Nonsolomamma

pizzette e apocalisse

Ieri per la strada ho visto una coda e mi sono fermata. All’Avana se ne vedono tante, per il pane, per il bus, per la banca, per sportelli non meglio identificati. «È contro i miei interessi ma all’angolo tra calle F e 29 c’è un forno che fa un pane delizioso. Purtroppo devi fare sei o sette ore di coda, ma per il cubano è normale», mi ha detto Alexander il panettiere sotto casa che vende un solo tipo di pane e biscotti geneticamente modificati. Alexander ha il gusto dell’iperbole: davanti al forno c’erano al massimo 5 persone che entravano e uscivano rapidamente. Ma la cosa straordinaria non era la coda o il pane o Alexander.
«Non potete nemmeno immaginare cosa ho visto stamattina tra F e 29». (L’Avana, come molte città americane, è un reticolato di lettere e numeri disegnato con il righello.) «Cosa?» «Pizzette! Cioè proprio quelle tonde con il pomodoro e il formaggio. Pizzette fumanti che la gente si mangiava con gli occhi a cuore. Vi rendete conto? Pizzette!» «Oh Cla però tranquilla. Stai parlando di pizzette, mica di lasagne al forno o arrosto con patate». Sneddu ha il super potere di rompermi i sogni ma un po’ aveva ragione. Bastano un biscottino al burro, una pizzetta, un pomodoro per farmi andare in deliquio in questa quotidianità dominata da riso e verdure senza nome.

L’altra sera ho fatto la zuppa di zucca, molto poco adatta alle temperature infuocate del luogo ma la visione della zucca al mercato mi ha commossa. L’ho portata ad assaggiare all’anziana vicina, che vive con la porta aperta e la tv accesa. Da allora mi tratta come se fossi sua figlia. Non disponendo né di forno né di lievito, ho fatto anche il pane chapati in padella con yogurt e farina trovata miracolosamente in un mercato. Ne sono usciti dischetti molto gnucchi che non ho avuto cuore di condividere con il vicinato.

Mister I, che è uomo previdente e pessimista, a Cuba si è portato prodotti di ogni sorta: olio di oliva, parmigiano, pecorino, carta da forno, sacchetti della spazzatura, carta igienica, saponi, caffè, zucchero, sale, coltelli seghettati, spugnette per lavare i piatti, detersivo, dado da cucina, scorta di spazzolini da denti e di dentifrici per un intero istituto stomatologico medicine per malattie reali e immaginarie. Più volte al giorno guarda la sua mercanzia, riposta ordinatamente in cucina, e dichiara compiaciuto: “Io sono pronto per l’apocalisse».

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