Almeno un paio di volte alla settimana, tra le 17 e le 19, loro arrivano, singolarmente, a coppie o addirittura in tre. Si presentano in borghese, sotto copertura. Anagraficamente si collocano in un intorno dei vent’anni. Talvolta hanno modi garbati, salutano, qualcuno chiede persino come stiamo. Il grande li accoglie con calore e cameratesche pacche sulle spalle. In principio sembrano amicali visite di cortesia. Ma, dicevo, è solo una copertura.
Perché loro scompaiono in qualche anfratto domestico, come faceva Peter Parker nella cabina telefonica, e ne riemergono, dopo qualche minuto, completamente trasformati. Riappaiono seminudi, bicipiti e quadricipiti in evidenza, canottiere sgargianti, braghettoni poco donanti. Sono già sudati e ansimanti prima di cominciare. Cominciare cosa? L’allenamento nel nostro soggiorno, naturalmente.
Il grande che, da psicologo in erba, scandaglia e giudica impietoso le nostre fragili menti, con altrettanto impegno e molta meno perfidia, si dedica a coltivare il corpo proprio e altrui con workout di gruppo elaborati e sfiancanti dentro casa nostra. Loro – amici, vittime sacrificali, vigoressici ossessivi, cavie da laboratorio, corpi più o meno tonici, sempre fradici di fatica – si lasciano guidare dall’evangelista della tartaruga addominale. Sollevano pesi, si appendono al muro, si scazzottano con i guantoni, saltano alla corda, fanno push up, squat, trazioni (“Se usate il mio tappetino di yoga chiamo la polizia”). Soffrono ma ubbidiscono, sotto lo sguardo sprezzante del medio, tendenzialmente refrattario all’attività fisica, e perplesso di Sneddu che ogni tanto si concede a questo sacrificio rituale.
Intorno regnano musica a palla, ordini secchi, conteggi serrati, adrenalina, feromoni, superomismo, afrore tossico. Tutto nel mio soggiorno, mentre Mister, quando non è via, continua imperterrito a lavorare, come se fosse normale.
Poi, senza chiedere, loro si fanno la doccia nel nostro bagno, con naturalezza, come nello spogliatoio di una palestra pubblica (“Ma gli asciugamani se li portano da casa almeno?” “Non sempre”). A volte si fermano a cena con grande entusiasmo e immane appetito.
Io non lo so se tutto questo sia normale, se succeda anche nelle altre case. Mi inquietano l’odore (“Se apriste le finestre?”), il sudore (“Cosa ho fatto di male per meritarlo?”), la virile noncuranza (“Eddai, non a torso nudo!”), l’agio con cui occupano spazi domestici come fossero spiaggia o parco.
“Voi siete la mia seconda famiglia” ha detto l’altra sera uno di loro a cena. Yuppie.
molto perplessa, direi incredula,domando: ma a casa vostra non c’è alcuna regola o patteggio, non se ne parla prima ,non si pretende “rispetto eco ambientale “, non si chiede ai ragazzi di trovarsi un’ altra palestra? Mah…o è sempre tutto in funzione di godibili siparietti domestici??
Io penso che ognuno possa fare come gli pare ed avere le regole che gli sembrano adeguate a casa sua
ma più che altro io mi immagino la gioia dei vicini a sentire una mandria di bufali saltare, musica alta e il casino..non solo manca il rispetto per quelli dentro casa ma pure per quelli fuori casa
Mio figlio quando aveva circa 17 – 18 anni invitava spesso nei week end in cui noi eravamo assenti il suo gruppo di amici e non erano pochi. Dormivano in tutti i letti anche se il nostro era vietato. Mia figlia invece solo amiche per la preparazione condivisa di trucco e vestiti prima di uscire per feste o discoteche
Il mio primo figlio che ora ha 15 anni, tende a vergognarsi a portare gli amici a casa e a me questo dispiace tantissimo. Per fortuna siamo circondati dalle amiche della seconda, di 14, che sono sempre a casa nostra.
Vedremo che fara’ la terza..
Per me la presenza degli amici dei figli in casa con il loro carico di allegria e follia adolescenziale e’ preziosa e la considero un privilegio, anche a costo di rinunciare un po’ ai miei spazi.. so che verrà il giorno che me ne appropiero’ di nuovo completamente e non ho affatto fretta di arrivarci..
Ma scusa, con i vicini non hai nessun problema con musica a palla, salti e rumori vari causati dai movimenti degli “atleti cavia”?
Se è no, beati voi!!
la casa di sotto è abitata da una famiglia rumorosissima con cui abbiamo un patto di non belligeranza