Nonsolomamma

piacere, noi siamo questi tre

“noi siamo flatelli. quello lì è il glande. quell’altlo lì è il mediolo che a volte chiamiamo selpente. io sono il bullo”.

lo hobbit piccolo, ieri, invitato alla sua prima festa di compleanno in ludoteca – uno di quei posti in cui i bambini si lanciano come proiettili da altezze vertiginose dentro tubi di plastica e atterrano sulla gomma piuma se va bene o su altri bambini proiettili se va meno bene -, ha trascorso l’intero pomeriggio per mano a una biondina più grande di lui che lo ha adottato. a un certo punto, quando si sono materializzati i fratelli, si è sentito in dovere di presentarsi e presentarli. ed elastigirl si è ricordata di un’amica che un giorno l’aveva messa in guardia dai perniciosi rischi di definire i figli, cristallizzandoli dentro personaggi che rimangono appiccicati loro addosso provocando irreparabili danni. “perché le persone, e in primis i bambini, evolvono costantemente. i personaggi invece spesso restano lì e si trasformano in trappole per chi li abita”, aveva spiegato quell’amica saggia. il grande, il serpente e il bullo, ha detto lui, con l’ineluttabilità del dato di fatto e del danno compiuto.

89 pensieri riguardo “piacere, noi siamo questi tre

  1. “Danni”, sì. “Irreparabili”, non poi così tanto. D’altronde quella di incasellare le persone e immaginare etichette è un passatempo molto diffuso, per capirci anche se non lo fanno le mamme ci pensano tutti quanti gli altri.
    Forse l’unica è trovare un soprannome che non c’entri niente con la personalità. I “romani de Roma” mi sono sempre sembrati molto bravi in questo, capaci al primissimo incontro di catturare una caratteristica fisica e di trasformarla in un soprannome con cui ti chiamano per davvero, che ti rimane appiccicato per tutto il tempo in cui li frequenti: ricordo un “Grisù” per via di un mento pronunciato, un “pachiderma” per via di una stazza importante, un “legionario” causa cappello con fazzoletto, una “duracell” per una notevole resistenza a ballare a notte inoltrata.

    P.S. comunque quando sono arrivata al “mediolo” mi sono fatta una gran risata 🙂

  2. Tu i personaggi della tua famiglia li crei e gli alimenti giorno per giorno, con questi blog.
    Benchè i tuoi scritti divertano un mondo, secondo me ai tuoi figli stai facendo un torto mettendo tutti i loro fatti in piazza…io, se i miei avessero messo in piazza il mio quotidiano in maniera cosi diretta, puntuale, costante, analitica ogni sera, con la precisione di un prologio svizzero, li avrei detestati, non sarà il caso tuo, ma immagino tu ci pensi ogni tanto a questa eventualità….anzi, forse no… Ti è presa la mano ormai e non ti fermi più… Anche io ho figli e mi sembra, come genitore, tra le mille altre cose, di doverne preservare la privacy , la loro intimità, il loro anonimato nel mondo….boh non so, a volte mi sento un po’ in imbarazzo io per i tuoi figli…, pure leggendoti con leggerezza e ritrovandomi in tante riflessioni che fai…. Boh! Io mi diverto e sorrido, ma poveri sti ragazzi / personaggi che hai creato..cerca di smettere almeno prima che vadano al liceo.. O all’istituto tecnico…o alla scuola d’arte…quel che sará….lasciali in pace…

    1. una volta – a proposito di un biglietto trovato in una cartella e raccontato qua – feci un’osservazione simile e la stessa elasti mi rispose subito (anche un tantino irritata) che il figlio aveva autorizzato la cosa. ciò non toglie che io la pensi ancora esattamente come te. una volta alle medie feci un tema nel quale raccontavo un po’ di cose familiari, la prof. lo disse a mia madre e accadde un pandemonio e non c’era internet.
      comunque come già dissi in passato sarebbe interessante sapere come l’hanno vissuta altri figli abbondamente raccontati, tipo i figli di Antonio Amurri, ve lo ricordate? l’umorista, quello di “Piccolissimo”.

