Nonsolomamma

e alla fine fuggirono

era venerdì pomeriggio e mister i era a un convegno dall’altra parte dell’atlantico e ci sarebbe rimasto un’altra settimana. sneddu aveva la faccia troppo piccola e gli occhi troppo grandi, lo hobbit di mezzo si annusava il braccio dentro l’immondo gesso un tempo bianco ora nero e rantolava per l’orrore, il grande dormiva dovunque trovasse una parvenza di giaciglio ed elastigirl, pallida come un cencio e ingrassata di due chili, voleva solo rimpinzarsi di cioccolato.
così hanno avuto un’idea.
“possiamo venire a passare qualche giorno da voi, al castello di artù, tuo marito?”, hanno domandato a nonna J e lei ha risposto: “certo!”
e così hanno riempito la macchina come per una trasloco (“dobbiamo per forza portare questo coso che pesa 20 chili?” “io senza la mia kettlebell non mi muovo” “almeno lascia a casa un paio di cavigliere” “la tartaruga addominale ne ha assoluto bisogno”) e sabato sono partiti con la radio a tutto volume, dei panini al prosciutto, dell’uva e del parmigiano preparati dalla nonna che nei pic nic è un supereroe.
e per tre giorni hanno dormito, mangiato, preso il sole e la pioggia, chiacchierato, guardato valanghe di episodi de la casa de papel (viva gli spagnoli, viva i rapinatori, viva la diversificazione etnica delle serie tv).
lo hobbit grande impavido ha parlato molto con la principessa tennessee nella notte, in quella casa gigantesca che con il buio può fare veramente una grande paura, i due più giovani si sono drogati di videogiochi nonostante il senso di colpa di elastigirl che era troppo stanca per il rigore e la disciplina. nonna J dirigeva il traffico, spesso invano. artù aveva lo sguardo felice del patriarca.
lei ha finito di leggere le assaggiatrici che racconta di una donna tedesca assoldata insieme ad altre per mangiare il cibo di hitler prima di lui e verificare sulla propria pelle che non fosse avvelenato. ma manca del respiro storico che una storia così richiederebbe e della profondità psicologica e umana dei personaggi capace di fare di una tragedia storica un dramma privato. in compenso ha finito di ascoltare un audiolibro bellissimo di cui esce l’edizione cartacea italiana in questi giorni: la treccia di laetitia colombani. tre donne in tre parti diverse del mondo – un villaggio indiano, palermo e montréal – sono affacciate ognuna sulla propria privata rivoluzione e legate da un filo inizialmente invisibile e poi limpido e struggente come un miracolo. e questo sì, è un libro imperdibile.
sono stati giorni lunghi e preziosi. una salvifica fuga in quattro. la migliore idea degli ultimi tempi.

27 pensieri riguardo “e alla fine fuggirono

  1. Bravissima, bravissima. Ma ti chiedo una cosa 🙂 situazioni molto molto simili a questa che descrivi (per i lati positivi) sono sempre (anche in questo bel ponte del primo maggio) devastate, rovinate, funestate dai compiti. Mio figlio è prima media come hobbit di mezzo. Io non ne posso più. La qualità della mia e nostra vita è drasticamente ridimensionata dai compiti. Voi come fate? 🙂 un abbraccio

    1. Temevo di essere l’unica. Anche i miei we e tutte le mie vacanze sono sempre funestati dai compiti. Ormai ho l’ansia ogni volta. E la tragedia è che siamo solo alle elementari, ma ogni volta le mie bimbe hanno davvero tanto da fare e sommato al fatto che sono perditempo diventa un dramma in cui passiamo giornate intere in cui io sono isterica e loro devastate. Non mi sembra giusto, ma non riesco ad uscire da questo tunnel.

      1. mia figlia in II elementare ha in proporzione più compiti del fratello che fa la I mesia (e ne aveva oggettivamente di più l’anno scorso in prima, rispetto a lui in V). detto questo spesso urlo, ma spesso la “lascio al suo destino”. e qualche giorno fa mi ha detto “mamma, ora che ho preso 10, te lo posso confessare. non è vero che avevo studiato come invece ti avevo detto”. non sapevo se sgridarla o complimentarmi…

      2. Dipende moltissimo dall’insegnante. Mia figlia in seconda elementare in 10 minuti ha finito tutto… Mettiamo che chi fa più fatica ci metta mezz’ora.
        Credo che l’unica soluzione sia parlarne all’insegnante… Forse fa lavorare troppo poco in classe?

