Il sendero Enigma de las Rocas si chiama così perché, quando ci entri, non sai chi è cosa troverai. Ce lo ha spiegato Amauri, la nostra guida biologa di cui, per un paio di ore, mi sono un po’ innamorata. Mister I lo sa e non è geloso. 

Amauri ci è venuto a prendere con un cavallo e una piccola carrozza. Io ero in uno stato di euforia molesta mentre Sneddu ha commentato  che è mezzo molto lento. Amauri avrebbe potuto dirmi qualsiasi cosa in quelle due ore. E io ci avrei creduto perché quelli come lui sono come gli assiomi matematici: li prendi come sono e non ti fai troppe domande.

Ci ha raccontato delle 288 specie di granchi che ci sono a Cuba, ci ha mostrato un serpente piccoletto e ci ha detto che era della famiglia dei boa (“certo, Amauri, come dici tu, Amauri, tutto giusto, Amauri”). Con lui abbiamo trovato un’iguana e abbiamo cercato invano coccodrilli (“Non ci rimanere male, Amauri, se non li troviamo: a noi basti tu”).

Ci ha mostrato un albero rosso, magnifico, con radici che sembrano tentacoli, arrivato a Cuba non si sa bene come. “Lo chiamiamo albero del turista per il colore rosso, come la pelle bruciata dal sole”.

Poi siamo arrivati a un piccolo lago scavato nella roccia, che sicuramente ha un nome scientifico che Amauri conosce, e lui ci ha detto: “qui potete fare il bagno perché non c’è alcun pericolo” (“Tu non lo fai il bagno Amauri?”). 

Amauri è rimasto in cima, a controllare che non affogassimo: “Una volta mi sono dovuto buttare da quassù per recuperare  una signora cinese che non sapeva nuotare”. (“Facciamo che io sono la signora cinese e tu sei tu?”)

Ci siamo tuffati (il grande no perché ancora ci odiava un po’ per motivi insondabili ma dirimenti) ed è stato un sogno. 

Eh va bene, la smetto con Amauri e comunque adesso mi è passata e non penso (quasi) più a lui.