Nonsolomamma

on skype 1

su skype. oggi, ore 1830. milano, italia – città di A, massachusetts, usa

“ciao mister i! come stai?”

“abbastanza agitato. tra mezz’ora ho la mia prima lezione. e qui è tutto diverso rispetto a londra. sostanzialmente in america l’insegnante può fare un po’ quel che gli pare a lezione e io, non so…”

“vedrai, andrà benissimo. e per il resto come stai?”

“bene. sono solo un po’ preoccupato perché pare che la prossima settimana sarà la più fredda dell’inverno. la temperatura scenderà a meno 20 e dicono che bisogna coprirsi la faccia altrimenti si può congelare la pelle. e si possono congelare le lacrime dentro l’occhio…”

“oh mamma. tu mica sei attrezzato per questo gelo. ma… scusa che felpa hai addosso?”

“quella del bari naturalmente”

“ma è tamarrissima! con la scritta ‘bari’ gigante davanti…”

“se è per quello di lato ha anche il galletto e la bandiera italiana. deve proteggermi a lezione e dovunque, come uno scudo spaziale”

“la tamarraggine, deve proteggerti?”

“no, l’essere barese dentro mi protegge”.

 

95 pensieri riguardo “on skype 1

    1. ovviamente se la tiene. e anche se se la togliesse, sotto ne ha una a maniche corte, uguale, con la stessa assurda scritta enorme ‘bari’

      1. Beh, è in perfetto stile americano. Anche lì vanno tutti in giro con indosso la felpa della città natale/dell’università del cuore, in qualunque contesto, qualunque sia il loro ruolo e per tutta la vita. Mr I è partito col piede giusto! 😉

      2. e sotto ancora, un enorme tatuaggio abbinato sul petto. Ovviamente scherzo, ma l’immagine che ho avuto in mente io è questa 😉 Che dolce però… con la felpa portafortuna!

      3. ma è di una tenerezza assurda! caro caro mister I. tieni duro sei barese e questo è un valore assoluto!

  1. Non ha mica tutti i torti eh!
    Si vanno a vantare di presupposta italianità gente col bisnonno italiano(O anche più indietro) e lui deve amalgamarsi senza far spiccare la sua provenienza?
    Manco per idea, vai col tricolore e il galletto mister I ^_^

  2. Sicuramente la scambieranno per una felpa da supereroe: il Superbario
    Io ho vissuto in South Dakota a meno 20, digli di mettersi una pelle di
    Grizzly, se no ghiaccia tutto !!!!!!!!!

      1. non si scherza tra le praterie…..quando uscivo dalla piscina con i capelli leggermente umidi si formavano i ghiacciolini sui ciuffi che uscivano dalla cuffiona di muflone

    1. Semmai con quella dei Boston Celtics. Chicago è nell’Illinois, non nel Massachusset 😛
      O magari proprio con quella di UMass che, casualmente, ha come colori sociali il bianco e il rosso, proprio come il Bari 😀

  3. Noi viviamo a Boston da settembre, e questi sono i primi giorni veramente freddi (oggi -15) da quando siamo qui. Non avrei mai pensato di farlo, in Italia, ma esco lo stesso, e con due bambine, di tre anni e mezzo e di un anno e mezzo. I miei vicini di casa stanno sempre in felpa, anche in questi giorni, e le signore qui indossano ancora le ballerine senza calze, ed escono con i capelli appena lavati ma non asciugati.

  4. Elasti, tuo marito e’ simpatico…almeno mi sembra! Io ho sempre pensato che fosse la qualita’ più importante …poi invece ne ho sposato uno che ha tante qualita’ ma proprio la simpatia gli manca. E’ uno tipo Crusco, sempre pronto a riprendermi con frecciate saccenti su tutto: il mio modo di parlare, di cucinare, di educare i figli, di vivere in generale…una pesantezza che se mi dicesse che deve partire per 6 mesi, lo scenderei in curva ma non all’aeroporto, proprio alla prima curva che incontriamo, lo scendo e via riparto a razzo!

    1. Mi piacerebbe sapere:
      – perché lo hai sposato?
      – perché ci stai insieme?
      Magari gli farebbe bene capire che saresti capace di andartene. Te lo dice un marito.

    2. crusco dice: in realtà io avevo di mira la pervicacia con la quale veniva difesa la libertà di sbagliare deliberatamente, in nome della presunta libertà di esprimere se stessi così come si è, come se l’aspirazione a migliorarsi fosse un tradimento – mi pare un principio pericoloso, che può essere applicato a diversi campi e produrre conseguenze disastrose. Con la signora, invece, sono del tutto solidale, mi dispiace per quello che scrive e apprezzo il garbo con cui lo fa. anch’io leggo nelle sue parole uno spirito di rassegnazione che avvilisce, anch’io, da marito, ritengo che un drastico cambio di condotta gioverebbe a molte cose

      1. Crusco, sono d’accordo con quello che scrivi, e in realtà anche i miei interventi partivano dalla stessa constatazione che fai tu…
        Elisa, mi dispiace per la tua situazione, che da donna non sarei riuscita a tollerare, nonostante magari il pensiero dei figli, etc. Un abbraccio.

