Nonsolomamma

Quattro su cinque

Avevo organizzato tutto a modino. Certo, a volte sarebbe bello che qualcuno, al posto mio, organizzasse, scegliesse, programmasse, prenotasse. Ma questa è un’altra storia. Saremmo partiti in macchina il 25, la mattina di Natale. Dopo un doppio, pantagruelico turno la Vigilia. Pranzo e cena natalizi, a casa nostra, una trentina di persone in tutto. Tanti auguri, cibo, baci, abbracci e via.
Erano anni che volevo visitare i Campi Flegrei, il bradisismo e i parchi archeologici. Era dal 1992 che volevo rivedere la Piscina Mirabilis che, ai tempi, mi parve un posto magico, forse il più magico mai visto. E volevo portarci Mister I e quegli altri tre, che, nonostante tutto, sono i miei preferiti.
Ci avremmo passato tre giorni e, dopo, saremmo andati dai nonni a Bari, a festeggiare il compleanno di Sneddu e il Capodanno. Era tutto un magnifico incastro.
«Io non mi sento tanto bene» ha detto Sneddu, il 24 sera, mentre scambiavamo i regali con amici, zii e nipoti. È stato ignorato perché c’erano i pacchetti, i dolci, le canzoni, i bambini e le lucine di Natale e io ballavo con i regali in testa, perché era quello che faceva il mio papà alle feste e adesso tocca a me.
E niente, il 25 non siamo partiti. Sneddu aveva la febbre e parecchi altri sintomi tutti riconducibili all’influenza, anche senza il parere di un medico. E nemmeno il 26. Così ho smontato i Campi Flegrei. «Va be’, appena Sneddu sta bene andiamo a Bari».
«Mi sento la febbre» ha detto il grande.
«Mi sento strano» ha detto il medio.
«Mi sento la frullosi» ha detto Mister I.
Così, adesso, quattro su cinque sono malati. Ognuno con il suo personalissimo stile.
Il grande ha manifestazioni iperboliche: febbre altissima, tosse incoercibile, gemiti, scarsa igiene.
Il medio non ha più la faccia. Gli sono rimasti occhi enormi da civetta, l’aria stralunata e un plaid. Desidera uova al tegamino e yogurt. I due, insieme, fanno maratone di Stranger Things (che io ho mollato perché per me ha perso l’incanto).
Sneddu guarda insieme a me film di Bollywood e lascia che gli legga cose. A volte mi dà la mano.
Mister I non parla. Sta imbozzolato nel piumone. Ogni tanto controllo che respiri.
«Dov’è la peggior mamma del mondo?» chiede il grande.
«Ma come? Mi prendo cura di voi, faccio la spesa, vi preparo i mangiarini sani… Cosa dovrei fare di più?»
«Ammalarti come noi. Per solidarietà».

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