nell’agosto del 2002 elastigirl venne, come ogni estate, nel salento, nella casa al mare dei suoceri, super W e mister brown. lei aspettava lo hobbit grande ma, quando arrivarono, non dissero nulla perché la notizia doveva essere la sorpresa per il compleanno di mister brown, il 24 agosto, quando nella famiglia si annunciano matrimoni, assunzioni, gravidanze, promozioni e altre gradevolezze esistenziali.
tuttavia lei, ancora identica a se stessa nell’aspetto, era affetta da sonno incoercibile. e si addormentava in qualsiasi angolo la lasciassero. in particolare ogni sera, prima e dopo cena, crollava sul divano letto. le bastava sedersi lì per perdere i sensi. e per quel suo naufragare puntuale
super W, l’astutissima, aveva sospettato qualcosa e la sorpresa era stata meno sorpresa. ieri quando ha rivisto quel divano, elastigirl si è ricordata dell’estate in cui dormiva sempre e anche di quelle prima ma soprattutto di quelle dopo con gli hobbit minuscoli e poi un po’ piu grandi e sempre di più.
ieri mister I ha incrociato un signore con la fidanzata. “meh! ciao! senza cani non ti riconoscevo!” gli ha gridato in preda all’entusiasmo del socializzatore da villaggio. il signore lo ha guardato storto. non aveva mai avuto un cane. era il signore sbagliato. perché qui mister i, solitamente ispido, diventa come il papa o la regina elisabetta, saluta tutti e li benedice, convinto che tutti siano amici o parenti suoi.
casa è dove c’è un divano letto che segna le tappe della tua storia e dove ogni faccia per strada ti sembra quella del tuo amico (che poi non lo sia veramente è un problema di mister i).
questo posto è, per tutti loro, piccoli, più piccoli, grandi e più grandi, casa.
Ma ci sono anche la zia matta e lo zio con l’orecchino al naso e i loro +1???
A me succede uguale a Mister I da anni, quando torno a Genova: mi sembra di conoscere un sacco di gente per strada, nel dubbio sorrido a chiunque. Poi ho capito che in realtà non risconosco nessuna persona, ma un popolo: i genovesi, i liguri, e le loro facce da genovesi. Se vogliamo, “Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così…”. Quindi ora non saluto più nessuno, ma per non rischiare una figuraccia con qualcuno che invece conosco, mantengo un sorrisino discreto che credo da Gioconda, ma forse più probabilmente è da beota, e che posso trasformare in un “Eh, mi sembravi tu!” in qualunque momento.