Nonsolomamma

la misura del fallimento

“scusa, elasti, puoi venire qui subito per piacere???”
“cosa c’è mister i?”
“tu vieni, possibilmente con un oggetto contundente in grado di fare molto male”
“un libro va bene?”
“grosso però. il vocabolario d’italiano sarebbe perfetto”
“allora? che succede?”
“lanciaglielo! lanciaglielo sulla testa! forte però!”
“allo hobbit grande??? perché? cos’ha combinato???”
“diglielo, sciagurato! diglielo!”
lui, l’adolescente sotto accusa stava lì, muto, con il ghigno di un’arrogante noncuranza stampato in faccia e un amico, parimenti adolescente e dinoccolato, a dargli manforte di fronte alla furia paterna.
“allora??? dillo anche alla mamma se hai coraggio! qual è il passato remoto di ‘crescere’?”
“va be’, dai, scialla, padre!”
“no! ora devi dirlo!”
“ehm… egli crescette?”
“oh signur! non è possibile. cinque anni di scuola elementare, tre di medie e quasi un anno di liceo classico, e ho detto liceo classico… buttati nel cassonetto…”
“no, scusa… egli cresse!”
e il vocabolario volò.

60 pensieri riguardo “la misura del fallimento

      1. E dopo cinque anni di classico, al primo di archeologia sbagliare li/gli pronome personale?

  1. aneddoto 1, figlia all’epoca 16enne (occhei, liceo scientifico e non classico…ma comunque..)
    parlando di una sua amica mi spiega che non ha molti amici
    io, che conosco la pulzella in oggetto, rispondo “lo immagino, é una ragazza piuttosto selettiva”
    mia figlia ci pensa un attimo e chiede “perché? cosa s’elegge???”
    sbang! (svenimento mio)

    aneddoto 2
    figlia 15enne + figlio 13enne vengono in cucina chiedendo io risolva una questione tra loro
    qesto il quesito (tenetevi forte): “mamma si dice nanitù o nanezza??”

    però vi assicuro…sono due bravi ragazzi…ignoranti ma bravi 🙂

  2. Vogliamo parlare del passato remoto di cuocere? 😉 Dai, a tutti capita di sbagliare, l’importante è non perseverare…

  3. “Scrivi errata corrige e rettifica” e lui “eddai mamma la prof di italiano non vuole parole inglesi!” Sigh

  4. Ahahahhahahahahahahahahahahahahahahahqhqhahqhqhqhqhqhqhq
    Tutto ciò mi fa sentire meno sola.
    Mamma di 13enne capra totale…..

  5. Insegno alle medie…. Ho visto e sentito cose che voi non potete immaginare!! E mia figlia stessa medesima non è da meno!!!! In un tema ha scritto “membra” come femminile di membro di un’organizzazione 😭😭

    1. Questo però è perdonabile vista la confusione aberrante che le femministe stan facendo per sovvertire la grammatica in nome di un ideale inesistente.
      Se si può (anzi si deve a sentir loro) dire sindaca e ministra si può dire anche membra, con buona pace del significato reale.
      Sì, detesto profondamente questo andazzo.

      1. La penso come te!!!! E infatti non riesco proprio, non ce la faccio fisicamente a pronunciare la parola “ministra”….

  6. Rabbrividisco!!! E spero che il vocabolario sia andato a segno. 😀
    Comunque, vi comunico che gli orrori perdurano tristemente e con convinzione anche in età adulta: anno di Erasmus, altra studentessa anche lei Italiana, del nord, anche lei linguista, e con un bel po’di puzza sotto al naso nei confronti dei colleghi titolati da Roma in giù, che trattava con non poca condiscendenza usando frasi come “voi che siete di aree rurali/la vostra affascinante cultura tribale/la varietà di Italiano che parlate al sud (non riferendosi ai dialetti, ma proprio all’Italiano standard! Come fosse un sistema linguistico a sé!)”. Insomma, la ragazza aveva il vezzo di usare spessissimo, quasi a mo’ di intercalare, la costruzione “mi sono osata”, che poi ho scoperto essere tipicamente settentrionale. Quando un giorno non resisto più e le faccio notare che il verbo osare non ha costruzione riflessiva, a momenti mi dava dell’ analfabeta. Dopo minuti interminabili di infruttuoso dialogo, le ho detto che sì, probabilmente era un problema di noi indigeni meridionali e della nostra parlata tribale affetta dai dialetti. Si tranquillizzò molto e fu davvero soddisfatta di averla spuntata. Non sapete però la MIA soddisfazione quando usò l’espressione durante la presentazione finale di un progetto, davanti all’intero dipartimento di Italianistica… 😛

    1. Ps. Speaking of which, vi prego di non fare troppo caso alla consecutio temporum tra il colloquiale e lo stordito, sono sveglia da 24 ore, non so più nemmeno chi sono e come mi chiamo, e ho riletto il commento solo dopo averlo postato!