        Floralye

      2. Crusco, ti sto rivalutando!
        Anche se continuo a pensare che “lo scendo in curva” sia un modo creativo di utilizzare la lingua italiana da parte di chi sa perfettamente come si scrive, al solo fine di rendere l’espressione colorita e quindi divertente, apprezzo la tua risposta al mio commento. Grazie per la solidarietà!

    3. Ma dai Elisa magari maritino tuo lo fa perché ti vuole bene e ti vuole migliorare? 😉 Dai. Se lo hai sposato vuol dire che in fondo va bene così, no? Credo che la perfezione non esista e che a ognuno il suo! E quando diventa troooppo pesante, tu pensa ad altro! :-)) ti abbraccio!

      1. la clausola ‘per l’eternità’ al matrimonio è stata fortunatamente tolta con referendum circa 40 anni fa. sacrosanto è il diritto di ognuno di noi di scegliere di cambiare direzione se quella precedente è diventata troppo pesante.
        semplificare va bene, superato un limite però diventa rassegnazione e mancata partecipazione alla vita. un dono prezioso che sta a noi non sprecare

  5. ma che bello.. bella questa forza interiore..
    bello sentirsi cosi attaccati alle radici..
    bravo mister i!!
    mi sei simpatico…e da oggi un po’ di piu’!

      1. Di solito 3, ma per la piccola che all’asilo al mattino gioca fuori (oggi -16) per il sopra possono essere anche 4 (maglietta, pullover, giacchina e tutona imbottita).
        Il primo strato trattiene il calore del corpo, il secondo ed il terzo creano l’intercapedine per non fare entrare il freddo e non fare uscire il caldo).

      1. Grazie Fefo! In effetti non sono molti più strati di quelli che faccio indossare ai miei…con 5 gradi! mamme ansiose…

    1. No, niente mantello, come dice Edna, la stilista del cartone Pixar, i mantelli sono periolosi…. Invece la scritta gigante Bari mi pare perfetta
      FL

  6. Che simpatico!!! Capisco che più che il freddo debba affrontare lo straniamento di essere in cattedra davanti a studenti così diversi… Gli inglesi sono pur sempre europei, siamo più affini… ma credo che lì, in Usa, sia un’altra cosa… Così tanto lontano, con una storia diversa. Ci vuole qualcosa che ti ricordi il posto da cui vieni, come facevano i nostri nonni!!!! Un bacio.
    ps spero ne abbia almeno un paio, di quelle felpe e magliette 🙂

  7. Dalla calda Bari alla glaciale città di A, munito di scudo spaziale (pensare che io mi ero fermata all’alabarda spaziale di Goldrake) travestito da felpa con la scritta gigante Bari.
    Passata la paura della prima lezione?
    Roberta

  8. evviva le radici baresi, quando sono arrivata a Roma circa 30 anni fa, mia zia lì residente da parecchio mi faceva notare ogni volta che ci vedevamo il mio accento simil-barese (io sono di Bitonto) e mi chiedeva di cominciare a parlare con accento romano, naturalmente non l’ho mai fatto sicuramente adesso è ibrido ma va bene così. Mai nascondere le proprie origini e nemmeno come era scritto sopra “restare baresi dentro” basta con le finzioni cominciamo a essere noi stessi con difetti (che sono tanti) e con i pregi se ci sono.
    Tieni duro Mister I, un abbraccio Elasti, Laura.

  9. una sana dichiarazione di intenti. oltre che essere una seconda e terza pelle. ottimo. le radici aiutano a tenere i piedi per terra contro ogni forza antigravitazionale – causa diffusa sindrome nordista – del come si è e del come si parla. mi associo con empatia e partecipazione a ‘lo scendo in curva’ e tengo alta la felpa del bari. contro ogni forza antigravitazionale mai gradita.

  10. Beh, come approccio all’insegnamento è decisamente anticonvenzionale 🙂
    e la “copertina di Linus”, pardon, felpa del Bari, assolverà egregiamente il suo dovere!

    Floralye

  11. Nel mio immaginario Mr. I. era uno che non ha paura di niente e adesso questo tuo racconto me lo fa sembrare più umano 🙂
    Rimanete per me comunque una famiglia di supereroi. Vi abbraccio.

