Nonsolomamma

gialla

è a piedi. sta andando da qualche parte con una certa fretta. a un tratto un’ambulanza accosta al marciapiede e il soccorritore dal lato passeggero abbassa il finestrino e la chiama.
“signora! signora! scusi!”
lei gli si avvicina, pensando che abbia bisogno di un’informazione.
“mi dica”
“dovrebbe venire con noi, immediatamente”
“dove?”
“in ospedale. dobbiamo rcoverarla d’urgenza”
“e perché?”
“perché è gialla. non se ne è accorta?”
“veramente no. certo, ultimamente sono un po’ stanca, forse pallida, ma…”
“non possiamo permettere che una signora così gialla se ne vada in giro impunemente in questo modo. potrebbe avere qualcosa di gravissimo. ora la portiamo in ospedale con la sirena, sarà ricoverata, le faranno tutte le analisi e capiranno il perché di tutto questo giallo”
“ma, veramente, io… dovrei prima…”
“niente ma, signora. il suo è un caso urgentissimo che non ammette dilazioni. salga senza fare storie. lo dico per il suo bene”.
così si ritrova in un’enorme camerata d’ospedale con moltissimi pazienti e parenti di pazienti. non sa più dove sono la sua borsa, il suo telefonino, i suoi soldi e i suoi vestiti. è lì, su un letto, con medici e infermieri dall’aria grave e preoccupata, tutt’intorno, che cercano di capire quale terribile malattia sia all’origine di tutto quel giallo.
tuttavia lei non pensa con particolare apprensione alla sua salute, non pensa ai suoi figli che sono a casa ignari, non pensa al marito che sta a londra e non sa bene come contattare, non pensa alla sua mamma che forse dovrebbe sapere quel che sta succedendo, non pensa alla spesa al supermercato che qualcuno dovrà pur fare, non pensa all’indomani mattina, quando non potrà andare a lavorare e bisognerà avvertire i colleghi.
lei è soltanto enormemente sollevata perché ora ha una scusa grandiosa per non esserci, per non partire, per non rispettare gli appuntamenti, per dare forfait a tutto, senza che nessuno possa restarci male perché, in effetti, se sei in ospedale con tutto quel giallo in corpo, prima devi risolvere quel problema lì.
e in quella immensa camerata, piena di voci, di odori, di luci al neon, lei, per un momento, è felice.

ecco, quando una inizia a fare sogni così, forse dovrebbe farsi qualche domanda sulle priorità della vita, sulla propria salute mentale, sulla propria tenuta fisica ed emotiva, sui rischi dell’abusata pratica dello strafare. dovrebbe. forse.

ps a proposito:
venerdì 18 novembre, alle 18,45, a cormòns in provincia di gorizia, elastigirl presenterà alla pari al festival cormònslibri che le hanno detto essere bellissimo. qui i dettagli.
domenica 20 novembre, alle 12, a bookcity milano, presenterà alla pari a villa necchi campiglio, insieme a marco balzano, con letture di paola fresa e graphic recording di erika samsa. informazioni qui.

34 pensieri riguardo “gialla

  1. Tesoro…. Ti capisco tanto…. Io non sogno…. penso proprio così … Salvo poi pentirmi per chi sta male davvero….
    Ma una piccola influenza???? Vale lo stesso????

  2. Anch’io ti capisco… forse il fegato ti parla? A me è successo di sognare cose metalliche, lance, armature… e poi è venuto fuori che avevo bisogno di ferro. 🙂

  3. non sei sola ma attenta: e’ cosi’ che ci si ammala davvero. te lo dico per esperienza, negli ultimi anni sono diventata “non proprio un caso clinico ma certo abbastanza inusuale” a detta del mio medico. E sono anche finita sotto i ferri. Non lo dico per spaventarti, ne’ per portare sfortuna:) e’ solo un invito ad ascoltarti

  4. Che bel sogno! E che meraviglia che te lo ricordi… forse hai bisogno di un po di riposo: come me con 3 figli, una casa , un lavoro, un marito sempre impegnato altrove…pero’ se mi fermo partono i sensi di colpa di non essere utile a nessuno, mi impantano nella tristezza malinconica e appiccicosa…quindi vento in poppa e avanti tutta che mi riposero’ quando saro’ in cimitero!!!

  5. A aveva tre anni, B ne aveva due e io sono passata dalla scrivania alla rianimazione.
    Dolore paura cosa ne sarà dei bambini?
    Giunta la sera ormai consapevole che non sarei tornata a casa ho dormito della grossa.
    Ci voleva una malattia per farmi capire che gli esseri umani si possono riposare.

