non è mamma, non è figlia, non è amica, non è moglie. non è neppure collega, vicina di casa, nuora, cognata, sorella, cugina. non ha responsabilità, né doveri. non deve rendere conto a nessuno e nessuno deve rendere conto a lei. non deve accudire, reprimere, accompagnare, giocare, esserci. è una tizia qualsiasi, con una calzamaglia ottanio, in pendant con la sua cucina, ma tanto, qui, il colore del muro della sua cucina macchiato di yogurt alla banana, di olio e di cioccolato, non lo conosce proprio nessuno. tanto, qui, lei si confonde tra il ragazzo con la maglia a righe che guarda fisso fuori dal finestrino per due ore consecutive, e forse in realtà dorme anche se gli occhi non li chiude mai, e la signorina cinquantenne che, ha spiegato gridando al telefono, è andata a fare un corso per single (corso per single?) e sbircia di sbieco nelle caselle di posta altrui. si confonde, inghiottita dal sedile 12b della carrozza numero dieci, di un treno che da roma va a milano. e questo raro privilegio di mimetizzarsi, di non avere nessuno a cui rispondere e di cui rispondere, dà le vertigini. e un gran senso di anonima leggerezza, di onnipotente libertà. l’ebbrezza di non essere niente, per nessuno, su un treno pieno di sconosciuti. ogni tanto, un limbo ferroviario, dovrebbe essere concesso a tutte. quando si arriva e quell’ebbrezza finisce, si torna ad essere mamme, figlie, amiche, mogli, un po’ più irresponsabili, un po’ più lievi e forse anche un po’ più simpatiche.
quanto volte ho pensato queste cose, quando avrei voluto non essere niente per nessuno e quando (molto raramente) mi è capitato… che bello leggerle scritte così bene
Un piccolo spazio di libertà. Oggi te lo invidio.
Un abbraccio
…così l’anonimato ci restituisce a noi stessi
eh sì, ogni tanto ci vorrebbe… Lo sogno da 4 lustri.
Io, nonostante sia studentessa pendolare da 4 anni e mezzo, ho avuto raramente di questi momenti. Forse ho la faccia tipica della persona che ha voglia di chiacchierare, fatto sta che ogni volta che salgo su un treno o su un pullman immancabilmente trovo qualcuno che attacca bottone. Le uniche volte che non chiacchiero mi addormento….è raro quindi che mi goda momenti come questi.
Magari un’altra volta fai durare la pausa un po’ più a lungo? Mi è dispiaciuto non poter rimanere fino alla fine, oggi, ma ho fatto in tempo a sentire il tuo intervento. Alla prossima, spero.
È vero verissimo! Ho da poco rispolverato l’usanza di prendere un treno per andare a seguire una mia passione in un’altra città. Da sola. In silenzio. nessuno ma con un ventaglio di altre diecimila vite possibili. Bellissimo.
a volte vorrei salire su un treno simile, e viaggiare più o meno fino in Siberia…. ma poi tornare, eh…. (?)
Viaggiare da sola è una cosa che mi piace tanto. Pregusto il momento in cui godrò del tempo esclusivo per me e il conforto dell’anonimato.
Un break di liberta’ che fa bene all’anima. Perche’ a volte (e per poco) non essere “niente per nessuno” fa bene!:)
Goditelo, per poi tornare piu’ carica ed essere di nuovo la madre, figlia, moglie e amica amata e voluta bene che sei!:)
Il treno è il mio non-luogo preferito. La sospensione, la musica nelle cuffie, osservare le vite degli altri dentro e fuori dal finestrino, riuscendo quasi ad essere invisibile. Condivido.
Io trovo quell’anonimato andando a correre o in bicicletta. Un bosco sconfinato svedese, Spotify nelle orecchie e via. Un toccasana. Fa parte anche della routine quotidiana, le colazioni le faccio io così mia moglie può andare a correre. E per quest’estate ci siamo regalati qualche giorno da soli. Io andrò in Italia solo con le bimbe per qualche giorno, lei le porterà su lasciandomi da solo qualche giorno a Milano. Mi sembra che sia noi come individui, che come coppia che come famiglia se ne esca più forti.
buon rientro. e al prossimo treno
Mi faccio di quei viaggi spaziali in treno: non devo pensare a dirigere il mezzo e posso essere chi voglio, posso essere la signora che stende il bucato in giardino,la proprietaria di quella villetta tanto graziosa, posso essere una superstar in incognito… Adoro il treno!
Io amo l’aereo e la funzione IN VOLO del mio cellulare
Il treno con le cuffie nelle orecchie, il paesaggio rapido fuori dal finestrino, le piste mentali sulla vita degli altri passeggeri e magari twittare messaggi con chi ti aspetta alla fine del viaggio come ragazzine/i delle superiori che aspettano l’amica di penna.
Il treno è liberatorio al massimo perché per una volta a te ci pensa qualcuno altro (che guida) e puoi davvero inventarti di essere chi vuoi o anche solo per una volta non dover rispondere a nessuno del tuo tempo (almeno per qualche ora).
Sarebbe stato molto divertente se quando ti presentavi all’incontro la mia Africa con AMREF non ti avessero riconosciuta, Concita ti avesse detto “ci conosciamo?”, e tu ” forse no, sono la ragazza dalle calze colore ottanio”. E lei ” bello, siediti accanto a noi”. Sarebbe bello ma inverosimile.
