Nonsolomamma

il lato americano

li avevano avvertiti: il lato canadese è più bello. ma a loro non importava. loro volevano vedera un pezzo di america turistica, pacchiana ed estrema. perché, dopo sei settimane nella città di A, dove la gente è bianca, vegana, pratica yoga da almeno vent’anni, ha un’identità di genere fluida e un orientamento sessuale che dipende dalle fasi lunari, avevano bisogno di rituffarsi nella realtà. così l’elastifamiglia è partita per le cascate nel niagara con un suv a noleggio e senza sufficienti scorte di cibo sano (“cosa mangerete durante il viaggio?” aveva chiesto la padrona di casa. “ci fermeremo liungo la strada, no?” “no, non c’è cibo commestibile tra qui e le cascate”).
hanno dormito in un motel uguale a quelli dei film sull’imbarbarimento della società americana, con le camere che affacciano direttamente sulla superstrada e puzzano di muffa e polvere.
e poi, per non perdersi niente, hanno prenotato un tour di quattro ore, con una guida che aveva la voce di donald trump e sosteneva che i canadesi sono dei disperati inetti e molto poveri. i loro compagni gita sul pullman erano quattro o cinque coppie di pensionati che discettavano di demenza senile, di hot dog e di assicurazioni, una famiglia ispanica perennemente in ritardo, una famiglia americana con un bambino biondo che sneddu guardava in cagnesco, un signore indiano con la 24 ore che si è perso più e più volte.
le cascate del niagara sono uno spettacolo maestoso, capace di lasciare a bocca aperta anche un sedicenne scettico. tuttavia la città che si chiama niagara falls è di rarissima bruttezza e deprimente squallore.
hanno visto la prima centrale idroelettrica del mondo, nata da un’idea del signor tesla, hanno attraversato delle isolette sul fiume niagara e la guida si è premurata di avvertirli che proprio lì, in luglio e in agosto, si ritrovano dalle due alle quattro persone a settimana che si sono lanciate dall’alto perché quello in effetti è un modo piuttosto sicuro di suicidarsi. hanno indossato dei sacchetti dell’immondizia gialli e delle ciabattone tutte uguali e si sono avventurati alla base delle cascate, in un posto fantastico che si chiama grotta dei venti, dove ci si infradicia, si ride molto e mister i alimenta l’odio tra i popoli, dichiarando che gli indiani fanno troppe fotografie e bloccano il passaggio.
hanno indossato dei sacchi della spazzatura azzurri e sono saliti su una barca con cui hanno fatto un giro sul fiume costeggiando la cascata, bagnandosi moltissimo e inseguendo arcobaleni spettacolari.
il giro è durato sette ore invece che quattro e l’elastifamiglia è ripartita tardi, troppo tardi. lungo la strada era buio, non c’erano stazioni di servizio e mister i era angosciato di arrivare troppo tardi nella terra degli amish e trovarli tutti addormentati.
hanno mangiato da burger king, toccando il fondo della tristezza cosmica, hanno ascoltato la colonna sonora di star wars e alla fine, dopo quattro ore e mezza di auto, sono arrivati in uno chalet svizzero che però sta in ohio.

6 pensieri riguardo “il lato americano

  1. Ma io quello chalet svizzero ce lo ho ben presente, ci ho dormito.
    Quando andavamo alla contea amish aprofittavamo anche per fare un’erscursione sul fiume ( li vicino) noleggiavamo le canoe e scendevamo seguendo il corso d’acqua. I noleggiatori di canoe ti vengono poi a recuperare più in basso con un pulmino, qualche ora dopo. Volendo ,lungo il fiume, ci si può fermare ad un posto di ristoro . Non mi ricordo però il nome dei noleggiatori.
    Buona gita, sono sicura che la contea Amish vi piacerà tantissimo.

  2. Forse la guida sosteneva che i canadesi sono dei disperati per pura invidia, perché in verità il loro lato delle cascate è molto più bello. Anche Niagara on the lake, Il paese del Canada che si affaccia sulle cascate, è molto carino, così pittoresco e ben tenuto da sembrare finto.

  3. Preferisco i racconti sulla città di A: io con la realtà ho seri problemi di collaborazione e la guida delle cascate nelle tue storie Ig l’avrei affogata

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