Nonsolomamma

strano ma vero

arrivò chiusa in un enorme scatolone, tra la curiosità degli hobbit, il tripudio di mister incredible e la diffidenza di elastigirl.
richiese un weekend di sterilizzazioni, travasi, misurazioni, generalizzata frenesia familiare.
rimase chiusa in un secchio da 30 litri, circa un mese, a fermentare, fare puzze e bolle e borbottare, di giorno e di notte.
una sera, per lei, mister incredible senza vergogna aprì il cassonetto verde in cui una sincretica pizzeria-sushi bar cinese gettava le bottiglie usate e zozze. le raccolse tutte, le portò a casa e passò un sabato pomeriggio a bollirle dentro una pescera, regalo di matrimonio mai utilizzato prima di allora.
le bottiglie, prima zozze poi pulite, furono riempite in un alacre pomeriggio piovoso. furono poi tappate, grazie a un apposito tappatore, in dotazione nel kit dentro l’enorme scatolone, oltre a densimetro, due secchi da 30 litri, 100 tappi, gorgogliatore, termometro, una polvere velenosissima e sanificatrice e moltissimi altri indispensabili accessori.
lei, da dentro le bottiglie, rischiò di esplodere. ma non lo fece perché sapeva che, se l’avesse fatto, l’elasti-vendetta sarebbe stata feroce e indimenticabile.
poi finamente lei, fatta di malto, acqua, zucchero e lievito e forse qualcos’altro che si è perso nel gorgogliatore o nel densimetro, fu pronta.
strano ma vero: la birra di mister incredible ha la schiuma della birra, il corpo della birra, il sapore buono della birra.
incredibile ma vero: la birra di mister incredible è proprio birra.

“che stai facendo, amore?”
“niente”
“come niente? sei lì al computer con la carta di credito in mano…”
“ma no, niente… ho solo ordinato un po’ di malto, un po’ di luppolo, un po’ di lievito. cose così. non si sa mai che ci venga voglia di farne altra…”,

38 pensieri riguardo “strano ma vero

  1. cosa di meglio di averla già in casa? Dal produttore al consumatore e non si rischia neanche di perdere i punti della patente ; )

  2. Se lo sapesse mio marito….. Nemmeno morta glielo dico!!!!!!!
    P.s. Oggi dopo tanto tanto tanto tempo ho letto una parola di cui non conosco il significato. “sincratica”. Mai sentita. Tocca googlarla…

    1. stavo pensando la stessa cosa!
      Da una parte sono tentata a di dirglielo, perché sicuramente é una cosa che potrebbe interessargli, poi però penso alla cantina impraticabile dal tanto che é stipata e al fatto che in casa non abbiamo nemmeno uno sgabuzzino… quindi, manterrò il segreto anche sotto tortura!

  3. Dunque è deciso: se venite ad A. per un tempo sufficientemente prolungato, Mr. Incredible deve inventarsi un paio di pomeriggi per fare la birra con il mio amichetto birraiolo. E complimenti a lui per il successo, azzeccarla alla prima non è affatto scontato!

  4. brindo alla vostra, qui invece il marito si è comprato la tastiera con enorme custodia e stasera è fuori a suonare… io mi guardo vecchi film con Humphrey Bogart e Lauren Bacall… e tutti sono felici…
    un abbraccio da bologna

    Nico

  5. La cosa più interessante è l’uso della pesciera. Anche io ne ho una, regalo di nozze mai usato, però non so se vale la pena per questo di comprare il kit per fare la birra…..

    1. concordo su tutta la linea!
      anzi, io ci aprirei un blog sull’utilizzo alternativo dei regali di nozze di dubbia utilità.
      per dire.

  6. interessante… quasi quasi
    noi comunque ci facciamo già il pane a casa con il lievito madre, quello che fai gorgogliare per dieci giorni.
    E’ la creatura e il tessssssssoro di mio marito
    MagicamenteMe

    1. anche mio suocero lo fa, solo che la ricetta del lievito madre che mi ha dato è criptica e complicatissima. alle mie richieste di spiegazioni ha risposto che lui ha fatto un po’ a modo suop e non l’ha seguito pedissequamente.
      tu hai suggerimenti da dare o è davvero una cosa così complicata?
      non è che con quel nick magari sei avvantaggiata???

  7. L’economista keynesiano marxista gramsciano avrà ben fatto i suoi conti. Mi interesserebbe sapere il break even point della convenienza del farsi la birra in casa (con il vantaggio di essere altrove mentre gorgolia). Complimenti alla tenacia del birraiolo e alla pazienza di Elasti.

  8. Purtroppo (o per fortuna) la birra fatta in casa è una mania comune nella nostra casa, con il risultato che alcuni fine settimana si trasformano in frenesia di preparazione del kit da mettere a fermentare, deliri da imbottigliamento, trepidazione da assaggio…
    Il bello è che condividiamo il tutto con estremo divertimento, tranne l’estrazione finale della carta di credito dal portafogli nel momento di rimpinguare le provviste di malti…per cui vi siamo vicini 😛

  9. Complimenti e alla salute!
    Io per il momento faccio pane, pizza, marmellate, limoncello e yogurt in casa, ma il tutto richiede poco tempo e soprattutto poca attrezzatura… è quella che mi spaventa!
    Ah, poi ci sarebbe anche l’orto, se si può considerare fra le cose autoprodotte, ottenuto da un minuscolo giardino riconvertito: dà grande soddisfazione, ma occorre parecchio lavoro e molta competenza e quindi non sempre ottengo i risultati sperati!|

  10. a proposito del tuo articolo su repubblica-il condominio dove il vicino è amico- parli del cohousing e riflettevo sul fatto che in fondo i danesi negli anni sessanta non avevano inventato proprio niente. questa realtà era presente in italia e si chiamava strada. le famiglie le cui case si affacciavano nella strada consideravano questa un’espansione della propria abitazione dove svolgere le più svariate attività e per lo più mai da sole ma in compagnia delle vicine. si puliva insieme le verdure, si cuciva, si facevano giocare i bambini piccoli o semplicemente si chiacchierava. chi ti scrive è una signora di 45 anni cresciuta in un piccolo paese della sicilia che ha acora vivi i ricordi di quando a noi bambini si insegnava a non considerare estraneo il vicino di casa anzi per una forma di rispetto li chiamavamo za(zia), zu(zio) , di quando non c’erano limiti al nostro terreno di gioco e si passava da una casa all’altra urlando a più non posso. che tenerezza ricordare le mamme che gridavano il nome del figlio arrivata l’ora di cena e non sentendo risposta girare dalle vicine fino a quando una non rispondeva-non ti scantari pippina to figghiu è ca chi mancia cu nui (non ti preoccupare pippina che tuo figlio è qua che mangia con noi)

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