Nonsolomamma

sono giorni particolari

accanto a casa di nonna J, dove elastigirl è nata e dove ha vissuto un sacco di tempo, c’è un negozio di biciclette. da sempre. ci lavorano, da quando lei ha memoria, un padre, anziano (identico, da almeno 40 anni, nell’aspetto e forse anche nei venerandi anni) che sta nel laboratorio sul retro e ascolta radio maria, e due figli di mezza età (anche la loro età di mezzo dura da sempre), uno al banco e uno, più versatile, un po’ da una parte e un po’ dall’altra.
elastigirl li frequenta da quando è bambina. lo fa, suo malgrado, per abitudine e perché, alla lunga, ci si affeziona un po’ a tutti e a tutto.
in realtà, quei tre sono ruvidi, scontrosi, umorali, selvatici e anche un po’ respingenti. rispondono a monosillabi, con l’aria che, tutto quello che fanno, lo fanno perché hanno un animo grande e generoso, non perché è il loro mestiere e sono tenuti a farlo.
“buongiorno”
“umpf”
“vorrei un cestino per la bici, per cortesia”
“sgrunt”
“se possibile, mi piacerebbe che fosse di media grandezza”
“eh! facile! facile dire di media grandezza! la fa facile lei!”
“ehm, se mi fa vedere le misure che avete, le indico quello che fa al caso mio”
“va be’. ma la bicicletta almeno ce l’ha dietro?”
“mmmh, no”
“e allora, come faccio a sapere quale cestino va bene per lei?”
“be’. intanto se me li fa vedere…”
“…”
“dicevo… se…”
“scusi. sì. sono giornate un po’ particolari queste… sa… cosa voleva vedere?”
“un cestino di media grandezza”
“ah. uff”
“grazie”
“…”
“?”
“guardi, ecco mio fratello. chieda a lui! tanto è lui che monta i cestini… io non ne voglio sapere niente!”
“buongiorno!”
“snort!”
“ehm… io volevo…”
“ho sentito! non sono mica sordo!”
“be’, non era qui con noi fino a un minuto fa. pensavo non…”
“lei non pensi! io ho sentito! però ha ragione mio fratello… non è mica facile!”
“insomma, intanto se mi mostra i cestini, mi faccio un’idea”
“…”
“?”
“eh? cosa? cos’è che vuole lei?”
“un cestino per la bici”
“ah. ecco. tu vai a vedere di là, cosa sta facendo papà!”
“…”
“cosa stavamo dicendo? ah, già. cestini. sa com’è, sono giorni particolari…”
“prego, si figuri”

“papà è lì. ascolta la radio”
“bene”
“questo mi sembra perfetto”
“perfetto… lasci decidere a noi se la sua bici è adatta a questo cestino. non faccia un lavoro che non è suo! porca polenta ladra!”
“mi scusi. però, ecco…”
“no, sa. ci scusi lei. sono giorni…”
“particolari”
“esatto. particolari”
“allora torno con la bici”
“vede… noi, con lei, ci conosciamo da una vita…”
“in effetti”.
aveva le mani sporche di grasso, il fratello che sta un po’ di qua e un po’ di là. e un cappellino sulla testa che gli scopriva solo le orecchie. una testa tonda, con due orecchie grandi e un paio di occhiali che nascondevano uno sguardo stralunato e liquido.
il fratello che sta al banco, quello che dovrebbe avere più dimestichezza con il pubblico, ha deglutito.
ed è calato un gran silenzio su quelle biciclette esposte. e sui caschetti, sui cestini e sulle pompe per gonfiare le gomme. e quell’odore di grasso, di gomma, di ferro, di biciclette si è preso tutto lo spazio.
un sospiro un po’ strozzato.
“sono giorni particolari, perché…”
“ieri è morta la mamma”
“una gran confusione”
“e il papà… il papà va monitorato. là nel suo laboratorio con la radio”
“mi dispiace moltissimo, io non sapevo. avrei… non…”
“già”
“particolari”
“immagino. non preoccupatevi. è normale che…”
“la mamma… è morta in ospedale”
“ieri”.
e quei due, ispidi e ostili, si sono fatti improvvisamente piccoli e fragili.
e a vederli lì, così disarmati, quasi nudi, non sembravano neppure ruvidi o scontrosi o respingenti.
sembravano soltanto soli. e persi.

34 pensieri riguardo “sono giorni particolari

  1. Elasti grazie, hai saputo descrivere questo tipo di persone e i loro sentimenti con maestria, mi è parso di esserci a bocca aperta e tutt’occhi.

