le feste comandate sono occasione di bolgia e baldoria, almeno qui. si celebrano in case che diventano accampamenti, riempite a dismisura per accogliere pezzi di famiglia che si riversano e si radunano per l’occasione in un luogo comune, sempre troppo piccolo.
quest’anno il programma pasquale, che contemplava anche il festeggiamento di tre compleanni (di due hobbit e di un’elastigirl), prevedeva una vacanza a roma dove anche i nonni, super w e mister brown, e lo zio con l’orecchino al naso sarebbero approdati da bari e da ancona rispettivamente. poi però mister i è stato bloccato da un mal di schiena paralizzante che ha inibito ogni velleità di trasferta.
“e che problema c’è? veniamo noi!” hanno detto i nonni e pure lo zio. Così ogni letto, divano, giaciglio di emergenza hanno trovato il loro senso e il loro ruolo e il caos si è impossessato dell’elasti-casa che da appartamento al primo piano si è fatto porto di mare.
poi un giorno, proprio nel mezzo di un pomeriggio affollato di parenti, amici e passanti, con torte, piante, bambini, adolescenti e sacchi della spazzatura sempre stracolmi, ha chiamato la zia matta, sorella di mister i e gemella dello zio con l’orecchino al naso, sposata con un sociologo guatemalteco e da alcuni anni residente in salvador.
ha chiamato su skype dalla casa dei suoceri, in guatemala. una casa bellissima, con una corte, un lavatoio, piastrelle di maiolica e un vulcano, oltre il muro di cinta, all’orizzonte.
era abbronzata e stava bene. sorrideva e chiacchierava e sembrava contenta.
nello schermo aveva occhi grandi e il sorriso di famiglia.
elastigirl è andata a parlare in cucina, lontano dal vociare degli altri. e lì hanno chiacchierato. la zia matta le ha fatto fare un giro virtuale in quella corte assolata otto ore più indietro. erano vicine, nonostante tutto. ed è stato bello e anche replicabile in qualsiasi momento.
eppure, quando si sono salutate, a elastigirl sono venute una gran rabbia e una gran malinconia per tutte le occasioni che si mancano, per tutte le parole che non si dicono, per tutta la vita che non si condivide, per tutti i cambiamenti che non si vedono, per tutta la bellezza che si perde, stando lontane.
e ha pensato che la lontananza, quella vera, di oceani e cultura e cibi e cieli, è una ferita ingiusta e lacerante, seppur talvolta necessaria e anche arricchente.
una ferita che prima o poi dovrà sanarsi.
altrimenti a elastigirl toccherà armarsi di qualche hobbit e andare a prendere la zia matta laggiù, per riportarla in questo accampamento che è casa.
So di cosa parli, ma al cuore non si comanda.
Pensa, pero’,a quanto siete fortunati a volervi cosi’ bene.
Ci sono famiglie i cui componenti passano tutte le feste e le ricorrenze insieme….e non vedono l’ora di essere altrove!
Meglio volersi bene con gli oceani di mezzo che decidere che non si ha più nulla da condividere con una sola soffitta di mezzo
Quanto è vero…
Oppure ci sono quelli che proprio non condividono nessuna festa o ricorrenza.
La distanza fatta di chilometri riduce le possibilità di incontro e condivisione, ma le distanze più tristi sono quelle di chi sta vicino e non riesce a stare bene insieme.
Concordo in pieno!
la mia sorellina vive dall’altra parte del mondo…manca la quotidianita’, la possibilita’ di una colazione o un film ogni tanto…ma per fortuna esiste la tecnologia che ci salva e ci avvicina: il messaggino dal treno quando lei si e’ appena svegliata e io torno a casa..le videotelefonate fiume in cui i nipoti danno il “peggio” di loro…scambairsi video con le ultime canzoni trash italiane…e quando ci si vede..e’ come se poi si fosse sempre assieme…
Capisco bene la sensazione di cui parli, ma non conosco un antidoto a questa tristezza se non sfruttare appieno i momenti di vicinanza che il tempo concede. E comunque avere una cognata con cui si va così d’accordo è già un bel regalo, sii felice anche di questo.
Infine, la tua descrizione del cortile di tua cognata in Guatemala mi ha ricordato tanto un libro di Marcela Serrano, Antigua vita mia, magari leggendolo ti sembrerà di essere per un po’ nel suo mondo.
ed io ho pianto per questo post che ha toccato la mia ferita aperta per essere andata via da Casa, dal Mare e dal mio Vulcano, dal sorriso e dall voce degli Amici che conosco sin dall’asilo e che sono famiglia pure quelli
c’e’ una parola che usano i braziliani “saudade” loro dicono che e’ intraducibile…
è da poco più di un anno che mi sono trasferita in un’altra città e per questa Pasqua non è stato possibile rientrare in Sicilia dai miei; risultato: le prime ore di domenica le ho passate nella disperazione più totale. Poi per fortuna mi sono tirata su e ho cercato di godermi la famiglia acquisita (fidanzato e suo parentame assortito). Comunque concordo con tutto quello che dici, anzi giusto qualche settimana fa scrivevo anch’io una cosa simile qui: https://bivanichronicles.wordpress.com/2017/04/10/noi-preferiamo-i-rami/
Auguri di buon compleanno, anche se in ritardo! Anche io ho festeggiato il mio ad aprile, il giorno 8 , mentre quello di mia figlia è il 24 e quello di mio marito il 25…Mese pieno, aprile, per entrambe 😆😊
Cambio argomento, ma.. i mal di schiena paralizzanti di mr. I non sono un po’ troppo frequenti?? mettendo da parte per un attimo l’ossessione per il nuoto, non sarebbe forse il caso di farsi visitare?
Ahhh la lontananza fa malissimo al cuore, lo so io che come te ho sposato un pugliese conosciuto a Firenze
E che ne sapevo io, che una vacanza avrebbe stravolto la mia vita
Tutti i miei cari, la mia amata famiglia è in Messico, io in Puglia con la nostalgia sempre nel cuore
Chissà perché siamo sempre noi donne pronte a “trasferirci” per amore…
boh: nel mio caso si e’ trasferito l’uomo
e anche nel caso di fefo mi pare 😀
e anche due miei cugini acquisiti si sono trasferiti per stare con le mie cugine
non si puo’ dire: mi sa che comincia ad essere equidistribuito