre tutto da parte per dedicarsi ai figli? e io a mia figlia insegnerò questo, ovvero che una donna tanto può fare e prepararsi, comunque quando sarà madre dovrà sempre fare questa scelta? mi sembra un circolo vizioso. quasi tutte voi parlate del vostro lavoro come di un peso, qualcosa che vi tocca fare e che toglie tempo alla famiglia, ma io credo che chi dica così in realtà non ami quello che sta facendo. perchè un lavoro che ami, che ti dà la possibilità di fare qualcosa nel e per il mondo, è qualcosa a cui si rinuncia con fatica, nonostante i figli. non so, non riesco a capire e sono dilaniata da queste due cose.

    niente polemica, sia chiaro. vorrei solo capire.

  15. Ahahah… conosco l’immondo vermone verde smeraldo infestante e pacifico. L’ho trovato anche io tra il basilico e le foglie di geranio, tutte bucherellate dal festino dello strisciante essere.

    Eppure a me quel verde smeraldino ha fatto perfino un po’ tenerezza. Questo non mi ha impedito di salvare a spada tratta le piantine della mia mamma dallo scempio. Vermone, via.

  16. Cara.
    Cara Elasti.
    La Mimì ed io ci siamo scisse già da tempo (tipo da quando abbiam cominciato a scrivere il blogghe…).
    E ti dirò che, una volta stabiliti i ruoli, non é poi così male.Siamo sempre in compagnia.
    Anche se ci dovessero internare. Anche se il pavor da caslinghismo dovesse prima o poi prendere il sopravvento.
    Forza Elasti. Sei sulla via di damasco, non disperare 😉

    Mimì-MarraS-il-pavor-diurno-ed-il-verme-verde-rifugiato-da-noi

  17. Cara.
    Cara Elasti.
    La Mimì ed io ci siamo scisse già da tempo (tipo da quando abbiam cominciato a scrivere il blogghe…).
    E ti dirò che, una volta stabiliti i ruoli, non é poi così male.Siamo sempre in compagnia.
    Anche se ci dovessero internare. Anche se il pavor da caslinghismo dovesse prima o poi prendere il sopravvento.
    Forza Elasti. Sei sulla via di damasco, non disperare 😉

    Mimì-MarraS-il-pavor-diurno-ed-il-verme-verde-rifugiato-da-noi

  18. Voglio dare un paio di risposte (mi perdonerà la padrona di casa ^_^, spero almeno).

    #11 malmostoso è dialettale lombardo 😀 ! E’ vocabolo che sta a indicare uno stato d’animo, generalmente transitorio (anche se taluni soggetti lo sono di indole), di insofferenza per tutto e tutti, irascibilità, modi burberi.

    #29 interessantissima questione.

    Ma a mio parere è il libero arbitrio che fa la differenza.

    Se una donna si accorge che trae più piacere nel dedicarsi alla propria famiglia che al lavoro ritengo sia ottuso incaponirsi nella carriera perchè ci si è preparati una vita per questo.

    Di contro, se una donna non sente il bisogno della famiglia e preferisce affermarsi nel lavoro trovo ottuso fare figli perchè così fan tutte.

    Libero arbitrio appunto.

    Voi donne avete due opzioni, qualunque sia la vostra inclinazione.
    Credo che la scelta giusta sia, indipendemente dalla strada intrapresa, decidere o per l’una o per l’altra e predisporre la propria vita per gestirla in tal senso.
    Perchè conciliare le due cose è umanamente (a mio parere, beninteso) impossibile, pena l’approssimazione in entrambe.

    Poi vabbè, talvolta le donne sono costrette a lavorare per motivi economici, ma questo è un tema sociale e non filosofico.

    Infine, De Andrè diceva (sì, lo so che sono logorroico con ‘sta citazione ma ormai ho un’età che la ridondanza mi è concessa :D) “Femmine un giorno e poi madri per sempre !”.

    Spero di non essere stato inopportuno in quanto uomo, nella risposta ^_^ !