      1. E intanto sei qui a leggere, morbosamente, quotidianamente. Il blog lo alimenti da lettrice tanto quanto chi lo scrive. Niente lettrici basta blog 😀

      2. all’anonimo che scrive a MarinaM che è qui “a leggere morbosamente”: mi togli una curiosità? Quali percorsi mentali ti hanno suggerito questo avverbio? Non è polemica, sono sinceramente interessata alla risposta

      3. Lorenzo Amurri (il piccolissimo del titolo) in seguito ad un incidente è paraplegico ed ha scritto da poco “Apnea”, il libro in cui racconta la sua (dis)avventura umana. Ho visto un paio di sue interviste recenti, ma nessuno o quasi lo collega al bambino raccontato da Antonio Amurri insieme ai suoi tre fratelli…

      4. Altri grandi “raccontatori di famiglia”: Guareschi e Brunella Gasperini… non so quanto ne fossero contenti a suo tempo, ma dubito che per chi li conosce siano rimasti cristallizzati in quei racconti… e per noi in definitiva sono e restano pari a personaggi di fantasia

    2. Perché tu leggi piccoli pezzettini e credi di conoscere questi bambini? Leggi di una cosa al giorno, scelta a puntino e romanzata, e credi di poterne trarre conclusioni? Vivi in una società dove lasci tracce digitali da dove ti muovi con il telefonino in tasca, all’indirizzo IP dal quale scrivi (anonimo è un’illusione, come provato dalla furbetta che scriveva dal Veneto), alle strisciate della carta di credito e del bancomat e parli di privacy? Beata innocenza 😀

      1. Mah, non so. Io invece tutte le volte che vengo qui e leggo i racconti di elasti:
        1) mi diverto, rifletto, rido, mi emoziono, in base a quel che scrive (e non credo sia un caso solo mio, visto che è tanto seguita)
        2) penso a quanto siano fortunati quei tre. Sì, è vero, i loro fatti vengono sbandierati, ma quando potranno rileggersi una volta più grandicelli?
        3) varie ed eventuali, ma fondamentalmente, lasciar semplicemente vivere gli altri come vogliono?

      2. @ sandra hai presente quella cosa – che dicono molto femminile, ma credo sia presente anche nei maschi – chiamata curiosità? quella cosa per la quale se leggi di un autore ti va di saperne di più e magari ti porta a capire meglio l’autore o la persona che c’è dietro?
        si volevo sapere che qualifica ha claudia de lillo nella redazione della Reuters, non sono andata a guardare dentro al suo armadio o nel suo portafogli.
        su mister I. non ho fatto ricerche perché sinceramente l’economista mi interessa meno e il cognome già lo sapevo. 🙂

    3. @laura
      Morboso: 2 (fig.) si dice di sentimento, passione eccessivi, abnormi.
      Pensare a come legge chi reagisce al dettaglio del biglietto nella cartella e deve fare l’osservazione e ne ricorda la risposta anche molto tempo dopo, chi si riferisce ad altri casi di chi ha scritto dei figli (Amurri), chi descrive un caso successo nell’infanzia, beh, mi fa pensare che durante la lettura non abbia solo l’approcio a un blog leggero.

      La De Lillo romanzando descrive, nei suoi libri e sul blog, in maniera leggera, a volte con umorismo, a volte mettendo a nudo i propri stati d’animo, gli equilibri e gli squilibri tipici di famiglie con entrambi i genitori in carriera. Il risultato è la sceneggiatura di una sit-com che si svolge in molte case quotidianamente, come “I Cesaroni” ma con i genitori plurilaureati. Prenderla in modo diverso mi sembra esagerato. Tutto qui.

      1. @ anonimo rimango basita. con tutti i commentatori qua che esaltano le elasti imprese, che la considerano una eroina dello spazio, che non possono vivere senza, proprio a me devi dare della “morbosa”?
        i processi mentali delle persone che leggono questo blog mi risultano sempre meno comprensibili.
        comunque leggo claudia de’ lillo perché mi piace il suo modo di scrivere, ho provato anche con i “lanci” Reuters firmati da lei, ma l’economia e la finanza mi risultano un po’ ostiche.
        e continuo a pensare che mi piacerebbe sapere come l’hanno vissuta i figli di Amurri, che sarebbero poi un regista, una autrice televisiva, una pittrice e uno scrittore, quindi magari anche persone in grado di articolare dei pensieri compiuti e interessanti.
        buona giornata

      2. @MarinaM Cioè… sei andata a cercarti i lanci Reuters firmati da lei?? E non è morbosità questa? 😉

      3. no caro/cara,
        siccome sono molto curiosa per deformazione professionale volevo sapere se elasti alla Reuters è redattore ordinario o capo servizio, come mi pareva di avere letto da qualche parte. così ho messo su google nome cognome e Reuters e son venuti fuori i suoi “lanci”.
        te invece che stai qua a rispondere a me non sei morboso/a eh, no, eh?!?!?! 😀

      4. @MarinaM Cioè hai fatto una ricerca su Google per vedere il livello in azienda della De Lillo? A che pro? “Curiosità”?? Azz… Hai cercato anche il cognome vero di Mr.I. e di Hiroshi??

