Nonsolomamma

telefonate

“pronto, elasti?”
“sì, sono io”
“ciao, elasti. chiamo dalla segreteria del settimanale con cui collabori da lontano – ché in redazione non ci vieni mai, del resto non ne hai alcun motivo – da poco più di tre anni. come stai?”
“ciao… bene, grazie. che piacere sentirti. come va lì da voi?”
“bene. posso passarti il direttore, che poi è una donna, ma noi diciamo direttore?”
“passarmi, il… la… certo, certo che sì”
lui mi chiama per passarmi lei. lei non mi ha mai chiamata. mai, da quando, circa sette mesi. è direttrice o direttore. mai chiamata, né attraverso di lui né direttamente. vorrà dire qualcosa? mi deve dire qualcosa? mi deve dire che chiude il giornale? che chiude la rubrica? che chiudo io? del resto, ci sta. con la crisi della carta stampata, della pubblicità, dell’economia globale… ecco, insomma, una notizia orrenda ci starebbe pure. e si prenderebbe la briga di comunicarmela di persona, seppure attraverso il telefono? forse no. o forse sì. però io, oggi, non sono pronta a ricevere cattive notizie. perché oggi ho i crampi allo stomaco – sarà mica il virus intestinale? – e non mi sono ancora ripresa da un weekend complicato e poi, poi mi devo lavare i capelli. possiamo magari risentirci dopo che mi sono lavata i capelli?
“pronto, elasti?”
“sì, eccomi. sono qui”
“come stai? come va con tuo marito all’estero e i bambini e il lavoro e quella vita difficile?”
“abbastanza bene, grazie. a tratti un po’ faticoso ma nel complesso direi che va bene. tu come stai?”
“ma non hai pensato di raggiungerlo? di prenderti una pausa da milano? di partire con i bambini?”
ecco, mi sta dicendo così perché, carinamente, mi sta offrendo una exit strategy. il messaggio è: io ti comunico che non ci servi più, che non lavorerai più per noi, però ti dimostro che tu, un’alternativa sensata, come ad esempio fare la moglie e la mamma oltreoceano, ce l’hai. e dopo sarai anche più contenta, sempre che l’alcolismo non prenda il sopravvento. e forse un giorno mi ringrazierai.
“be’, è un po’ complicato. certo che ci abbiamo pensato però, lui sta nel mezzo del nulla con meno 20 gradi e metri di neve. e… poi si tratta di qualche mese all’anno, meno della metà. e poi è un esperimento. e poi io, io non sto male qui. e nemmeno i bambini. insomma ognuno trova un suo equilibrio e…”
“capisco. comunque volevo dirti che il giornale a breve cambierà un po’. alcune rubriche non ci saranno più, potrebbero essercene di nuove…”
ecco, la mazzata. inspira espira e pensa che lo hobbit grande non è morto soffocato con la cotoletta l’altro ieri, che siamo tutti in salute, tranne questi crampi allo stomaco, che le cose importanti nella vita sono altre, che un’alternativa si trova, che…
“…”
“la tua rubrica però resta”
“certo, capisco, del resto… resta? hai detto resta?”
“sì, resta. in un’altra posizione rispetto a oggi ma resta. perchè alcuni, vari mi hanno detto che ti apprezzano molto”
alcuni, vari hanno detto… alcuni chi? vari chi? perché la terza persona plurale? la prima no, eh? il pronome io, che mi rassicurerebbe parecchio, è incauto? insincero? però va bene così. va benissimo. anzi grazie.
“mi fa piacere. sono contenta. grazie”
“bene”
“bene”
e ora come funziona? mi ripassa la segreteria? mi congeda lei e butta giù? cosa devo dire? fare? forse dovrei proporre qualche idea brillantissima per il futuro, forse dovrei parlare di progetti, di intuizioni, di letture, di… e invece… vuoto, tabula rasa…
“allora, buona serata, elasti”
click.

117 pensieri riguardo “telefonate

  1. Io ti ho conosciuto perchè un amico mi ha mandato il link ad un tuo post su D, quello in cui descrivevi il tuo ingresso in profumeria con tutti i buoni propositi del caso (forse ricordi). Mi mandò il link perchè sembrava di leggere quello che avrei potuto pensare e fare io…rimasi completamente allibita. Da allora mi sento un pò meno caso sola 🙂

  2. possiamo magari risentirci dopo che mi sono lavata i capelli?
    AHAHHAHAHAHAH…io ti adoro!!!! 😀 mi prende la stessa pigrizia quando devo lavare i capelli!
    e meno male che resti…mi sarei sentita male.
    😀

  3. Che poi una che è cavaliere al merito della Repubblica (o sei altro Elasti?) come fa ad essere tolta da un supplemento di Repubblica? Non mi sembra il caso..:-)

  4. D è troppo stile ‘Metro’??? Forse non so di cosa stai parlando, io per Metro intendo il volantino quotidiano gratis che danno nelle metropolitane 🙂 …la pubblicità c’è, e anche tanta, concordo. Ma se mi permette di pagare quotidiano + settimanale ogni settimana 1.50 euro (contro almeno 2euro di tutte le altre riviste) per rubriche intelligenti, reportage da tutto il mondo, approfondimenti e riflessioni con anche uno sguardo allo stile, che non guasta, mi sta bene.