  6. Quando cominciai a desiderare un incidente in macchina che mi impedisse di recarmi al lavoro, realizzai che stavo infilandomi in un tunnel spaventoso.
    Niente mi distraeva
    Ne’ la famiglia, con due bimbi di tre e sei anni,
    Ne’ gli amici, che cercavano di tranquillizzarmi
    Ho dovuto fermarmi, far riposare la testa
    Che ingigantiva tutto

    Non mi sento di consigliarti
    Ma ascolta i segnali che il corpo e la mente ti mandano
    Un abbraccio

  7. All’inizio non ero certa che fosse un sogno e mi sono terribilmente spaventata, però davvero il subconscio ti sta parlando; non deve essere semplice il tuo ménage famigliare e lavorativo

  8. Molto probabilmente non desideri fare diversamente. Questo tuo strafare è un bisogno reale, la paura di precludersi tutto il bello che si può avere.
    Non trascuri nulla : i figli, i piccoli riti, le stagioni, gli incontri , il lavoro, le Karen, la mamma e il barese. Dietro quell’aspetto di perenne ragazzina con la collana a caramelle colorate c’è una persona che percorre la sua vita a testa bassa perché ci crede e ha bisogno di crederci .

  9. Quando ho confessato a mia zia, aspettandomi di essere dichiarata pazza, che ogni tanto fantasticavo su quanto sarebbe stato riposante stare in ospedale con una gamba rotta, lei mi ha spiazzata rispondendo: “No no, la gamba no, poi devi tornare a casa e devi fare tutto con la gamba rotta. Meglio una malattia contagiosa, molto contagiosa, ma curabile. Qualcosa che ti garantisca un mesetto di isolamento… non so, l’ebola. Non fare quella faccia stupita, ci pensavo anche io alla tua età!”
    Così ho scoperto che ci pensiamo tutte, soprattutto quelle con tre figli.

  10. Beh, fai un giretto dal medico e un controllino, che non si sa mai.
    La cabala ebraica dice che i sogni non interpretati sono come lettere mai lette…
    A parte questo: forse è in caso di prenderti un po’ di riposo, ma sul serio. Se non lo fai volontariamente, sarà il tuo corpo a decidere per te, in maniera anche molto banale.
    Una decina di anni fa mi è capitato uno di quei periodi in cui il leit motiv è NON POSSO ASSOLUTAMENTE FERMARMI (detto passando di corsa di fianco alle persone, col fiatone e l’aria stralunata per le troppe cose da fare). E proprio il giorno dell’impegno professionale allora più importante dell’anno, affronto un gradino che facevo tutti i giorni, per andare alla stampante come tutti i giorni (più volte al giorno), solo che metto male il piede e cado di brutto. Risultato: orribile e dolorosissima distorsione della caviglia (la sentivo gonfiarsi in diretta, sotto le mie mani), ventun giorni di malattia, stampelle per un po’ e settimane per tornare a posto (e ancora adesso la caviglia mi segnala le variazioni del tempo).
    Per inciso: il lavoro che ho dovuto lasciare impiantato di brutto, all’improvviso, se l’è cavata comunque anche senza di me.
    Da quel momento, però, cerco di fermarmi un po’ prima del “non ce la faccio proprio più”.

  11. Un sogno quanto mai rivelatore!
    Prenditi un po’ di riposo 🙂
    Bello il nuovo sito.
    Un abbraccio
    Francesca

    P.S. Ma dopo il riposo, verrai dalle parti di Bari a presentare il nuovo libro?

  12. Oddio faccio sempre fatica ad accettare i cambiamenti, però non mi dispiace la nuova veste grafica. Adesso mi rispunta il nick Manuscritti perché sono registrata così su wordpress, ma sarei Miss Caroline.

  13. Ma … Ma … cambi arredamento e non avvisi? Sono un’abitudinaria, mi devi preparare! Però mi piace il tuo nuovo salotto, ora provo anche la poltrona, così, solo per sentirmi a casa

    1. Argh… io sono moooolto abitudinaria…. anche a me non piace: fatico a trovare i commenti e mancano i colori carini ed i fumetti… mi sembra meno “amichevole”, ma capisco che è un mio problema

  14. Ieri sera sono tornata a casa dopo ore di riunione, e va così da giorni e giorni, con mani e piedi gonfi. Oggi mi sono fermata, non ho più l’età per strafare, né la resistenza.

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