La dolce fuga nell’anonimato seduce sempre, le folle sono i deserti più vuoti. Bentornata 🙂
niente di meglio che perdersi tra le pagine di un bel libro cullati dal treno
non salgo su un treno dal 2003
quando il treno lo prendevo spesso a me
piaceva leggere o sbirciare gli altri per indovinare le loro vite
da romana (a Milano) con amore:
Elà’! sei sempre a mejo!
Ti e’ andata bene, perche’ ormai sei un personaggio conosciuto anche in tv. Certo il viaggiare in treno senza i tre hobbit, persa nella tranquilla beatitudine dello stare sola e’ quasi una vacanza. Possibile che non hai ricevuto neanche una telefonata? Allora ti sei proprio rilassata. Ti auguro tante pause tranquille.
Mi spiace non essere venuta ieri con Iris_viola_a_macchie_gialle ma sono afflitta da una brutta tosse!!
Io, prima di rimmergermi nelle nottate e nei pannolini lavabili, spero di poter partecipare a un corso della mia “chiesa”, in giro per l’europa…
Elasti hai ragione, i viaggi in treno, come diceva una canzone di Paola Turci “qualche anno fa” danno questo “stato di calma apparente”, fanno riprendere fiato, ti permettono di guardarti dall’esterno e di vederti diversa da quello che sei ogni giorno (appunto, mamma, amoglie, collega, ecc)…
Durano poco, altrimenti non sarebbero una pausa (e la calma è, infatti, apparente).
BACI
Ale
caspita!!! che ricordo….ho preso il treno per quasi 11 anni e mi hai fatto rivivere questa sensazione, soprattutto in giornate di pioggia. grazie
Mi accingo anch’io a una trasferta di lavoro. A Roma e in treno.
La cosa che mi piace di più delle trasferte di lavoro è il momento in cui apro la porta della mia camera d’albergo e trovo ordine e silenzio. C’è poi il momento in cui posso fare una doccia lunghissima e stare in bagno quanto mi pare.
Poi però ritornare a casa è bello!
@lisa: ma sei in attesa del quarto?? Nel caso congratulazioni!!!
Hai dato voce alla mia irresponsabile soddisfazione che si è fatta largo durante il volo della scorsa settimana: rarissima trasferta, densa di sensi di colpa ma anche di piccoli momenti di leggerezza e libertà…ogni tanto ci vuole e tornare a casa e indossare di nuovo le uniformi di mamma/figlia/moglie/sorella maggiore è un po’ più piacevole… 🙂
Ricordo che in un volo aereo di qualche mese fa, mi sono sentita esattamente così. Stranamente leggera, non so se più strana o più leggera.
Che bel post. Grazie.
Oddio, una calzamaglia color ottanio!!!!!
fantastico!
la stessa identica sensazione che provo io quando, una volta ogni 2 mesi circa, esco con le colleghe per una pizza e per magia non devo badare a nessuno, non devo accudire nessuno, solo fare chiacchiere…un delirio di onnipotenza!
baci elasti!
ale
il mio problema e’ che vagheggio questi momenti con occhio sognante e peccaminoso ma poi alla vigilia mi prende un’angoscia cosmica di separazione dai figli. Pero’ dura il giusto. Poi le lenzuola bianche di certe stanze d’albergo…la televisione a letto…le colazioni col giornale che ci vogliono almeno due caffe’ perche’ uno dura troppo poco. Ventiquattro-Trentasei ore cosi e poi si torna in riga benissimo.
in viaggio vero? col corpo e con la mente? perfetto!!
Ieri a LibriCome sono passata a sentirti, ma era talmente pieno che non si poteva entrare, pazienza e complimenti per il gran pienone!
Sofia
oh! che peccato accidenti. sì, c’era tantissimissima gente. ma il merito era della mannoia 🙂
non è che c’è il podcast?
dell’incontro no. peroò sul sito di amref c’è il podcast dei cinque racconti delle cinque autrici che sono andate in africa letti da cinque attrici.
Sensazione dell’anonimato leggero, di non essere niente per nessuno, di poter stare in silenzio, con pensieri o non-pensieri solo miei:
io la trovo in palestra+hammam+idromassaggio, 2 volte a settimana, quando riesco la mattina.
L’essenziale è una segreteria telefonica efficiente e ben organizzata.
Anch’io amo questo limbo di non-essere!
Essere nessuno per qualche ora può davvero aiutare, poi, a tornare negli abiti di se stessi e farli sembrare più colorati e leggeri, come un vestito d’estate!
Sacrosanto…
Come mi manca quella sensazione. A volte mi chiedo quanti altri mesi dovrà crescere mio figlio (che ne ha sette) perché io possa riacquisire il diritto all’anonimato per un tempo ragionevole. Poi mi sento in colpa del pensiero fatto, ricordando le migliaia di voci che mi ripetono: “non sognare che sia già cresciuto, goditi ogni istante fin da subito”.
Uno sforzo enorme per una neomamma che fino all’altroieri è vissuta nell’indipendenza totale!
I momenti di libertà sono agognati e sacrosanti.
Però a me non piacerebbe essere niente per nessuno, neppure per un minuto solo: mi sentirei triste e sola!
non avevo mai visto un viaggio in treno in questo modo così rilassante 🙂