    2. La tipa era di Torino o di Cuneo? perche’ ‘osarsi’ e’ piemontese DOC.
      >>> chissa’ se usava anche SOLO PIU’ : e’ rimasta solo piu’ una mela. E’ dialetto piemontese tradotto paro paro in Italiano ma la maggior parte dei piemontesi non lo sa (io stessa l’ho scoperto dopo i vent’anni).

      1. figlia di piemontesi conosco bene il ‘solo più’
        per altro é un fantastico francesismo “il n’y a plus qu’une pomme”

      2. esatto piemontesissimo…. “non mi oso”. so che non è corretto in italiano, ma io da piemontese DOCG lo trovo delizioso (vuole dire in realtà “ho vergogna”, “mi sento imbarazzato”). Solo più, nessuno mi convincerà mai che è sbagliato. mi spiace. è la crusca a doversi aggiornare, perchè è un’espressione perfetta, e non capisco come si possa rendere altrimenti (“è rimasta solo una mela” non suona altrettanto bene). Infine, per chi desidera scoprire le finezze del piemontese, c’è anche il magnifico “sagrinarsi” (da “chagrin”, in francese), che vuol dire soffrire, angosciarsi, attanagliarsi per un pensiero… e in italiano non ha proprio alcun equivalente!

      1. Si, lo usava in luogo di “ho osato”, ma declinava la forma riflessiva in ogni tempo verbale, non si limitava al passato prossimo.
        Per soddisfare ogni curiosità, vi comunico che la collega era di Genova, quindi insomma… nemmeno profondo nord 😉

        Comunque dopo tanti anni di studi linguistici e dopo un lungo periodo di permanenza all’estero, vi dico che ormai amo ascoltare l’Italiano in qualsiasi inflessione. Siamo veramente figli di una cultura, di un Paese e soprattutto di una lingua meravigliosa! È complessa e noiosa da studiare quando si è a scuola, ma la grammatica italiana è elegante e poetica e soprattutto la sua comprensione è un esercizio insuperabile per il cervello! Ancora di più amo i modi di dire, indipendentemente dalla regione di provenienza, mi innamoro ogni volta della creatività linguistica di noi Italiani. Mi viene un po’ la pelle d’oca solo quando sento espressioni dialettali riportate fuori dalla parlata “locale” e spacciate a forza per italiano standard.

        Per parcondico riporto il caso di una collega partenopea come me, laureanda in lingue pure lei, che per quasi un anno ha insistito nell’uso del verbo “uscire” come fosse transitivo: lei usciva il gatto, usciva la pizza dal forno, usciva il motorino dal parcheggio… A me invece usciva il fumo dalle orecchie! Insomma, è proprio vero che tutto il mondo è paese. 🙂

    3. appunto da una studentessa di lettere: le “varietà di italiano parlate al sud” esistono… come però esistono le “varietà di italiano parlate al nord”, ed entrambe subiscono l’influsso dei dialettismi! quindi la signorina farebbe bene ad abbassare la cresta e a stare attenta a dove scrive “non mi oso” (che io da torinese nel parlato uso costantemente, ma mai lo scriverei in una presentazione, e so perfettamente che proviene dal dialetto, come anche il “solo più”)

      1. Le varietà di italiano esistono, certo! Aggiungerei per fortuna, perché rendono la nostra lingua unica e affascinante. Certo è che l’italiano standard è quello da usare obbligatoriamente e da conoscere sperabilmente alla perfezione, soprattutto in contesti scolastici ed accademici. La presunzione a mio avviso era sicuramente nell’atteggiamento classista su base puramente regionale, salvo poi ignorare i propri errori ed anzi mantenerli in ambiti in cui sentire certe cose fa veramente venire la pelle d’oca. Io cerco di esprimermi sempre nella maniera più corretta possibile, poi se nel parlato vien fuori un’imprecisione pazienza, ma come anche tu noti, non “mi oserei” mai di “uscire” certe espressioni davanti ad una commissione 😀 credo che commettere in maniera reiterata alcune imprecisioni nel parlato aumenti però le probabilità di scivoloni laddove non dovrebbero accadere, creando inoltre il rischio di un danno collaterale se le si ripete davanti a ragazzi più giovani che stanno ancora studiando.