  19. @ maxhunter ….”conciliare le due cose è umanamente (a mio parere, beninteso) impossibile, pena l’approssimazione in entrambe.”???
    ma sarai approssimativo tu!
    credo che nessuna di noi lo sia, qualunque sia la sua scelta, e se qualcuna è approssimativa, è perchè lo è dalla nascita, non certo perchè ha una famiglia e lavora.
    ma gaurda un po’ che mi tocca sentire.
    in quanto a te, elasti, stai tranquilla, siamo sdoppiate tutte, anche triplicate e quadruplicate,
    perchè siamo versatili e abbiamo mille sfaccettature, e per fortuna che è così!!!

  20. dopo aver notato che non è unanime l’opinione che i vermi è bene finiscano nelle pattumiere, devo dire che questa volta, avvocato preferito, mi hai fatto proprio sorridere! buona giornata elasti! N.

  21. Sdoppiate, e scoppiate a volte, noi donne abbiamo mille personalità e per questo riusciamo bene nel multitasking!

    per 29:
    io faccio un lavoro che mi piace molto e non l’ho lasciato mai nonostante la fatica di certe giornate in cui è difficile conciliare tutto. Ho aspettato dieci anni prima di avere figli, poi quando ce li hai non è che ti bevi improvvisamente il cervello e mandi tutto all’aria, è che cambiano le tue priorità e il tuo punto di vista. Forse il motivo sta nel fatto che quella della lavoratrice è una condizione temporanea (solo alcune ore al giorno), mentre quella della mamma è permanente e per sempre. Solo che, come è accaduto a me, l’ho capito solo dopo che sono diventata mamma e prima, come te, non riuscivo a capire questa dicotomia tra lavoro e bambini. Si può scegliere, certo, come dice MaxHunter, e per l’appunto si può scegliere di fare bene tutte e due, la lavoratrice e la mamma.
    carol

    PS
    per elasti: se ti consola, venerdì sera ho fatto la massaia preparando con mia figlia il pesto (ho la fortuna e l’incombenza di avere un orto vero) e i muffins, e mentre questi ultimi cuocevano in forno ho deciso di insegnare alla mia piccola ad usare il computer e internet… più sdoppiata di così!

  22. Grazie ai commenti 29 e 33 per aver raccolto lo spunto che ho lanciato col mio intervento (n. 27). In effetti è una questione che mi piace sempre dibattere, specialmente con chi fa scelte diverse.
    Una premessa (non per parlare di me ma per far capire da cosa nasce la mia scelta). Anch’io sono stata educata da una madre lavoratrice che, pur non portandomi a sedute di autocoscienza, mi ha comunque dato chiaro esempio di madre lavoratrice e indipendente. Sono profondamente convinta della grande ricchezza che le donne apportano nel mondo del lavoro grazie a dedizione, intelligenza, preparazione, sensibilità e creatività, e che tali doti migliorino qualunque contesto professionale in cui si operi. Sono laureata con 110 e lode e ho il lavoro che voglio, che ho lottato per trovare e che appaga le mie attitudini e i miei studi.

    Poi però…

    Sono nati i nani e mi è cambiata la testa. Le priorità sono cambiate. Il lavoro, che era il mio luogo privilegiato di autorealizzazione, è passato sullo sfondo. Ho chiesto il part time, ho imparato a delegare (e a fregarmene…), non cerco più responsabilità, ecc…..
    E tutto questo perchè il mio tempo e le mie migliori energie voglio dedicarle a bambini. Vorrei essere io a crescerli, a GUIDARE IL LORO SGUARDO SUL MONDO, ad aiutarli a interpretare ciò che gli accade attorno, ad affrontare i piccoli (che poi per loro tali non sono) problemi che possono incontrare, le paure, ecc… E penso che tutto questo possa avvenire solo ESSENDOCI. E’ andando a prendere il grande all’asilo, per fare solo un esempio, che mi accorgo della sua difficoltà nell’affrontare il compagno un po’ prepotente che gli fa paura, ed è ancora essendo lì IN QUEL MOMENTO che posso aiutarlo a capire il gesto dell’amico e insegnargli una piccola strategia per aggirare il problema. Faber fa dire a Princesa bambina “L’orizzonte prima del cielo era lo sguardo di mia madre”, racchiudendo in una immagine poetica un principio pedagogico fondamentale: veramente il bambino, soprattutto nei primi anni, legge letteralmente il mondo grazie all’alfabeto che gli forniscono gli adulti di riferimento. E vorrei essere io, che non sono perfetta, ma sicuramente voglio il loro bene, a svolgere questo ruolo.
    Chiaramente questa scelta implica una “perdita” nell’ambito lavorativo, ma la questione è che – e la cosa sorprende anche me – NON LA VIVO COME TALE, nonostante, prima di diventare madre, la pensassi come la ragazza del commento 29. Tornerò, un domani, a reinvestire sul lavoro… se ne avrò voglia…