  2. Dalla tua descrizione mi sono immaginata questi tre uomini la cui vita aveva il filo comune del lavoro e di quella donna che per uno era moglie e per gli altri era madre, in entrambi casi un pilastro dell’esistenza. Ed ho sentito dentro il loro smarrimento… Direi che hai raggiunto l’obiettivo.

  3. Ma non hanno i figli una moglie,fidanzata,compagna? So che niente e nessuno può sostituire una mamma soprattutto se si va d’accordo ! Tu con il pretesto di sistemare le bici dei tuoi figli vacci qualche volta… Te l’ho scritto in privato una volta tu partecipi x davvero alla vita degli altri ..nella trasmissione (discutibile x i contenuti) tu veramente eri sincera e partecipativa… Il tuo busto i in avanti come a voler ascoltare e aiutare di più la persona che ti era di fronte(anche se era un attore probabilmente) io non so chi sia la tua mamma ma penso questa sia una parte del tuo papà che vive in te!

  4. Uffa Elasti, adesso mi viene da piangere e sono in ufficio, in un open space, che già non dovrei leggere il tuo blog durante le ore di lavoro, figurarsi piangere.

  5. elisalischen e zion hanno ragione
    mi viene voglia di andare li’ ad abbracciarli
    e tornerei li’ con le bici, un cestiono di fiori e/o una scatola di cioccolatini 🙂

  6. Non so perché ma mi facevano tenerezza e commozione già prima di arrivare alla parte finale del post…ed è stato un po’ come esser là con voi mentre ne parlavi. E anche questa volta, come tutte le altre volte, ti ripeto che la tua scrittura è un dono e uno stato di grazia….anche in circostanze come questa….

  7. Dio che commozione…. Se solo potessimo prevedere sempre, e capire, le giornate particolari di ognuno, con quanta delicatezza ci muoveremmo, le persone sarebbero sole…

  8. Scusa lo sfogo …e che lui considera la vita una gara …non riesce a vivere “tranquillo”…attenta a non mandare tuo marito a fare la spesa …oppure quando torna chiuditi in bagno e così non vedi le cose …quando è tutto a posto ti sembreranno meno cattive …

    1. Mi spiace Fefo
      ti sono vicina!
      Mi e’ successa la stessa cosa con mio fratello nel 2010, quindi se vuoi scambiare due parole con una quadingegnera che forse ha pattern mentali o sentimentali simili ai tuoi sono qui
      (Elasti ha la mia mail)
      Un abbraccio stretto stretto stritolante come solo gli italiani sanno dare 😉

  9. Lo sparuto manipolo che ‘veglia’ su tante ‘storie’ difficili e difficilissime,diverse e uniche,impara ogni giorno che difficile e difficilissimo sono sempre diversi,unici,come è unica ogni persona che lascia questa vita dopo averla ‘abitata’ più o meno a lungo.Lo sparuto manipolo impara ogni giorno che figli,padri,madri,amici,sorelle,compagne,compagni e tanti altri impigliati nella dolce rete degli affetti vorrebbero un balsamo,un profumo,una nenia,un abbraccio.Lo sparuto manipolo spesso rimane muto,ha paura della morte,ha paura di abituarsi ad essa,ha paura di non commuoversi più.Lo sparuto manipolo di cui faccio parte spesso si trova a dire che si sperimenta la morte anche da vivi.

  10. Un abbraccio a te Fefo…ho letto solo ora il post. Doveva essere una persona fantastica, doveva esserlo davvero. Ha ragione Rox, si sperimenta la morte anche da vivi ma finché siamo dentro questa pazza e incredibile cosa che è la vita speriamo, sogniamo, combattiamo. Un abbraccio alla tua famiglia.

  11. C’e’ da dire che la mia esperienza con i “biciclettai” mi dice che spesso sono persone ostiche all’inizio (ne conosco 2 o 3 cosi’, e in nazioni diverse). Si parte dal presupposto che “tu non ne sai niente veramente di biciclette” e spesso “non ho tempo per questo oggi, vieni un altro giorno, oggi c’e’ il sole e tutti si ricordano di avere una bici / vogliono comprare una bici..”. Questo i primi minuti, poi si tranquillizzano, si lamentano un po’ ma ti seguono, ti danno dei consigli e .. fanno quello che non avevano tempo di fare, magari trovando anche quel componente, usato ma funzionante, per cui solo poco prima: “si e’ rotto XXX .. non si cambia .. non ce l’ho .. ordinarlo ci vuole tempo .. e’ caro .. fai prima a comprare una bici nuova!”. 🙂

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