      2. Donatella, vedo più giù che una lettrice di Sanremo riconosce questa forma! Non so di preciso se la collega fosse di Genova centro o provincia, chi sa che non sia un’espressione legata tra le altre anche ad aree precise delle province liguri…

  7. … è perché leggono (tutti) troppo poco…troppo troppo poco… (disse la mamma di un adolescente “bravo” anche lui ma che “gli sdraiati”… gli fanno un baffo). E la cosa più antipatica è che non si finisce di sentirsi in colpa per non essere stati capaci di infondergli il “sacro fuoco” della lettura matta e disperata di qualunque cosa capitasse a tiro….Uffa.

    1. E’ vero, vai a toccare un nervo scoperto: io che da 50 anni divoro, letteralmente, ogni pezzo di carta stampata che mi capiti a tiro, che quando avevo l’età di mio figlio vivevo più in biblioteca che a casa mia, che conservo ancora con religiosa adorazione tutte le mie schede bibliotecarie di allora (io sono vecchia, ai miei tempi di adolescente non esistevano i computers e ogni volta che prendevi in prestito un libro, questo veniva annotato manualmente sulla tua scheda cartacea; quando la scheda era completata, quelli “normali” non la degnavano di attenzione, quelle poco normali come me la chiedevano in consegna alla bibliotecaria per conservarla a casa…..), dicevo, per me che ancora oggi vivo aspettando i brevi o lunghi periodi di vacanza che mi consentiranno di leggere un libro tutto d’un fiato anziché in “comode” rate di 10 minuti ognuna all’una di notte come faccio nei normali periodi lavorativi….. ecco, uno dei miei crucci e rimpianti più grandi è il non essere stata capace di trasmettere questa mia passione a mio figlio. E ci ho provato, dio solo sa se ci ho provato! E’ cresciuto in mezzo ai libri, aveva pochi mesi quando io e la nonna abbiamo iniziato a leggere per lui e con lui, e siamo andate avanti per anni, ogni favola, ogni storia, ogni fumetto, ogni occasione era buona per stimolare l’amore per la lettura.
      Eppure…. eppure abbiamo fallito. Lui ora legge, se e quando è costretto dall’insegnante di italiano o dagli insegnanti di lingue estere, ed è pure bravo, capisce, assimila, nelle verifiche sulle letture assegnate i voti sono sempre ottimi, ma…. ma la passione non c’è, lui vive la lettura come un qualsiasi altro impegno scolastico, lo fa perché lo deve fare.
      E io mi sento in colpa….

      1. magari però se non gli aveste fatto tutte quelle ore di lettura tu e la nonna, a quest’ora non avrebbe ottimi voti nelle verifiche!
        Io devo dire che invece da quando mio figlio ha il dono di saper leggere, è diventato un invasato della lettura, molti fumetti e libri semplici tipo Geronimo Stilton, ora è passato alla saga del maghetto Harry Potter e al Kindle regalato dallo zio a Natale, così quando viaggiamo si può portare quello invece che un trolley di libri.
        Certe volte mi stupisce con verbi o parole che da me non ha mai sentito e allora gli chiedo dove l’abbia sentita e mi cita sempre la fonte, che sia un libro letto a casa, o uno letto a scuola dalla maestra (in quarta elementare la maestra di italiano legge ad alta voce a tutta la classe dei libri e insieme ne parlano: l’adoro! – e dà pure le poesie a memoria come faceva il mio maestro negli anni 80!)
        Ok, ho sempre letto la favoletta prima di dormire e lo faccio ancora perchè poi si è aggiunto il fratellino, ma non credo che dipenda dall’insistenza dei genitori, quanto più dall’indole del bambino, come tutte le cose, come ad esempio il carattere che non puoi plasmare, ma solo accompagnare, smussare, pizzicare, ma non modellare

      2. Io sono stata più fortunata, da quando è nato ho cominciato a leggergli la favola della buonanotte, ogni benedetta sera. Poi ha cominciato la prima elementare e leggevamo una pagina per uno…ora ha 12 anni e non dorme mai senza prima aver letto qualcosa, ovviamente a volte anche semplicemente fumetti, ma sempre qualcosa deve leggere, fosse anche mezzanotte.

