Ho l’impressione di perdermi cose importantissime, cose che succedono quando sto facendo altro. Come quei bambini obbligati a studiare le scale al pianoforte tutti i pomeriggi mentre gli amici giocano in cortile. Il centro del mondo è chiaramente là fuori ma loro sono inchiodati a quella tastiera. Perché poi? Perché hanno preso l’impegno. Perché, non si sa mai, un giorno potrebbero diventare veri musicisti anche se in realtà non succede. E perché in fondo il pianoforte non è male anche se il cortile è molto meglio.
Nel mio personale pianoforte, i tasti sono i doveri: svegliarsi all’alba, uscire, tornare, scrivere, leggere, pensare, prepararsi, parlare, studiare, cucinare, rispettare gli impegni, le scadenze, farsi venire delle idee, sentirsi in colpa. In cortile invece ci sono una gita fuori porta, un cinema, il medio con tre buffi amici francesi in visita che, come i re magi, hanno portato macarons, cioccolato e una candela profumata di rosa. C’è Sneddu che ieri sera, per celebrare Halloween, ha invitato sei tredicenni a dormire e siccome non chiede mai niente, gli ho risposto “che bella idea!” e, alle tre e mezza di notte, quando i sette sciagurati accampati in salotto ridevano come pazzi insonni, mi è toccato fare il cerbero in pigiama e poi, con il pensiero della sveglia, mi sono incattivita a rimuginare fino alle cinque. In cortile c’è il grande che da Torino è tornato a Milano perché l’università è in Dad per “lavori di emergenza”. A volte lo guardo dalla mia finestrella livorosa e gli dico cose sgradevoli, tipo “stai perdendo tempo”, anche se magari non è vero e la mia è solo invidia. In cortile c’è Mister I che va e torna da Londra ma lo fa con leggerezza, senza lamentarsi e ogni tanto il pomeriggio riesce a fare un salto giù con gli altri.
Forse è questione di organizzazione o di ansia. O magari è la consapevolezza che bisogna prendere quello che c’è oggi perché domani potrebbe non esserci più e la disoccupazione è dietro l’angolo.
L’altro giorno ho detto un no a un piccolo lavoro che, anche solo in forma di pensiero, aveva già cominciato a farmi venire mal di pancia. Quanta maturità in questo no, ho esclamato e mi sono sentita scema. E comunque adesso è novembre, piove e il cortile è deserto.
Sei terapeutica 💓
Ma dai . . . rallenta tanto, rallenta tanto tanto! Chi te lo fa fare, con simpatia!!!!!!
Se un lavoro ti attira davvero molto e/o hai bisogno dei soldi che ti procura allora dì di sì e possibilmente lasciane un altro che piace meno e/o paga meno. Ma altrimenti tutta la vita no.
Come dicono: lavorare per vivere NON vivere per lavorare.
Bisogna anche volersi bene.
Le levatacce mattutine abbruttiscono.
Stai a casa e scrivi un nuovo libro. Un giallissimo con tanti cadaveri. Tanto sono finti. Distraggono da quelli veri. Ti diverti e noi ci precipitiamo in libreria.
Ciao, mi accompagni da quando sono nonna. 17 anni.
Ma perché noi donne siamo sempre così dover iste e complicate e disponibili agli altri senza un po’ di sano egoismo?
Ci vuole una terapia d’urto…subito subito leggere “Vorrei un tempo lento lento”, a seguire fare una torta altissima e “sofficiosa” e poi guardare su, dietro la nebbia c’è il sole ❤️.
È la sfortuna di vivere fra maschi tu sei circondata : nella tua famiglia è il rapporto di 1 su cinque nella mia famiglia 1 su tre. La leggerezza e la complicità di mio marito e mio figlio mi rendono un po’ invidiosa non in senso malevolo, ma vorrei essere anch’io “leggera” come loro. Quel lato giocoso tutto maschile è davvero impagabile; beati! Poi novembre di sicuro non aiuta. Un abbraccio grande