“quindi… volete dire… che siamo, finalmente, una famiglia normale?”
“normale mi sembra una parola grossa. lo hobbit di mezzo da due giorni non si separa mai dalla ciotola rossa del vomito. il piccolo ascolta a ciclo continuo ‘i am sexy’ e tu, be’, a 12 anni non si è normali per definizione. per non parlare di tuo padre che racconta solo delle vasche che fa in piscina e di me che sono preda dei miei bisogni primari: dormire, dormire e dormire ancora un pochino”
“a parte questo, però, siamo normali”
“normali rispetto a cosa?”
“rispetto a ieri”
“io, rispetto a ieri, sono solo più triste”
“olé. ho una famiglia normale”.
stamattina, all’alba, è partita. con due piccole valigie – una rosa e una marrone – un cappotto, una sciarpa, un cappellino, i capelli come spaghetti e il sorriso felice di chi va e poi torna.
cindy, la ragazza alla pari americana, è andata via, per questioni di visto e di natale in famiglia. ha lasciato il suo amore italiano, con l’equilibrio e la razionalità di chi ha già scelto, senza lacrime o struggimenti. tornerà a gennaio, questa volta per un anno intero e un master da infilarci dentro.
nella sua stanza, sono rimasti vestiti, scarpe, fotografie, sciarpe, libri e tantissime tracce di lei perché questa, per un po’ sarà la sua casa e, a casa propria, si lasciano pezzi di sé da ritrovare dopo, al rientro.
e, certo, l’organizzazione, nelle prossime settimane sarà più caotica, ci saranno buchi da riempire, ansie da placare, albe hobbit da organizzare. ma tutto questo è piuttosto irrilevante rispetto a quello spazio vuoto, bianco e silenzioso che lei lascia, seppur per un mese soltanto.
perché cindy è una presenza discreta ma piena, leggera ma densa. perché è creativa, perché taglia, disegna, inventa, gioca come elastigirl non sa fare. perché le mette allegria. perché averla intorno è un piacere. perché è attenta e affidabile. perché, lei e lei, si capiscono senza nemmeno parlare e sono gentili, l’una con l’altra, senza dirselo, per il puro piacere di rendersi le reciproche vite più facili. perché avere una donna intorno è fichissimo.
per questo, da oggi forse sono una famiglia più normale, ma sicuramente un po’ più triste.
Anche io penso che vivere con una donna con la quale si è in sintonia sia più fico. Perché se non si va d’accordo vivere con una donna è uno strazio.
Mi spiace che sia partita, la normalità è molto faticosa, anche se pare faccia stare più tranquilli i figli 😉
ma il fidanzato l’ha lasciato per sempre o solo per le vacanze di natale?
Godetevi un po’ di “normalità” 🙂
olè: il desiderio di essere una famiglia ristretta. Che vuoi farci, chiediamo sempre qualcosa d’altro.
Quando i miei 3 erano piccoli, in occasione della partenza della giovane tata polacca e bionda, che costituiva un pilastro dell’organizzazione domestica, facevo periodici pellegrinaggi nella sua stanza. Vedere che aveva lasciato oggetti, vestiti, scarpe mi rasserenava sulla certezza del ritorno. Siamo ancora molto amiche, anche se lei ha trovato altre strade.
proprio così: quando se ne va da casa l'”altra donna” tutto diventa triste, io non mi sono ancora ripresa
Sembra proprio che il grande questa Cindy non la sopporti affatto. La domanda è perché?
Mmmm, immagino sarà un pò più caotica la faccenda, ma l’apprezzerai ancor di più, se possibile, al suo rientro… e ora sarai di nuova la sola “Queen of the House” 🙂
Forse il grande non sopporta l’idea di avere ancora una baby sitter. Si sente, appunto, grande e averla per casa, invece, gli sembra un affronto alla sua indipendenza.
è bello il modo in cui parli di Cindy, e credo sia bello sentirsi amati e amare così, una famiglia che non è dono del DNA ma di un caso della vita 🙂
“Normale? Chi in questa famiglia sa cosa vuol dire la normalità? Qui dentro l’unico normale è Jack Jack e fa ancora la cacca nel pannolino!” 😉