Ehi tu,
stamattina entravi più tardi a scuola ed eravamo soli, come il primo giorno, tanti anni fa. La solitudine è un evento insolito in questa famiglia. Così ci siamo seduti sul balcone, con il glicine, il caffè, il sole e la sdraio a righe che sembra di essere in spiaggia. E tu avevi i capelli pazzi, lo sguardo rotondo, il cipiglio e il look sbrindellato dei tuoi quattro anni ma anche gambe e braccia lunghissime e l’aria dinoccolata di chi ancora non ha imparato ad abitarsi.
Fuori sei uguale a me e quando ti guardo ti riconosco. Dentro sei identico al tuo papà e ti muovi e pensi e parli come lui e quell’inconsapevole simmetria mi commuove e mi diverte. Sei efficiente e sfrenato e guardi il mondo dal tuo angolo storto e psichedelico. Sei sfuggente ma esigi attenzione. Sei permaloso ma poi mi ricordi che sei anche maschio e bastano due grugniti e una partita di calcio guardata insieme sul divano mangiando cioccolato, per fare pace senza parole. Sei dotato di una dialettica sottile e di una socialità sfrenata. Piacere al prossimo non ti è mai interessato e, forse per questo, ti riesce fin troppo bene. Sei amabile e selvatico a intermittenza, aggrovigliato e pensoso. Sei inquieto e scalpiti e vorresti un quotidiano bombardamento di novità, salvo poi infilarti il pigiama e lasciarti inghiottire dall’inerzia.
“Mi sono distratto e in questi giorni non ho pensato a tutte le cose che stavo facendo per l’ultima volta da minorenne” hai detto ieri sera con disappunto. Ma poi ti sei ricordato di tutte le prime volte che ti aspettano da maggiorenne e ti sei promesso con baldanza una maggiore consapevolezza.
A proposito di consapevolezza, da oggi, legalmente, nessuno dei nostri no sarà più per te obbligatorio. Anche per questo avrai il dovere di riempire ogni tuo sì di responsabilità.
A tutte le tue nuove prime volte, ai tuoi diritti, ai tuoi sì consapevoli e felici, a te che, maggiorenne o no, resti la mia quotidiana meraviglia.
Tanti auguri, diciottenne più medio del mondo

la tua mamma