Nonsolomamma

signori sul ponte

questo è il nono anno consecutivo che l’elasti-famiglia viene nella città di A in massachusetts. di certo il campione di popolazione che ha incontrato non è rappresentativo né per numero né per varietà sociale ed etnica. eppure ci sono alcuni tratti ricorrenti nella gente di A su cui ogni tanto vale la pena riflettere.
le persone qui sono gentili, mediamente molto di più che in italia. quando ti incrociano ti sorridono e spesso ti salutano e questa è un’abitudine bellissima che andrebbe introdotta anche da noi. a volte ti invitano a casa loro a cena (verso le sei del pomeriggio) ma non significa che ti considerino amico o che il rapporto sia destinato a evolvere o durare. lo fanno per curiosità, per provare, perché sei nuovo e italiano e diverso e mica succede tutti giorni di avere a casa qualcuno di nuovo e italiano e diverso.
la cortesia superficiale che si incontra per la strada, che è una costante, quasi una cifra stilistica, raramente si accompagna a empatia. la gente di A è quasi sempre gentili ma quasi mai simpatica.
le persone hanno un pregiudizio positivo verso il prossimo. sono accoglienti e ti tendono la mano perché fino a prova contraria sei amico. probabilmente se ti riveli come nemico o non meritevole della fiducia accordata possono diventare feroci. un po’ come il loro paese, del resto.
ogni tanto ti sorprendono per il loro sguardo candido, per la capacità di commuoversi, e di entusiasmarsi, per il loro stupore bambino.
può capitare che ti abbraccino all’improvviso per qualcosa che hai detto, che piangano mentre raccontano un fatto che a te sembra irrilevante, che ti fermino senza conoscerti per mostrarti la bellezza di una farfalla o di un fiore.
succede che si aprano come nessuno di noi farebbe mai, con una sincerità impudica e disarmata che fa male tanto è sfrontata.
sabato scorso nel pomeriggio lo hobbit grande, per avere un momentaneo sollievo dallo struggimento per la fine del suo campo estivo, ha proposto a elastigirl di fare una gita in bicicletta nella cittadina vicina, raggiungibile con una pedalata di un’ora circa su una pista immersa nel bosco.
a un tratto, lungo la strada, sono arrivati su un ponte di legno che attraversa il connecticut river, e si sono fermati a godersi lo spettacolo. proprio nello stesso punto è arrivata una coppia di anziani baldanzosi e ciarlieri, una lei e un lui, in scarpe da ginnastica e bermuda. Mentre tutti e quattro stavano guardando il panorama in silenzio, un tizio di fronte a loro ha scavalcato il parapetto di legno e appoggiato i suoi piedi nudi sulla struttura metallica all’esterno del ponte, pronto a buttarsi di sotto.
“non vorrai mica lanciarti veramente?” gli ha domandato la signora.
“certo che sì!” ha risposto lui.
“sei sicuro?” gli ha domandato il signore.
ma lui era già tuffato e riemergeva trionfante e illeso dalla acque del fiume una decina di metri sotto di loro.
“io non avrei mai avuto il coraggio di buttarmi”, ha commentato la signora rivolgendosi a elastigirl e allo hobbit.
“nemmeno io!” hanno risposto loro in coro.
“tra l’altro suo fratello – ha proseguito lei indicando quello che doveva essere il marito – si è suicidato proprio lanciandosi da un ponte. per questo i ponti mi fanno tanta paura”
“oh, mi spiace!” ha esclamato elastigirl un po’ turbata da quella rivelazione privata e intima.
“be’, lui veramente non si è buttato nell’acqua ma sulle rocce!” ha tenuto a precisare il marito con fare casuale.
a quel punto elastigirl e lo hobbit grande avevano perso le parole ma i due, imperterriti, hanno proseguito.
“sì. è vero. tuo fratello è morto schiantandosi sulle rocce ma quando si è lanciato ha dovuto sbrigarsi perché la polizia stava arrivando”
“…”
“per questo io non mi butterei mai da un ponte” ha ribadito lei.
“io invece da questo ponte mi butterei” ha aggiunto lui.
“…”
“bene! è stato fantastico conoscervi! buona giornata” ha detto la moglie.
e si sono congedati. loro e il loro carico di impudico dolore.