  3. Già il fatto che ti firmi anonimo la dice lunga. È non per fare polemica ma io non conosco i loro nomi che i loro volti. Leggo i post di Claudia perché tutte, chi più chi meno si ritrova nel suo quotidiano. Il fatto che lei chiami i ragazzi gli hobbit non è così spregevole. E poi cavolo, nessuno obbliga nessuno a leggere i post del suo blog….. Buona serata

  4. Nessuno obbliga nessuno a leggere, ma lei obbliga i suo figli a mettersi in piazza…e loro non possono dire nulla..non sono hobbit, sono bambini, veri e reali e secondo me per questo adrebbero tutelati… È solo una opinione. Sono la prima a divertirsi con questi racconti…

    1. Questo però non è un diario. È un racconto a puntate. Cambia tutto: si legge come elaborazione letteraria di fatti tratti dalla quotidianità, e non come fotografia oggettiva. Può servire per alleggerire i giudizi? Per mettere a tacere il mio (in parte condividerei i dubbi espressi), sì, può bastare.

  5. La domanda e’ d’obbligo: noemi lo sa della biondina? Certo che il ragazzo le sceglie sempre piu’ mature, eh? Furbillo…

  6. è la stessa domanda che feci io, di persona, a elasti, durante un incontro in una libreria… è giusto che la vita dei tuoi figli sia così pubblica qui su un blog? cosa penseranno quando diventeranno adolescenti e si renderanno conto che la loro infanzia è a disposizione di tutti?
    elasti mi diede una risposta onesta, ma non del tutto soddisfacente secondo me.. mi disse che si rendeva conto che i figli cominciano a diventare grandi e ad esempio, il grande non è più “in evidenza” così come lo era qualche tempo fa. verissimo, e mi sembra una scelta giusta.
    questo però non cancella il fatto che la loro infanzia sia tutta qui, su questo blog.
    con affetto,
    c.

    1. io la prenderei ironicamente e, se i figli adolescenti mi recriminassero contro, gli risponderei “uè non vi lamentante che con le vostre cacche&pannolini VI ho comprato la casa nuova” uhahauhahauhauhuhahahhaha

      scusate ma mi sembra una cosa divertente, mi immagino la faccia del brufoloso adolescente. Ma quante storie, andassero a lavorare.
      Poi Elasti si mantiene sempre su aneddoti generici, mica scrive i motivi dei litigi con i figli o col marito, che pure ci sono, come in tutte le famiglie.
      Ma ovviamente quando anche il piccolo diventerà adolescente questo blog andrò a scemare, o l’autrice dovrà concentrarsi su altri aspetti dell’essere donna. Oppure il blog si prenderà una pausa fino al momento di venir rinominato “nonsolononna”.

  7. il blog uno lo legge non tanto per morbosità, secondo me, ma proprio perchè lo abitano macchiette divertenti che non fanno parte della propria vita, in cui magari a volte ci si riconosce, ma la cosa finisce lì… quindi chiusa la finestra, finita la storia. e poi Claudia ha un modo molto ironico e scanzonato, e all’occorrenza anche assai sensibile e delicato, di raccontare le cose. sono aneddoti e decisioni che riguardano la quotidianità di altri, per questo li si legge con leggerezza. Un po’ meno leggerezza, questo è innegabile, la dovrebbe avere chi scrive ed è direttamente coinvolto. Non saprei quanto si possa contare sull’autorizzazione di un bambino, di queste cose dovrebbero preoccuparsi gli adulti. In un futuro potrebbe essere anche fastidioso, per un ragazzo, un adolescente, il fatto che informazioni talvolta bizzarre sul suo conto siano facilmente reperibili sul web. soprattutto considerando quanto presto ed efficacemente i bambini oggi imparino ad usare internet, e quanto allo stesso tempo i più giovani sappiano essere crudeli ed insensibili. noi sorridiamo, ci inteneriamo, ma in una classe di 15enni “il signore del pisello che porta i carrelli di pipì” può diventare motivo di scherno e di disagio. Anche se crescendo li mette meno in evidenza, queste informazioni restano, e per quanto siano i racconti ironici e pieni d’amore di una madre, possono essere strumentalizzati ed usati come armi per ferirli in futuro. Vi ricordo poi che nei primissimi post i bimbi vengono chiamati per nome, non so se si tratta di pseudonimi, ma insomma… io passando da qui, con due click nell’archivio so che due hobbit si chiamano Andrea e Luca. Quindi, fermo restando che la decisione finale sta a mamma e papà – e che sono sicura ci abbiano pensato a lungo – do questo consiglio spassionato, per svariati motivi: attenzione alla privacy, in tutti i sensi.

