Nonsolomamma

effetti collaterali di un open space

"devo fare uno shut down"

"chissenefrega"

"nel weekend mi sono proprio rilassato"

"ultimamente sono spossata. sarà che mi manca il ferro"

"io ho sempre avuto la cellulite. una volta mi sono tagliata una coscia con un vetro e sono usciti tanti pallini bianchi: era la cellulite"

"ma che schifo! pallini bianchi tipo polistirolo?"

"tipo"

"le donne non possono fare la haka"

"se è per questo le donne non possono fare moltissime cose"

"se qualcuno mi mantiene io sto anche a casa a fare la calzetta"

"io sto a casa a farmi l’idraulico"

"il capitano della squadra di cricket dello sri lanka si è dimesso"

"quel mourinho sa il fatto suo"

"15.000 euro per ristrutturare il bagno sono una follia"

"vorrei vivere di rendita con i diritti d’autore di una canzone natalizia per bambini scritta da mio padre, come il protagonista di ‘about a boy’. se mio padre invece che stressarmi dalla mattina alla sera avesse scritto una canzone di natale per bambini, adesso non lavorerei in questo posto con voi sfigati"

"prima o poi qualcuno entra qui con un bazooka e fa una strage. e avrebbe pure le sue buone ragioni"

"ma chi è che ha mangiato il tonno direttamente dalla lattina nel bagno delle donne?"

il lavoro in un open space è una quotidiana seduta di autocoscienza, una continua scoperta di mondi paralleli, uno scambio compulsivo di pensieri senza censura, un perverso meccanismo di vasi comunicanti, una bomba a orologeria pronta ad esplodere.
l’inventore degli open space era un sadico o un folle.

41 pensieri riguardo “effetti collaterali di un open space

  1. e’ come essere dalla parrucchiera, o
    qualsiasi altro posto…dove si spettegola tutto il giorno..se poi in questi open space…lavorano piu’ donne..che uomini…AIUTO!!!!!
    si potrebbe scrivere un libro sugli open space no???
    ciao elasti..
    baci e notte notte
    beffy 1

  2. quoto flammula.
    E poi dai che è divertente!
    I miei passaggi preferiti sono –
    la tipa pulp che tiene il polistirolo sottopelle e la questione del farsi la calzetta o farsi l’idraulico – nel mio caso stante l’idraulico, che mi arriva al gomito, pressocchè infattibile ma il pensiero è carino lo stesso:)

  3. Nel mio open space invece c’era il tipo che litigava ferocemente con la moglie al telefono bisbigliandole tra i denti: “stai zitta, str…., stai zitta che ti ammazzo, stai zitta …”, poi c’era la tipa che litigava tristemente con il suo innamorato e singultava al telefono: “nooooo, scusami, noooo, non è così, noooo ….”, poi c’era il tipo in diagonale di fronte a me che guardava i siti porno telefonando alle hot line e toccandosi il péeello (ipse dixit nano piccolo), poi ultima c’ero io che farfugliavo al telefono con il docente di matematica applicata o con quello di elementi finiti cercando disperatamente di lavorare seriamente ….
    Nell’open space affianco si facevano le unghie, si arrotolavano i capelli e giocavano a sottomuro.
    IO ODIO GLI OPEN SPACE!!

  4. io ci lavoro in un open space al femminile … 17 donne e un martire!!! oltre che un blog ci verrebbe bene una serie TV … “impiegate disperate” un mix tra le “desperate houswife” e “camera caffè” ;o)
    pandora

  5. bene sono entrata stamattina nel mio open space ore 8:30:ballerine hawaiane che giravano per l’ufficio per il caldo soffocante, collega brianzolo leghista che al mio “ciao chi c’è?” non ha nemmeno grugnito.
    La mia notte? sandwich tra mostrino e mostrina e conclusione di serata con mia madre che mi dice che è “normale che sia la donna che butta la sua carriera nel cesso per la famiglia”… io pensavo bastasse il cestino della carta e connessa paternale sull’esempio di donna inossidabile e tutta d’un pezzo che è mia sorella che non fa niente di diverso da quello che faccio io solo che lei è part time …
    Elasti a tutte voi mamme di corsa so di non essere sola e questo mi consola 😉

  6. Io sono in un ufficio chiuso, sola soletta. Ho abbandonato l’open stace da un po’, però or rileggo il tuo post a voce alta e cerco anche di usare timbri diversi. 🙂

  7. il vero incubo per me sono gli open space con la radio, quelli dove ci sono 8 grafici che possono lavorare ascoltando musica e chiacchierando, e una redattice che non riesce a combinare un c***o in quel modo! per fortuna che non mi capita quasi mai…

  8. Pare che si sia scusato con il mondo per il danno che ha fatto (l’inventore dell’open space).
    Io sono passata da un “grande” open space ad un “piccolo” open space della stessa azienda ma non è cambiato nulla, le voci di corridoio sono sempre quelle che portano spifferi e malattia 🙂
    Eliseth che non c’era alla presentazione perchè ha la bronchite (e adesso pure il piede rotto)

  9. Muffina, anch’io lavoro in un open space con 10 grafici che vogliono sempre ascoltare la radio! E quando io, redattrice con seri problemi di concentrazione, chiedo pietà, loro gentilmente la spengono; la calma regna per 30 secondi, finché il più vecchio dei colleghi comincia a fischiettare i grandi classici sanremesi degli anni Sessanta. A parte questo, lavorare con colleghi maschi è proprio bello, voi che dite?
    P.S. Grazie a Elasti che ci fa iniziare bene la giornata!
    Franziska

  10. “vorrei vivere di rendita con i diritti d’autore di una canzone natalizia per bambini scritta da mio padre, come il protagonista di ‘about a boy’. se mio padre invece che stressarmi dalla mattina alla sera avesse scritto una canzone di natale per bambini, adesso non lavorerei in questo posto con voi sfigati”
    FANTASTICOOOOOO!!!!;)

  11. secondo me l’inventore degli open space era uno psicologo che voleva mettere alla prova la pazienza umana, che ne dici di un collega sordo che ascolta musica poco gradevole a tutto volume e urla invece di parlare!
    dedef

  12. Ciao elastigirl, il tuo blog è davvero molto divertente…e mourinho sa il fatto suo 😉 Cmq, a proposito degli open space ti segnalo questo interessante articolo.

  13. Goditi l’open space. Dall’altra parte della barricata si rimpiangono i tempi in cui gli schermi erano tutti accesi. Io sono ancora qui, un indiano attorno a sedie vuote , scrivanie deserte. Mi mancano i disorsi sulle cerette, la stitichezza, il tacco 12 , la diarrea dei bimbi, le prestazioni erotiche della Bridget Jones di Portello. Emilio

  14. Credimi, lavorare dove lavoro io, pure che le stanze sono massimo da 2 persone (3 se si tratta di trainees), il flusso di coscienze altrui che debbo subire è altrettanto variegato…se non peggio…

  15. Cara Elastigirl,

    che dire, i tuoi racconti fanno sempre scompisciare. Vorrei avere la tua capacita’ ironica nell’affrontare la vita!

    Per utente anonimo #29: bello il sito che hai linkato!

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