Nonsolomamma

come i baresi

anche se è un po’ di tempo che qui non se ne parla, il rapporto tra mister i e hiroshi, il suo co-autore nonché amante giapponese, prosegue con immutata intensità e reciproca soddisfazione nonostante la distanza che, impietosa, li separa.
a conferma della vitalità del loro idillio, i due colgono ogni occasione per passare del tempo insieme, ufficialmente per confrontarsi con maggior efficacia sul lavoro comune, in realtà per godere della reciproca compagnia.
ogni volta che mister i passa un periodo nella città di A, per esempio, anche hiroshi da tokyo sorvola l’oceano pacifico e vi si trasferisce. e così è successo anche quest’anno.
generalmente lui prende una stanza non lontano dall’appartamento affittato dall’elasti-famiglia in modo tale che le comunicazioni nonché le frequentazioni siano agili e assidue.
“ah elasti, non ti dispiace se viene anche hiroshi stasera a cena, vero?” è la frase più ricorrente nelle estati di A.
hiroshi che, nonostante tutto, è una creatura amabile, si presenta spesso armato di birra o di gelato o di snack giapponesi a forma di pesci oppure di immangiabili dolci gelatinosi a base di tè verde, confezionati con sublime eleganza, a cui tuttavia nemmeno l’amorevole mister i riesce ad avvicinarsi.
le conversazioni prendono spesso pieghe surreali poiché lui è un personaggio bizzarro e lo stesso si può dire dei suoi anfitrioni. gli hobbit con lui amano disquisire di yakuza, la mafia giapponese, di samurai e di zombie coreani, mister i parla nell’incomprensibile lingua dell’amore e delle formule matematiche mentre elastigirl si limita, incredula, a osservarlo mangiare perché hiroshi, pur avendo le dimensioni di un giapponese medio, è in grado di assumere in un unico pasto quantità di cibo pari a quelle consumate da sette lottatori di sumo in un intero fine settimana.
“avete notato che hiroshi quando gli parliamo di cose giapponesi si esalta?” ha osservato lo hobbit medio.
“in che senso?” ha domandato elastigirl.
“per esempio quando parliamo delle macchine giapponesi, lui si gasa tantissimo”
“hai ragione – ha commentato mister i – del resto giapponesi e baresi sono molto simili tra loro”
“eddài, ancora con questa storia assurda…”
“ma è vero! anche noi baresi ci esaltiamo se troviamo bari in giro per il mondo! se per esempio un barese trova in america un posto che si chiama… non so, japigia (n.d.r. quartiere popolare del capoluogo pugliese), in america, si commuove e dice: ‘mò incredibile! japigia pure qua sta! mò noi baresi stiamo proprio dappertutto!’. e hiroshi fa uguale. perché i nostri due popoli sono praticamente identici”
“se lo dici tu…”

ps aggiornamenti sul fronte hobbit grande: come aveva acutamente intuito qualcuno, il misterioso juck è in realtà l’ukulele. pare che abbia imparato a fare due accordi e, con la megalomania tipica dell’età e del soggetto, afferma di saperlo suonare.

15 pensieri riguardo “come i baresi

  1. La squisita sensibilità nipponica partecipo’ generosamente (si intende concretamente) all’opera di restauro forse più importante del sec.scorso,quello della Cappella Sistina,dove,si dice, sostino tutto il tempo possibile che il loro implacabile girovagare nell’orbe terraqueo,consente.IL ‘mordace romano de Roma’ avvezzo ai fasti e ai nefasti della sua incomparabile ‘urbe’ ,invitato dall’università Nikkei (nome di fantasia) non fu immediatamente folgorato dalla proposta di intercalare la sua rigorosissima relazione con immagini in slide del sommo capolavoro…ma siccome capitoliamo tutti,accettò.Lo squisito pubblico nipponico (che condivideva l’austera scienza) apprezzo’ molto la Cappella Sistina seppur in slide.’Hanno creduto di essere a Roma’,anzi dentro la Cappella Sistina.Sono proprio gentilì,anzi,misteriosi,questi giapponesi…però sui ‘nostri argomenti ‘tutto fila liscio’. È stato il commento.

  2. Anche a Taranto c’è una via Japigia. Io però sono una ” terrona anomala”, follemente innamorata della mia città adottiva da ormai 18 anni, Firenze

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