Nonsolomamma

io so

da quando lo hobbit piccolo aveva chiesto di parlare al telefono con nonno A, elastigirl aveva deciso che era arrivato il momento, a torto ritenuto non necessario, di spiegargli che, con nonno A, parlare al telefono non è più possibile. e nemmeno invitarlo a cena, incontrarlo ai giardini, farsi pizzicare le guance e raccontare le storie, cantare le canzoni pazze sulla pipì che chi non la fa prima o poi la farà, ballare con un cappello buffo in testa, o anche due.
sabato mattina, in macchina, lo hobbit piccolo, seduto sul suo seggiolino, faceva un gioco, dividendo tanti piccoli pezzi di carta e riponendoli ognuno in un suo immaginario posto giusto. “quetto pel la mamma, quetto pel nonno A, quetto pel nonna M, quetto pel me… dopo alliva nonna M e nonno A!”.
questa equa distribuzione di ricchezze cartacee e quella fiducia in un arrivo impossibile hanno reso improcastinabile la spiegazione, stupidamente, pavidamente, lungamente rimandata.
nel pomeriggio lei e lui erano soli, per mano, su un bel prato. camminavano cercando coccinelle.
“amore…”
“…”
“il nonno A non può più venire da noi perché…”
“io so, mamma”
“cosa sai?”
“nonno A motto”.
ha detto esattamente come stanno le cose. senza paura, senza esitazione, con la naturalezza che la verità merita.
e poi ha esclamato: “così: ah!”. e ha buttato la testa e gli occhi all’indietro, come un soldato che cade in battaglia, come la vittima del gioco delle sparatorie, come un bambino che si immagina la faccia della morte e la rappresenta.
elastigirl lo ha osservato, ha vacillato, ha sospirato sollevata perché da quel momento in poi sarebbe stato tutto più facile e limpido e onesto.
“e chi te lo ha detto che nonno A è morto?”
lo hobbit di mezzo, ha risposto il piccolo.
ci aveva pensato lui, occhi enormi da civetta e ricci pazzi. quello pazzissimo. che ha fatto la cosa più sensata e adulta da farsi. prima di tutti gli altri, prima di salutare il fratello e partirsene per la città di A, in massachusettes, insieme allo hobbit grande e mister i.

85 pensieri riguardo “io so

  1. “…e poi ha esclamato: “così: ah!”. e ha buttato la testa e gli occhi all’indietro, come un soldato che cade in battaglia, come la vittima del gioco delle sparatorie, come un bambino che si immagina la faccia della morte e la rappresenta.”
    Pare di vedere queste scene, come fossero fotogrammi, o un quadro.
    Davvero commovente e forte quanto hai scritto, Elasti.

  2. Immagino sia stato inaspettato e difficile per te, ma credo davvero che l’hobbit di mezzo abbia fatto un grande regalo al suo fratellino, dandogli una spiegazione per quanto difficile. Almeno qs è l’esperienza che ho fatto io con bambini in situazioni davvero critiche, anche se piccoli si fanno comunque una loro idea e allora forse è meglio dar loro qualche informazione adattandola alla loro età.
    Stai crescendo dei ragazzi davvero in gamba.
    Coraggio, elasti, è l’occasione per fare un piccolo passo in avanti, se te la senti.

  3. Confermo: noi perdiamo i pezzi ma loro no. Poi volevo dirti anche che il fatto di fare un gioco dove nonno a e’ presente non e’ cosi’ casuale: tutto rimane al posto giusto quando quel posto era cosi’ importante anche prima. hobbit medio mi ricorda il mio fratello medio. Personaggi. Incredibili i medi.

  4. “Quando diventerò grande e il nonno sarà piccolo, guiderò io il trattore rosso con il nonno in braccio”
    [mio nipote, quando aveva 3 anni]

  5. ieri ho dovuto spiegare al mio mostro che lo zio purtroppo ha perso l’udito e probabilmente avrà una semiparesi ad un lato del viso e lui mi ha risposto che non importa quello che si vede fuori, ma quello che si ha nel cuore….. Ancora mille abbracci a te e alla tua famiglia.

  6. Anche quando è mancato il mio adorato zio, la mia bambina di 4 anni ha tradotto al volo i giri di parole che stavo usando per spiegarle quello che pensavo non potesse capire: ” e’ morto?” mi ha chiesto, diretta come un pugno nello stomaco, ma con una naturalezza che mi ha aiutato ad accettare la morte come parte della vita.

  7. I bambini sono unici e spesso molto meglio di noi.
    Coraggio……nonno A sarebbe fiero dei sui cuccioli!
    Un abbraccio.

  8. con la famiglia se n’è partito anche il blog? O ti stai dando alla pazza gioia e dunque al blog non ci pensi proprio? Beh, noi si aspetta, come dire… 😉

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