il fatto è che, quando arrivano, pensi di sapere già tutto di loro. immagini come si sentono, come ti vedono, cosa desiderano, cosa amano e cosa detestano. quando arrivano, le fotografi e ti illudi che basti una fotografia per incorniciarle. quando arrivano, le confronti e non c’è niente di più fuorviante che fare paragoni.
quando arrivano, per facilitarti il compito e la vita, fai finta che siano bidimensionali e in bianco e nero, come personaggi di un fumetto e non ti accorgi che, nella vita, è quasi sempre la tridimensionalità a sedurre.
poi, quando ti accorgi che hai sbagliato tutto, ti fermi e inizia a guardarla sul serio.
nina, la nuova ragazza alla pari, arriva dalla città di A, al momento coperta da uno strato di gelo e neve che riveste tutto, anche le case. è alta come nessuno nell’elasti-casa, è giunonica, come una donna, ha il sorriso timido e lo sguardo curiosi, come una bambina. ma è anche intimidente, come i duri, di poche parole, come i timidi, tosta come un’adolescente arrabbiata, guardinga come chi deve capire dov’è, a suo agio, come chi, dopotutto, si sente a casa, complessa, come una creatura terribilmente pensante. ogni giorno esce e fa un giro, esplora la città, con una guida e il suo incedere da regina o da carrarmato. guarda i film con l’elasti-famiglia, sotto un plaid, sul divano, si acciambella leggendo un libro nel weekend, mentre intorno l’entropia regna sovrana, placida e altera insieme. mangia con gioia e gusto e questa è una cosa che mette sempre allegria. sta imparando a essere amica degli hobbit, pur essendo un elfo.
piano, piano, lei e loro si stanno accomodando l’una accanto agli altri, stanno facendo conoscenza, stanno abbassando le reciproche guardie e le reciproche macchine fotografiche per guardarsi meglio, più da vicino e diventare una famiglia sola.
Fai scrivere a lei un post su come lei vede voi? 🙂 (dall’alto in basso…)
Guardarsi davvero è cosa che si impara a furia di star vicini. E lo scoprirsi è il regalo più bello.
Una curiosità Elasti, ma non ti è mai capitato che alla lunga non ti piacesse una di queste ragazze? Non fanno o non dicono mai qualcosa che ti irrita?
Te lo chiedo perché io faccio un po’ fatica ad adattarmi alla presenza costante di qualcun altro in casa, dopo un po’ anche i piccoli gesti mi urtano e divento insofferente.
ne abbiamo avute solo tre, quindi non un campione rappresentativo. di solito le cose che mi hanno dato fastidio di loro non sono mai state macroscopiche e, per quelle più gravi, è stato sufficiente parlarsi subito per risolvere (e parlare di cose negative mi costa una fatica improba). però mi rendo conto che tre non è un gran campione
Anche a me fa molta fatica parlare delle cose negative ma so che è necessario per evitare che si amplifichino. Grazie per la tua risposta.
Che mangi con gusto mi sembra un ottimo indizio per sperare in una buona empatia prossima.
Mi piace che vi metta un po’ di soggezione, mi diverte che abbiate trovato una ragazza alta e giunonica che non sia fotografabile in un nanosecondo.
Grazie x la risposta ! Mia figlia che era entrata al cles ma ha preferito fare altro(medicina) e’ a casa fino a domani con fare sapientino mi ha detto: figurati se ti risponde! Che piacere mi hai dato! Perdonatemi le divagazioni e sono proprio contenta che Nina si stia ambientando!
che poi si direbbe “Naina”?
così, tanto per immaginarne meglio almeno il suono
si pronuncia nina, facile facile
Ricordo i miei accomodamenti in famiglie anglosassoni come un piccolo incubo fatto di stiraggi e pulizie e stiraggi e stiraggi e babysitting (per i quali venivo pagata con formaggio cheddar)
odio stirare
odio il formaggio Cheddar
Che c’entra? Niente, era per dire
Grazie Rossella
da piccola volevo fare la au pair e I miei me l’hanno sempre impedito
magari ora dopo il tuo racconto li odio di meno 😉
Claire
Ma non ci si dovrebbe accordare prima sui compiti e relativo compenso/paghetta?
ciao elasti
sono in ambasce perche’ giovedi prendo un trenino e vado ad A. La coltre di neve e ghiaccio mi spaventa. Qui a NYC ci sono cinque-dieci gradi di piu’ (stamattina -16) e vestita al mio massimo di pesantezza (mutandone da sci, giaccone sacco a pelo ecc) muoio di freddo. Pensatemi!
Eppure una presenza costante diventa una dolce sicurezza, la certezza di non essere sola, perché non c’è niente di peggio che sentirsi soli anche se ci sono tante persone intorno.
Domanda: su quale divano si mette Nina? 😀
Cara Claudia,
Il modo in cui descrivi Nina racconta un mondo, con te il privato e’ più che mai politico (ed è una cosa bellissima)!w Nina, w Cindy, w te!!
Ciao Elasti! scusa se faccio la domanda qui ma non saprei dove altro farla, ma la tua rubrica su D online…. dov’è finita? non la trovo più! approfitto per farti i miei complimenti: ti leggo sempre con grande piacere! 🙂
ps saluti alla elasti famiglia ed in particolare all’hobbit medio!
eccomi! scusa il ritardo. la rubrica sul sito di D mi pare l’abbiano spostata nella sezione lifestyle. comunque se fai una ricerca con elasti o nonsolomamma mi trovi!
Si si anch’io mi sono subito chiesta dove metterla nella geometria di voi sui divani!
Ma gli hobbit ora sono praticamente bilingui con queste au pair della città di A.?
Assorbo e imparo… A giugno anche noi accoglieremo una ragazza alla pari, anche se solo per un mese e mezzo.
Oddio, una famiglia sola… se fra quattro mesi deve andare comunque via, è meglio di no! 🙂
Complimenti, accogliere qualcuno in casa propria richiede una buona dose di impegno e fatica anche perche’sono sicura che state facendo di tutto per fare sentire Nina come a casa ….Sara’ un buon esempio penso anche per i ragazzi che ricorderanno questa esperienza di arrivi e partenze,certo ci si espone a un turbinio di emozioni non
indifferente,che occorre tenere a bada ma tant’e’…..la vita e’anche questo
Leggo i commenti sulla citta’ di A. e mi domando:ma i genitori di eliza,nel tepee e nella canadese (o simile, non sono sicura di ricordare bene), come sopravvivevano all’inverno???
Shamal