  8. “Lo sai che ogni volta che sbagli un congiuntivo muore una fatina?”, la settimana dopo con una frase ha fatto una strage che manco Erode…

  9. Accipicchia, Claudia, stavolta mi hai fatto fare una figura barbina con il mio quindicenne adolescente malmostoso: a ora di pranzo sono corsa a casa ansiosa di porgli il quesito, sicura che avrei sortito il tuo stesso risultato, e invece ZAC! mi ha sciorinato correttamente l’intera declinazione, senza errori e senza esitazioni, guardandomi pure con aria di compatimento come se fosse la cosa più normale del mondo! 😐
    Devo dire che la tanto (da lui) odiata insegnante di italiano delle medie ha evidentemente fatto un buon lavoro, ora è al liceo linguistico e se non avesse delle buone basi di italiano probabilmente farebbe più fatica anche con le lingue estere…..

  10. Ecco, è per questo che ai miei studenti di prima superiore (liceo linguistico e liceo delle scienze umane) faccio quiz sulle coniugazioni verbali italiane…quando chiedo il passato remoto mi diverto proprio, si aprono mondi sconosciuti.

  11. grazie elasti grazie mister I e grazie ai commentatori tutti: mi avete fatto ridere!
    io questo Natale, rimasta improvvisamente sola, sono stata invitata da amici
    ad un certo punto ho chiesto al mio GURU, il mio compagno del liceo (30 anni fa) l’Artista, quello con cui mi scrivevo racconti e andavo ai concerti di musica classica ecc: “la tizia che mi ha invitato a pranzo ha appena sbagliato un CONGIUNTIVO 😦 sono affranta! che faccio, annullo il pranzo di Natale?” e lui: “vai! vai: nessun congiuntivo potra’ mai eguagliare un cappelletto cotto a puntino!” 😀
    ci ho riso sopra ma ci sono rimasta malissimo: tu quoque! 😀

  12. Mi sono osata…. rabbrividisco tutte le volte che lo sento. Vivo a Sanremo da ormai 18 anni ed è usato in tutta la provincia di Imperia.
    Non riesco ancora ad accettarlo 😒

  13. Forse è inteso in modo più modesto rispetto a “ho osato”, che implica il coraggio dell’azione. “Mi sono osata” come “mi sono permessa”, ho fatto un qualcosa oltre e quasi mi scuso …. ma io interpreto troppo! In ogni caso è un colpo alle orecchie.

  14. Macciao Elastica !

    Se posso dire la mia, il tuo maritino non dovrebbe lamentarsi se la figliolanza non riesce a coniugare i verbi in lingua italiana alla perfezione : voglio dire se parla in dialetto pugliese a casa con nonchalance davanti ai figli ovviamente questa cosa ha un effetto deleterio sui pargoli i quali assorbono qualunque cosa come se fossero spugne.

    Saluti

    Vedetta Lombarda

    1. mister i non parla dialetto barese anche perché non lo conosce. parla italiano con qualche espressione colorita qui e lì per fare un po’ di cinema. e usa pure il passato remoto (che io invece ahimé non uso mai). quindi l’adolescente non ha scuse

  15. Mia figlia di quarta elementare alle prese con l’analisi grammaticale dei verbi: “noi fummo”…voce del verbo FUMARE…!

  16. però calmiamoci. Sono sicura che non se lo ricordava ma da utente passivo sapeva perfettamente il significato, e se è nella fase di studio dei verbi/modi/tempi con tutte le mille irregolarità italiane… comunque sono convinta di tre cose: 1-non parli correttamente italiano perché studi la “grammatica a papera”, ovvero a memoria, 2-la grammatica valenziale è la risposta alla spiegazione dei verbi e della loro valenza (e nessuno o quasi la usa), 3-più di un vocabolario può l’amore per la lettura, quindi meglio colpirlo con un bel libro. Infine anche noi, tutti, siamo stati capre in qualcosa o per la generazione passata e poi nella nostra disciplina ci siamo specializzati. Lasciamo che anche loro passino questa fase.

  17. ecco, volevo dire che da quando ho letto questo e’ tutto un dire “non mi oso” e “non mi sono osata”! :O 😀
    e io sono di treviso e vivo a milano (anzi ora a oxford per un mese) quindi prima di leggerlo qui non l’avevo mai sentito
    mi faccio ridere da sola

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