      3. Uguale e siamo in 5 elementare.
        Week passati a fare compiti studiare sgridare frignare…un supplizio

      1. Avete qualche suggerimento?
        Forse dovrei far finta di niente lasciando che facciano solo quello che si sentono di fare?
        Non credo che tutti abbiano figli che al sabato alle 9 hanno già libri in mano in autonomia e alle 12 tutto finito e buon we a tutti.
        Sicuramente sono io che sbaglio, infatti la cosa mi rattrista. Leggo volentieri qualche suggerimento concreto se ne avete.

    2. Purtroppo non ho soluzioni, ma solo condivisione…
      Anche mio figlio fa la prima media e abbiamo passato tutto inverno, ogni weekend in casa a studiare 2/3 ore la mattina, 2/3 ore il pomeriggio (come dose minima), sta a scuola tutti i giorni fino alle 16 e quando torna a casa c’è comunque da ripassare!!!!
      Sono disperata, per fortuna è già maggio!! Aspetto anch’io soluzioni risolvi vita, grazie 😉

    1. Leggo queste cose e mi sembra di essere in un brutto incubo in cui giusto e sbagliato si invertono e le carte in tavola si mischiano senza ordine e logica. Mi pare una realtà distopica dove tutto è caos e imbarbarimento.
      Trasecolo ma nel profondo.

  2. Brava..
    .anch’io….vorrei…fare una fuga..
    non ho più nonne e zie dove poter andare….la nonna sono IO!!!💖💖

    1. nipoti ? in senso di figli di fratelli o di figli di figli?
      da andare a trovare in qlc posto bello?
      amici lontani con la scusa “vado a trovarlo perche’ non ci si vede mai”?

  3. per i compiti non so che dire: per me ci vogliono senno’ non si impara
    ma e’ una realta’ che non conosco: ho visto i miei amici sedersi pazientemente affianco ai figli delle elementari “per fargli fare i compiti” MA QUANDO MAI? io non ho mai avuto un adulto affianco per fare i compiti, e ho cominciato a dover studiare la domenica (impattando sul week end dei miei) solo al Liceo (la domenica si fa il maledetto DISEGNO!) che mi potevano serenamente lasciare a casa da sola
    ma siccome proprio io non ho mai visto i miei controllare se io o mio fratello facessimo o avessimo fatto i compiti (era SCONTATO che li facessimo e anche presto e bene visto che “e’ la scuola dell’obbligo: ce la devono fare tutti!” NOTA: i miei erano insegnanti) io non ho mai pensato che questo fosse concepibile, se non magari alle superiori
    Io non capisco proprio perche’ i bambini non facciano i compiti da soli e senza che nessuno dica loro di farli e controlli se li hanno fatti. Non e’ un modo di dire: non capisco!

    1. Ci sono insegnanti che chiedono esplicitamente “fatti aiutare dai tuoi genitori a fare questo o quello”. Inoltre, con un insegnante unico, tanti anni fa il carico era limitato, ma adesso ci sono situazioni in cui il carico viene moltiplicato per il numero degli insegnanti. Anche nelle scuole primarie a tempo pieno, in cui i bambini stanno 8 ore a scuola.

      1. la cosa mi imbarazza tantissimo
        vuoi vedere che sono riusciti a rovinare una cosa bella?
        la frase “fatti aiutare” e’ DISCRIMINATORIA: chi non ha i genitori? chi ha i genitori che sono a lavoro mentre lui/lei torna a casa? chi ha i genitori che non hanno studiato? e’ contrario alla permeabilita’ delle classi sociali: vogliamo finire come in inghilterra o in giappone dove i ricchi possono far fare ai figli le buone scuole che apriranno loro le buone porte e i poveri si arrangiano???
        (che poi se c’e’ una maestra sola sa che compiti dare se ce ne sono molte e’ piu’ complicato ci arrivava anche… un bambino! 😀 era un male prevedibile: a cosa stava pensando il legislatore?)

