Il bambino M aveva tre mesi quando è entrato nella vita del grande che aveva 18 anni. “Vuoi essere il suo baby sitter?” chiesero le sue mamme, dimostrando molto coraggio o molta incoscienza o molta lungimiranza. Il grande disse sì perché ha sempre avuto una certa propensione per l’accudimento degli esseri umani.

Oggi il bambino M ha tre anni, i ricci, lo sguardo severo e una ruspa cingolata gialla e rossa, motivo di legittimo orgoglio.

“Posso tenerlo con noi una settimana al mare?” ha chiesto il grande alle mamme qualche tempo fa, convinto che la presenza di un nuovo elemento nella famiglia avrebbe aggiunto brio al placido ménage delle vacanze.

Le mamme hanno chiesto “sei proprio sicuro?”

Così il bambino M di tre anni e il suo cingolato hanno passato gli ultimi sette giorni a casa nostra.

Il bambino M ha una tartaruga che si chiama Ugalatartaruga. Viene comoda per dormire. Ama l’uomo ragno, le formiche, le lumache e i cetrioli tagliati per il lungo. Ama le canzoni inventate e strampalate, fare la lotta, innaffiare Sneddu e il medio con la pompa nel patio per lavarli dopo il mare. È sprovvisto del chip dei capricci e del pianto e questo è un enorme vantaggio per chi gli sta intorno.

In questi sette giorni è diventato un’appendice del grande. Quando il grande doveva allontanarsi, si accontentava di me “mamma del grande” o dei fratelli “fratelli del grande”. Non eravamo abbastanza rilevanti per avere un nome. Il grande invece sì perché “è maschio, è forte e mi salva”.

Non sono pronta per fare la nonna ma il bambino M mi ha sedotta. E ritrovare la tenerezza, le conversazioni storte e la follia magica dei tre anni è stata una vertigine.

Il grande invece, dopo questa settimana, non è più così sicuro di volere dei figli.