  12. wow, l’italiano alla conquista del mondo. Occhio però, mister, la felpina serve a poco quando il termometro va a -20. Vedrai che tra due settimane avrai dimenticato le gloriose origini e ti sarai riparato di anglosassoni tecnologiche giacche a vento

  13. Elasti, mandagli 2 pile da mettere sulle felpe, con la zip da lasciare un po’ aperta così si vede bene la scritta sotto. Uno verde per i giorni su e uno marrone per i giorni giu’, così anche quando videoparlerete su Skype saprai subito come ti devi porre…

  14. gli yankees hanno formalismi incorruttibili. in una lingua in cui il discorso diretto prevede sempre il “tu”, la simbologia esteriore conta, e tanto. La felpa è da studenti, la cravatta è da professore (naturalmente può avere minni e pluto ed essere rossa su una camicia a scacchi blu e marrone, ma deve esserci). Come per molte cose in us, il simbolo precede la sostanza e la presenta. La felpa di Mr I è simpatica, ma nel contesto inadeguata (potrei che scommetterci che tempo un mese glielo faranno notare) prima ancora che inadatta, perché a-20 la capacità di pararti dal freddo è pari al peso della scorreggia di una mosca in un monsone, e cioè nulla. Al mio primo -22, arrivai in istituto assiderata. Le gentilissime colleghe – fasciate in svolazzantissime camicettine lucide e liscie che mi confermavano il fatto che la schiavitù negreria era finita: il cotone queste non sapevano nemmeno cosa fosse, la lana poi… – si affrettarono nei soccorsi; mi porsero un caffè dalla temperatura marziana che mi mandò in choc termico ogni papilla della lingua. Una, premurossissima, mi porse un golf di APPARENTE ciniglia che idossai al volo. Feci il gesto istintivo di sfregarmi le braccia per scaldarmi ed eccomi trasformata in… Elettra! I cellulari dell’intera contea si ricaricarono solo per induzione ed io ero avevo raggiunto l’illuminazione, a 220 volts. Col tempo, presi ad osservare bene la fauna locale prima di uscire di casa. Imparai che un mero cappellino di lana mi suggeriva di vestirmi come per una spedizione al polo, che il lipstick balm è un bene di prima necessità e che gli infradito sono un sempre-verde da marzo a novembre. L’esperienza riportata è che bisogna abusare in modo smodato di crema idratante, alla sera, prima di andare a letto ed al mattino subito dopo la doccia. Oltre a vestirsi convenientemente: anche le radici gelano a -20.

    1. Da uno che ha fatto la Business School dico che hai detto una minchiata pazzesca.
      Intanto avrà la felpa in classe dove c’è il riscaldamento, poi è un ottimo modo di rompere il ghiaccio con la classe, e poi mica la metterà ad ogni lezione.
      Certo che poi se una arriva dopo l’università e non ha ancora imparato che il 30-40% del calore viene scambiato attraverso la cute del capo, e che quindi un cappellino (nonché guanti e calze adeguate) è una cosa fondamentale… 😀 *bastard inside mode off*

      1. @MBA io questa del 30-40% del calore che viene scambiato attraverso la cute del capo non la sapevo 😦

      2. Spiegami la relazione tra il tuo MBA è la mia “michiata pazzesca”. Detto da una che ha insegnato a Harvard, alla Columbia University ed alla Pittsburgh Medical School.

    2. da una che gli USA li ha girati e li conosce:

      c’è Uni e Uni. Ci sono quelle dove se ti presenti in felpa a fare lezione sei uno dei tanti e quelle dove ti guardano storto e te lo fanno sapere. Dipende dal posto, direi che ci sono pochi paesi, forse nessuno, dove c’è una tale varietà di amibienti universitari come gli States.

      x MBA: i tuoi dati sullo scambio termico della crapa valgono solo per i calvi.

      1. @laquarantatre sullo scambio termico: yeah, right! 😉
        sull’università – appunto. Visto dove insegna Mr.I. la felpa Bari è appropriata.(e nota che non ha il tenure di docente, non di visiting professor, quindi può permettersi qualcosina in più)

  15. Rincuora Mr I: la mia amica canadese sostiene che fino a -20 si sta bene. È quando il termometro scende ulteriormente che cominciano i veri guai, mi dice.

  16. Barese e tamarro non si diventa. E poi, chi dice che i truzzi devono essere per forza terroni? Anche qui certi nordisti sono tamarri. Vai Mister i, che la forza sia con te!!!!

  17. Non sono sposata, non sono mamma. Ti ho scoperta per caso, anni fa, leggendo un articolo che parlava di questo blog su Vanity Fair. Ti ho “googlata” e sono arrivata sul tuo blog: da allora sei la mia simpatica droga quotidiana. Perché quei 5 minuti di lettura mi strappano sempre un sorrriso e mi fan svagare. E mi é venuto da ridere quando ho scoperto che la zia matta con suo marito guatamalteco é venuta a vivere qui, nella città dove vivo io. E Bruxelles é un grande paesone dove la comunità italiana alla fine si incontra e si conosce quasi tutta e già immagino la scena di trovarmela di fronte ad una festa la zia matta e di capire che é lei grazie alla nazionalità di suo marito nonché alle sue origini e accento (deduco dai tuoi racconti) marcatamente barese e ridere e sorridere perché in fin dei conti già un po’ la conosco attraverso queste pagine.

    1. il il vestito colo ottanio…la riconoscerai sicuramente…non credo sia una persona che lo usa solo per il suo matrimonio…

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