  8. Anni fa, in occasione di una premiazione di un concorso letterario, ebbi modo di incontrare Alberto, il figlio di Giovannino Guareschi: di essere personaggio delle storie familiari scritte dal papà si divertiva molto da piccolo e si commuove ora. La sorella Carlotta non so.
    Certo all’epoca non c’erano i blog…

  9. L’avevo già chiesto, ma non arrivó risposta. Allora ci provo di nuovo: ma che fine ha fatto Noemi? È ancora parte del panorama amoroso dell’hobbit piccolo?

  10. A me questi post fanno sorridere e mi mettono di buon umore e infatti sono diventati un appuntamento fisso…
    Credo che i tuoi figli saranno capaci una volta cresciuti di rudere e capire quello che hai scritto e magari i tuoi post gli serviranno per ricordare i tempi dell’infanzia!

  11. Io mi arrabbio tantissimo dentro di me quando la gente guardando i miei due cuccioli etichetta il secondo come “la peste” o “il peperino”, magari anche per riderci su, o magari sul serio. I bambini non capiscono l’ironia, non così piccoli. E’ vero, il primo è più calmo e riflessivo, il secondo più vivace, ma hanno due e quattro anni e voglio che si sentano liberi di poter cambiare e diventare le persone che saranno, senza venire imprigionati nei loro “personaggi”, appunto. Bello questo post. Da rifletterci su.

      1. sì un pò come “angolo e mignolo” i due nomi inventati dal mio figlio di mezzo in un momento di amnesia mentre raccontava biancaneve al più piccolo…
        questo post è molto interessante…noi eravamo cinque figli e devo dire che mi tocca molto l’argomento del presunto “ingabbiamento” nel ruolo che ci viene dato fin da piccolissimi…sì, c’è da riflettere…ma senza fossilizzarsi però…io ci rifletto…ma anche i miei tre…a secondo delle loro caratteristiche…

  12. Leggo quotidianamente e non commento mai. Ma oggi decido di sì.
    Leggendo Elasti vedo una donna con una spiccata capacità ironica. Leggendo il blog, leggo tracce e aneddoti divertenti, che riguardano la sua famiglia, tracce non l’intera esistenza.
    Sarà ben affare di Elasti scrivere quello che le pare, dopotutto chiamasi blog, ossia diario.
    La reputo una donna intelligente e lo dimostra il fatto che non vi ha risposto.

  13. A me non me pare sto dramma: si chiama dialettica. La mamma vede i figli in un modo, li chiama gino pino e dino, carota zucchina cetriolo, il buono il brutto e il cattivo. POi arriva il momento in cui il figlio si incazza e dice, brutto lo dici a tua sorella stronza. A quel punto la mamma si fa due quiz e vede se non il caso di soprannominarlo in altro modo, o non soprannominarlo affatto. Insomma il brutto è se una rimane sorda, ma se ci si cpaisce una scazzata non ha ammazzato nessuno – e neanche l’eventuale spiegazione delle regole narrative del blog, dovesse essere questo il problema.

      1. ecco, grazie, non avrei saputo dirlo meglio! l’importante è che si diano loro gli strumenti per avere la possibilità di ribaltarli sti ruoli no?

      2. (spero che il commento esca giusto)

        @ Nani: e come gli dai la possibilità di ribaltare un ruolo?

      1. tenendo sempre presente che sono altro da te intanto… e che non necessariamente anche se sei la madre sei in grado di percepirli nella loro interezza…si tratta di lasciare uno spazio che loro possano riempire da soli…non so se mi sono spiegata bene ma l’ora è tarda e l’età è quella che è 🙂

  14. Io credo che i figli di elasti siano molto fortunati ad avere una mamma così attenta, sensibile, intelligente, capace di raccontare con tanta ironia le loro belle vite. Io sarei onorata se qualcuno scrivesse come fa lei di me. Credo inoltre che lei non scriva cose intime dei figli ma semplici racconti di vita quotidiana con simpatia e leggerezza come una persona aperta, non ipocrita. C’è ne fossero mamme così.