    2. Non capisci perché non hai un figlio che non li fa. Che se dimentica.
      Che se non lo obblighi non fa nulla.
      È non obbligarlo non serve a nulla perché le maestre poi mettono la nota sul diario che più che per il bambino è x i genitori che non seguono il bambino

    3. il carico di lavoro alle elementari di oggi non è paragonabile con quello dei ns tempi. né la gestione dei libri e quaderni. Noi avevamo un libro di lettura e un sussidiario. un quaderno a righe e uno a quadretti
      ora hanno 10 libri da gestire, una miriade di quaderni.
      una volta si faceva solo la mattina. ora fanno 40 ore a settimana e quando tornano a casa devono riprendere quanto fatto in classe.
      Non puoi fare un paragone

      1. Per quanto riguarda la numerosità di libri e quaderni e la gestione dello zaino, che confermo non è per niente semplice, la mia esperienza diretta con ragazzino adesso in prima media (che rarissimamente dimentica materiale scolastico a casa) è che al risultato finale si arriva con la collaborazione di tutti, insegnanti, famiglia ed alunni, che certamente ci devono mettere un piccolo impegno.
        Nel caso di mio figlio mi sono resa conto che gran parte del lavoro lo hanno svolto comunque le maestre delle elementari, soprattutto quella prevalente.
        I primi due anni a scuola si “preparava lo zaino per casa”, ovvero si lasciavano a scuola i libri e quaderni che non servivano per i compiti del giorno dopo (mio figlio non ha fatto il tempo pieno, quindi aveva compiti a casa tutti i giorni fin dalla prima elementare).
        Nel tempo e con pazienza da parte delle maestre, capire quale materiale serve il giorno dopo è diventata un’abitudine e faceva parte della routine giornaliera.
        Dalla terza in poi si teneva tutto a casa e selezionare quali libri e quaderni portare a scuola il giorno dopo, secondo un orario fissato ad inizio anno e rigidamente rispettato, era compito dei bambini, che però a questo punto erano diventati bravissimi a prendersi cura delle loro cose! Io ho controllato un po’ all’inizio, ma davvero non ce ne era necessità.
        Alle medie i prof si stupiscono molto della precisione di mio figlio nella gestione del materiale scolastico, e mi sono resa conto solo ora che non è così per tutti.
        E approfitto per ingraziare pubblicamente di ciò la maestra Silvia!

  4. Infatti ci sono i genitori che non riescono a seguire i figli a casa perché tornano tardi
    Se ci sono i genitori che il tempo ce l’hanno ma hanno figli che non hanno voglia, che si distraggono ogni 5 minuti e fare i compiti diventa un supplizio che impegna tutto il week. Poi ci sono i genitori fortunati che hanno figli autonomi e volenterosi, che non sanno nulla della scuola perché si arrangiano in tutto. In prima media e dicono ai genitori meno fortunati che sono morbosi perché passano le sere e i week con i libri dei figli in mano..
    Beata ignoranza

  5. A proposito di compiti: per qualche anno, dopo la laurea e fra un tirocinio e l’altro, ho dato “ripetizioni” a ragazzini delle medie, e il mio lavoro è stato sostanzialmente insegnare loro ad avere un metodo di studio e abbastanza fiducia in se stessi per fare da soli. D’accordo con i genitori, e in qualche caso con gli insegnanti, stabilivamo un tempo massimo per i compiti da fare insieme (due/tre ore) e entro quell’arco di tempo bisognava svolgere la maggior quantità di lavoro possibile, iniziando dalla materia più ostica. Poi basta, finito: a giocare. Se i compiti non erano stati svolti, il fanciullo/a andava a scuola impreparato in qualche materia e si prendeva la nota e la brutta figura. In qualche settimana imparavano non solo a concentrarsi, ma anche prendersi la responsabilità di gestire il carico di lavoro (faccio sei espressioni anzichè dieci, ma leggo i paragrafi assegnati in Geografia), e, semmai, di impegnarsi una mezz’ora in più per finire di studiare senza di me. Naturalmente parlo di ragazzini senza problemi di apprendimento né di comprensione a scuola, che capivano benissimo che l’investimento che facevano i genitori per pagare una prof. che li aiutasse non era una bazzecola e doveva avere una durata limitata.

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