    1. “per rubriche intelligenti, reportage da tutto il mondo, approfondimenti e riflessioni con anche uno sguardo allo stile”.
      Questa e’ la tua opinione, io ne ho una diversa, che non ho nessuna intenzione di articolare, visto che non era questo il punto del mio commento.
      Non e’ perche’ tutti gli altri fanno pagare una giornale e una rivista uno sproposito, allora devo ringraziare chi la riempie’ di pubblicita’ per farmi pagare 0.5 in meno.
      Rimangono monopolisti gli altri e pieno di pubblicita’ il suddetto supplemento.

  5. @ Marina M: permettimi di dire che il punto è un altro e non ha nulla a che vedere con i meriti di Elasti come scrittrice: un post del genere in questo momento storico, con la disperazione che serpeggia nelle redazioni delle più grandi case editrici italiane, con l’incubo dei contratti di solidarietà e della cassa integrazione, con la terribile e già ufficializzata chiusura di testate storiche, non può che lasciarci un po’ stupite. Leggerlo è stato un po’ come vedere una persona che scoppia di salute e di giovinezza andare a pavoneggiarsi in un reparto di geriatria. Ma credi questa sensazione è solo nostra, perché facciamo le giornaliste e abbiamo il polso della paura di questi giorni.Tutte le altre, ignare giustamente di quello che sta accadendo, è ovvio che si limitino a rallegrarsi per lo scampato pericolo.

    1. si hai ragione. il punto è un altro e non ha nulla a che vedere con il valore – riconosciuto – di elasti come scrittrice (che per me resta comunque perfetta sul web), ma con la disperazione che serpeggia nel nostro ambiente. forse si la sentiamo noi perché è la nostra, fuori si percepisce meno. se i ginecologi incrociano le braccia ce ne accorgiamo tutti eccome. e ovviamente nessuno si può sostituire a un ginecologo. se i giornalisti si mettono in sciopero sinceramente ecchisenefrega (e lo dico con la morte nel cuore, ma è la realtà) ci sono un miliardo di blog/siti/portali nei quali si trova di tutto e di più, ci sono facebook e twitter che ci informano in tempo reale e anche prima. se i giornalisti veri incrociano le braccia ci sono miliardi di pseudo o aspiranti tali pronti con le dita sulla tastiera. 😦

      1. ecco appunto, meglio sarebbe stato un post con scritto: c’è una crisi blu a pallini viola che neanche Maga Magò, ma ci ho avuto un culo pazzesco e la mia rubrica è salva. Cmq lo stato d’animo di quando chiama il direttore l’ha reso benissimo 🙂

    2. Condivido la sensazione. In generale le riviste dei quotidiani sono inutili e a coloro che hanno professato di leggere solo la rubrica di Elasti consiglio di riflettere.

      1. CONDIVIDO. Ma l’obiettivo, se scrivi libri e li vuoi vendere, è di piacere a molti (non a pochi ma buoni).

  6. Dimmi una cosa che son curiosa: Perche facendo ricerca sul web non Compaiono mai i tuoi articoli da giornalista finanziaria? Possibile? Non firmi nulla? Perchè solo gli articoli di D?
    Ma tu sei veramente una giornalista finanziaria o ormai lo sei solo per finta?
    Scusa la curiosità?

    1. elasti lavora per la Reuters che è un’agenzia e i “lanci” di agenzia solo molto raramente si firmano. almeno questo accadeva all’Ansa dove ho lavorato per un po’. si firmvano eventualmente solo certi “servizi”. per questo non trovi i suoi pezzi firmati.

  7. ho già commentato e ho scritto quanto mi piaccia la scrittura di Elasti. ovunque essa sia. qualunque cosa scriva o quasi.
    poi sulla questione minuscole: sono piccoli vezzi, anch’io, da sempre, per pigrizia e forse perchè scrivo spesso sul letto in una posizione assurda (e ho un mac, sulle maiuscole un po’ scomodo), le uso al posto delle maiuscole.
    del resto lo faceva Brecht (Bertolt) e in tedesco le maiuscole sono molto ma molto più frequenti e necessarie (i sostantivi si distinguono dal resto proprio per la maiuscola, inoltre anche auf Deutsch c’è la maiuscola quella che si inserisce dopo il punto).
    quindi scusateci, scusate Elasti, scusate Brecht: non sarà poi un peccato così grande usare le minuscole impropriamente. dai…!!!!! un sorriso!!!! un po’ di leggerezza!!!!!!!! siamo su un blog, mica sulla Treccani.
    chiara

  8. D resta un mio isolotto privato e piacevole. Mi ha fatto spesso pensare e sorridere. Ed è lì che ti ho letta per la prima volta. Per anni io conoscevo solo la De Lillo cartacea. Questo blog è arrivato dopo.
    Un abbraccio grande

  9. Mia mamma compra D da quando è nato, e la tua rubrica è la prima cosa che leggo una volta aperto il giornale, zompando le modelle bellissime e le fotografie mozzafiato. Cercavo te,cerco te,uno spaccato di ironia per iniziare la giornata o per chiuderla in bene. E quando ho visto che argh, non eri più nelle prime pagine, che prima avevano le rubriche tutte in fila, mi è venuto quasi un coccolone.Poi ti ho trovata, sfogliando il giornale al contrario, nello stesso modo in cui certe volte ti capitano le cose belle nella vita. E, ogni volta che ti leggo,mi viene tanta voglia di mettermi all’opera, di girare al contrario lamia esistenza, di provare a fare ciò che mi dà equilibrio, di tentare davvero con lo…scrivere. grazie elasti.

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