    Credo che abbia ragione il commento 33: è questione di indole e certamente anche di circostanze. Nel senso che se non avessi avuto un contesto lavorativo favorevole e la possibilità di ridurre l’orario di lavoro, avrei fatto altre scelte, ma, se ragiono per assurdo, non so dire se avrei tenuto il posto di lavoro armandomi di una valentinadiolabenedica o ci avrei rinunciato del tutto…

    Scusate se mi sono dilungata troppo, ma è stata anche per me un’occasione per riflettere sul perchè di alcuni miei comportamenti. E mi piacerebbe sentire anche le motivazioni di chi la pensa diversamente…

  23. Rebecca, temevo reazioni come la tua -_-.

    Ma:
    A) o hai chi ti porta e riprende i bambini a scuola;
    B) hai la babysitter (o i nonni) che te li intrattiene a casa quando non ci sei;
    C) hai la colf chi ti tiene in ordine casa
    D) hai chi te li guarda quando sono a casa da scuola (3 mesi abbondanti, in un anno);
    E) ecc. ecc.

    oppure umanamente, e sempre per mio approssimativo 😀 parere, non è possibile fare bene entrambe le cose !

    Poi certo, tutto dipende anche dal lavoro e dalle condizioni familiari.

    Ad esempio se una insegna non ha il problema dei 3 mesi di vuoto.
    Se una ha un negozio li tiene con sè.
    Se una ha la mamma vicina glieli appioppa a tempo indeterminato.
    Se una è granosa “compra” colf e babysitter a gogo.
    E via discorrendo….

    Ma se una ha un lavoro normale, es. impiegatizio, a tempo pieno (8 ore+1 di pausa, salvo straordinari) con magari un’ora/un’ora e mezzo di trasferimenti, mattina e sera, senza aiuto di terzi e con i soldi giusto per campare, non sono io a dirlo che non si può fare bene le due cose.

    E’ l’aritmetica a dirlo.

    E non voglio dire che non ci siano donne che li devono fare ‘sti salti mortali; anzi, sono anche troppe a mio parere.
    Ma credo che quelle che i salti mortali li DEVONO fare (che distinguerei molto bene da quelle che VOGLIONO) farebbero volentieri a meno, perchè lo sanno anche loro che non è l’ideale crescere dei figli così.

  24. MaxHunter, quello che sorprende dai tuoi commenti è come la figura del padre sia completamente assente e sollevata da tutto questo: ok, ci sono cose in cui un uomo non può sostituire una donna, ad esempio per quanto ci provi un maschio non può allattare un neonato, andando per assurdo! ma per passare un pomeriggio coi bambini o andarli a prendere a scuola o preparare loro la merenda potrebbe riuscirci anche un padre, eh…ma probabilmente per uno come te tutto questo è solo affar di gonnelle, nevvero?

  25. No #41, questo è quello che probabilmente pensi tu di me 😉 !
    Io a mia volta potrei pensare di te che tu sia donna in carriera che lascia i suoi figli dalla nonna (o alla babysitter) sino all’ora di metterli a letto (anzi, magari dormono direttamente dalla nonna).
    Ma non lo faccio, perchè non so chi sei 🙂 !