  15. Accanite lettrici, perché non commentate anche negli altri blog di genitori che parlano in forma più o meno anonima delle mirabolanti avventure dei propri figli, sottolineando che potrebbero portare cicatrici indelebili nella loro futura di adolescenti o adulti? Ce n’è più di uno, nella blogsfera, eh!
    Quanto alla ludoteca (che era uno degli argomenti all’ordine del giorno del post), alla fine della festa quanti feriti nell’onore più che nel fisico si sono contati?
    Roberta
    Roberta

  16. Volevo sommessamente aggiungere una cosa: al di là della legittima paura di noi adulti di etichettare e “ingabbiare” i nostri figli in una unica loro caratteristica, per quella che è la mia esperienza ai bambini (e/o ragazzi) piace chiamarsi e definirsi, tra di loro, in un modo amichevole con soprannomi che sono rigorosamente off limits per chiunque altro (soprattutto per i genitori…), per cui forse la faccenda non è così “tragica”

    Floralye

    1. è vero…e anche tra fratelli non sono da meno… il mio di mezzo chiama il piccolo “nano malefico” e il grande “mix max” e loro a loro volta hanno dei nomi per lui…

  17. Se un giorno i piccoli cresciuti leggeranno questi pezzi su di loro non se ne avranno sicuramente a male, penso che si divertiranno invece.
    Come quando si guardano le proprie foto di quando eravamo piccoli!

  18. E’ un pò come quando racconti alle colleghe quello che fanno i tuoi figli o gli anneddoti più esilaranti. non ci vedo nulla di male, certo il blog raccoglie molte più persone ma in fondo il principio è lo stesso
    Linda

  19. Per chi parla di privacy, pensando che si sia persa per via di internet… ma avete mai sentito i discorsi dal parrucchiere?
    A me una volta è capitato di sentire una dire peste e corna della collega che le doveva stare sulle scatole in maniera incredibile, la voce mi era familiare, ma non ci ho badato più di tanto.
    Poi… ho scoperto che ero io quella di cui stava dicendo peste e corna.
    Oh non che avesse detto falsità eh, sono una scocciatrice fatta e finita, e non solo per i 14 anni passati a scocciare scatole in magazzino, ma è stato divertente vederla diventare porpora.

    Molto.

    Scusa Elasti.
    Per i link che sto per mettere dico:

    http://latanadirabb-it.blogspot.it/2011/03/privato-e-pubblico.html

    1. A leggerla fa rotolare dal ridere, ma la signora in questione ha fatto veramente una “bella” figura…
      anche se anch’io mi sarei divertita a vederla diventare porpora, fossi stata nei tuoi panni, Rabb-it!

      Floralye

      1. Diciamo che aveva ottime ragioni per lamentarsi di me, però non mancavano manco a me.
        Ho cercato di non infierire, e di non farla riconoscere sul blog!
        😛

        Ma non so se ci sono riuscita molto bene!

  20. Non avevo mai pensato di “danneggiare irrimediabilmente” mio figlio chiamandolo “spaccamaroni”, “Lino Banfi”, “nano”, “mostro”, “ciccione”, “Telefono Casa”, “rompipalle”. Pubblicarne la vita quotidiana è come parlarne agli amici: lo faccio perché lo amo, perché il mio mondo con lui è cambiato, perché ogni aggettivo che gli resta “appiccicato” addosso lo si dà con ironia e profondo, profondissimo amore.
    Giudizi e dietrologie su questo? Mah, non ne colgo il senso.
    Se da grande mio figlio si arrabbiasse perché vent’anni prima ho raccontato in un blog che faceva chili di cacca, che era pelato, che non dormiva (come milioni di altri neonati), penserei di aver sbagliato qualcosa con lui. Diverso sarebbe se l’autrice di questo blog fra qualche anno pubblicasse vicende intime dei figli in età adolescenziale. Non credo avrebbe lei stessa l’interesse di sbandierare questioni che i figli reputano private. No?

    1. Bello il commento di quel mostro e rompipalle della Manuela, una vera spaccamaroni, cicciona ma simpatica. Lo dico con amore eh!

