Siamo qui. Il grande alleva bruchi nella sua stanza. Tre su cinque si sono imbozzolati. Sta diventando una missione familiare. Se va avanti così libererà farfalle.

Il medio ha lo sguardo pazzo e l’aria inquieta. “Non vedo motivo di mettermi a studiare ora per la maturità”, dice.

Sneddu si lamenta che tutti i suoi amici sono partiti. È in penitenza da telefonino causa insufficienze scolastiche.

Mister I è a Bari una settimana dai suoi per un fuori programma. Stasera gli ho telefonato. Era in un locale con amici, tanti amici. “Sto facendo vita da adolescente”. Beatallui.

Io sto. Lavoro per finire cose. Ho mal di testa. Saranno le feste (degli altri). Sabato sera ho visto un’amica che mi ha detto di avere smesso di sentirsi in colpa e di scusarsi di esistere, due pratiche che frequento parecchio. “Sono diventata un carrarmato. Non guardo in faccia a nessuno ed esigo risposte”. Wow.

A Pasqua siamo stati a casa di un’altra amica, la cui figlia minore ci ha regalato una perla di saggezza per la vita cittadina e silvestre: if it’s brown lie down, if it’s black fight back, if it’s white goodnight. Si riferisce alla condotta da assumere in presenza di un orso.

Questa casa è una comune nel chill. Fluttuiamo torpidi, incrociandoci di tanto in tanto. In sottofondo musica e gente che va e viene. Non so perché quando Mister I è via, qui diventa subito Woodstock.

Mi sono iscritta a Home Exchange perché ho deciso che il mio futuro sta nello scambio di casa. L’ho fatto in una notte insonne, con l’incoscienza delle tenebre. Nel giro di 24 ore mi sono arrivate tre richieste, da Bali, da New York e da Parigi. “Ciao, verrei a casa tua”. Non pensavo fosse così facile. Mi è salita l’ansia. Ci tornerò alla prossima insonnia.

Stamattina, dopo la radio, sono tornata a dormire. Mi sono svegliata 4 ore dopo e il Papa era morto. Non mi sento titolata a parlarne ma lì per lì non ci ho creduto.