    Diciamo solo che qua si parlava di donne lavoratrici, in conflitto con sè stesse (che è il tema di questo post e anche di quello precedento; o sbaglio ?) e in tale contesto ho commentato esprimendo la mie idee in proposito 🙂 !

  26. caro maxhunter
    porto io il figlio piccolo a scuola (quella grande ci va da sola, essendo quasi maggiorenne) all’asilo, e a prenderlo ci vanno o il papà o la sorella
    non ho la baby sitter, nè nonni
    non ho la colf e la casa è abbastanza un casino, grazie
    ho la fortuna di avere un marito presente e una figlia disponibile
    DETTO QUESTO
    quando ero DA SOLA con una figlia piccola, e con uno stipendio ridicolo essendo rimasta vedova e senza un lavoro, me la sono cantata da sola, senza chiedere l’aiuto di nessuno, solo contando sul pre e post scuola e su una baby sitter per un paio d’ore al giorno, quando ho potuto
    e mia figlia non mi ha mai rinfacciato di non passare la giornata con lei. c’ero tutto il resto del tempo.
    e ora mi organizzo in altro modo, avendo un marito, appunto, presente, e una figlia grande, affezionata e riconoscente.
    alla faccia dell’approssimazione
    e di donne come me, credimi, ce ne sono tante
    ecco.

  27. Rebeccah, forse non ci siamo capiti (o non vogliamo capirci :)).

    La mia non è una guerra santa, è solo una visione pragmatica (cinica ? Ok, mi può star bene) delle cose.

    Ma se vogliamo farne una questione personale, tu stessa, nel tuo discorso, inserisci elementi di stabilità che altri (io e mia moglie, ad esempio, senza andare lontano) non hanno (figlia grande disponibile, marito presente).

    Chi non ha figli grandi disponibili ?
    Chi non ha un marito che non si può assentare dal lavoro a piacimento (e magari lavora a un’ora da casa) ?

    E poi: lavori a tempo pieno ? Sei in “carriera” o fai un lavoro (senza offesa) “ordinario”, per lo stipendio (c’è una bella differenza, permettimi. Carriera non si fa, nel privato, senza passare lunghe giornate e sovente le serate al lavoro, almeno per quanto ne so io).

    Insomma, il concetto che esprimevo, ovvero che eccellere in entrambe le cose non credo sia possibile, non è campato in aria o basato su una grossolana visione maschilista della cosa.

    E’ solo, ribadisco, una questione aritmetica, fredda e (ritengo) oggettiva e non vuole assolutamente sminuere le donne e mamme come te (ma anche come mia moglie) che fanno i salti mortali per crescere dei figli malgrado le difficoltà.
    E tanto meno voglio insinuare che le donne che fanno e hanno fatto sacrifici siano meno mamme di quelle che possono stare a casa a tempo pieno, anzi…

    Diciamo infatti, volendo esprimere un’opinione, che non amo particolarmente quelle mamme che potendo non lavorare pensano comunque prima alla “carriera” che alla miglior situazione possibile per i propri figli, delegando in toto (o quasi) a terzi la cura dei figli.
    Credo sia una forma di egoismo piuttosto moderna e che personalmente non ritengo essere una conquista per le donne, anche se sovente così viene “venduta”, bensì una banale omologazione della donna alla mediocrità del mondo maschile.

    Ma se sono le donne a volerlo, io in quanto maschio mononeuronico 😀 e (ovviamente) maschilista mi tiro debitamente da parte 🙂 !

  28. sorge spontanea la domanda:
    come si fa la salvia fritta?
    (con la pastella, suppongo bene?)

    loziofranco
    (quasi single a roma)

  29. come compagna del compagno napoletano mi urge riportare la traduzione suddica di malmostoso: il suddetto stato d’animo va sotto l’aggettivo di spruceto/ta.
    Rest in peace al verme e alla soppressa massaia della domenica in attesa della rinascita venerdì!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.