      1. Rispetto il punto di vista. L’ho capito. E’ lo stesso di mia suocera, che si offende quando davanti a lei chiamo mio figlio Nano. Dice che i nani esistono davvero (sic) e che non bisogna scherzarci. Che detto a una che convive con uno zio tetraparesi-spastico apre tutta una serie di scenari esilaranti.
        Io non mi rassegno all’idea che nella vita si possa giocare con le parole, soprattutto quando lo si fa nei confronti di creature in età non compromettenti (concordo totalmente con il commento 29), creature peraltro bellissime e prive dei difetti di cui sopra. Mio figlio saprà quando scherzo e quando sono seria, lo coglierà nei toni, lo leggerà nelle situazioni. Ne sono certa.
        Mio padre mi chiamava culona, bisteccona, nana, papera. Non mi sono mai sentita “appiccicare addosso in via delittuosa” nessuno di questi appellativi. Scherzava, e io lo capivo. Sarà genetica.

  21. I miei 3 figli sono un po’ più grandi dell’elasti tribù, e sulla loro suscettibilità futura quando “si leggeranno” su questo blog, dico:

    – secondo me non farà poi così male
    – un occhio particolare per l’età tra i 10 ed i 15, orribile età di passaggio in cui sono ipersensibili a qualsiasi esternazione delle loro cose personali.

    Poi si sopravvive a tutto eh, fossero questi i problemi…..

  22. Grazie elastic. ogni volta che passo un periodo impegnativo mi ricordo del tuo blog, mi consolo e rido. anch’io vado a letto con una fantasia di fuga, poi i miei due furfanti mi si spalmano sopra per darmi la buonanotte e tutto svanisce con gioia.
    Una volta ho detto a un amica che non mi consolavo a sapere che siamo in tante prese così invece non è vero.in bocca al lupo a tutte!

  23. Io leggo questo blog da un po’ di tempo e ho visto il collegamento ai libri, ma non ho fatto caso a nome e cognome pensando che potesse essere uno pseudonimo. E non ho cercato informazioni su chi sia elasti, chi sia suo marito e cosa facciano…perchè non mi interessa la realtà, mi interessa quello che scrive e come lo scrive! Inoltre, nell’adolescenza i racconti sul fatto che mia mamma mi pulisse il sedere fino ad età eccessiva o che fossi nota come “piangerò” di certo mi imbarazzavano…ma non ho mai pensato di denunciare i miei genitori per questo!! E mi pare anche che elasti ad esempio sia molto attenta nel non mettere in imbarazzo il marito.

  24. Alcune precisazioni..
    Leggo da molto tempo ormai Elasti, sia qui su sul blog sia su D. Ed è ovvio che mi piace quello che scrive e che racconta, altrimenti non sarei qui a leggere 🙂 ma quello che racconta non è un romanzo, non è finzione, è la vita vera di alcune persone!
    Penso sia utile, per tutti, riflettere e ragionare anche sulla questione privacy.
    La vita di Elasti è pubblica. La vita dei suoi figli è pubblica, e in parte anche quella di suo marito.
    Un piccolo esempio.. con qualche piccola ricerca su Google è facilissimo trovare nome e cognome del marito, dove lavora, cosa fa, cosa scrive.
    Mi dispiace che spesso i commenti diventino del tipo: “ma che bello quello che scrive, ma insomma sarà libera di fare quello che vuole.”
    Spero che questo sia lo spunto per ragionare della privacy dei minori in rete. Tante mamme ad esempio si rifiutano (giustamente) di pubblicare le foto dei propri figli su blog o social network. Perchè qui invece facciamo finta di niente, perchè non ci si pone alcun problema?
    ciao

  25. come detto anche da altri nei commenti, a me il primo pensiero che è venuto è stato Guareschi e il suo corrierino delle famiglie o la scoperta di milano…forse perché sono una sua appassionata lettrice. Mai pensato che Albertino o la Pasionaria (o la moglie stessa, mai chiamata per nome ma solo Margherita, nome fittizio) potessero soffrire, anche perché per me erano personaggi, non persone e quindi immobilizzate in un certo tempo e in una certa età. Sono strana io?

  26. vogliamo parlare anche di Brunella Gasperini? I suoi figli, il marito, gli animali: magnifici ‘personaggi’ che molto ci hanno trasmesso

  27. L’ultimo pupillo deve cercare di fare il bullo, per non essere schiacciato dalla personalità dei fratelli maggiori, che credo lo amino teneramente.
    Chiamare ” il mediolo” come ” selpente” beh, questa volta di fronte alla ragazzina ha voluto fare ” il bauscia”.
    In quanto alle polemiche, che spesso si scatenano tempestose sul tuo blog, non credo che i tuoi piccoli se ne avranno a male, una volta diventati adulti, ma ne sorrideranno compiaciuti, riconoscendo l’affettuosa ironia della loro mammina.

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