12 pensieri riguardo “signori sul ponte

  1. Mi sento molto simile al campione non rappresentativo di cui parli…mi viene proprio naturale…se incontro qualcuno x strada che addenta un panino gli dico Buon appetito sorrido a tutti e saluto tutti…ho spesso a tavola persone che non ho mai visto e che probabilmente mai rivedrò, mi interessano le loro storie e parlo dei fatti miei agli sconosciuti se in quel momento mi viene di farlo…a differenza di quello che descrivi tu però io cerco empatia…almeno mi sembra…

  2. Sai Elasti, anche qui in Romagna spesso mi capita che incrociando uno sconosciuto/a ci si scambi un sorriso, specialmente se si è in un luogo isolato ma non come si fa normalmente in montagna: in città. E anche a me piace un sacco.

  3. Nei piccoli centri succede più frequentamente di salutarsi per strada senza conoscersi. Anche qui in Italia. Ovviamente in una grande città è più complicato, vista la quantità di gente che incroci mediamente ogni giorno.
    A me questo essere così esageratamente socievoli infastidisce, lo trovo invadente e irrispettoso. Anche la signora americana che ti racconta così, senza pudore, del suicidio del cognato. È un fatto tragico che potrebbe urtare la mia sensibilità e farmi star male tutta la giornata. Bello avere un pregiudizio positivo di base ma questo non si deve trasformare in: “posso attaccare bottone con chiunque mi capiti sotto mano”.

  4. Trovo che il pudore sia educazione e rispetto, ma il limite a cui fermarsi è talmente soggettivo da rendere impossibile la valutazione globale. Certo di fronte ad un ragazzino non avrei parlato di un suicida sfracellato sulle rocce, ma …. sono una milanese, il mio limite del privato è certamente alto 😊

  5. Io ne ho conosciuti davvero pochi, ma ho avuto la sensazione di non sapere bene come prenderli, come avvicinarmi a loro, e immagino che la cosa fosse reciproca. Devo dire però che in versione brilli, possibilmente da entrambe le parti, l’empatia nasceva più facilmente. Quindi Elasti, un paio di birrette e li conquisti tutti ;). Avrei una curiosità: nonostante abbia letto vari post sui pregi, difetti, curiosità, bellezze e stranezze di A, non ho ben capito quanto ti piaccia questa cittadina (a parte il fatto che siete riuniti sotto lo stesso tetto per un periodo piuttosto lungo). Non è assolutamente una critica eh! Sicuramente avrai già scritto qualcosa di preciso in merito e mi è sfuggito. Mi stavo solo chiedendo se fai il conto alla rovescia dei gironi che ti separano dall’Italia o se invece vorresti rallentare il tempo per goderti ancora un po’ di A.

    1. la seconda! in questo istante vorrei dilatare a dismisura il tempo che ci separa dal rientro. però solitamente succede che verso la fine del soggiorno inizio a scalpitare e ad avere voglia di tornare. amo questo posto perché consente a noi tutti e cinque di fare cose che ci piacciono stando insieme. i tre vanno al campo estivo, mister i tesse relazioni e lavoro con economisti come lui e io scrivo. non potremmo fare due mesi di vacanze al mare. né lui né io potremmo stare così a lungo senza lavorare. questo è un ottimo compromesso per sentirci in vacanza facendo anche un po’ di dovere. il posto in sé è molto bello ma non ha nulla se non la natura.

      1. In effetti s’incastra tutto a pennello. Grazie di farci conoscere A e i suoi abitanti, è pur sempre un’esperienza in più, anche da leggere.

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