Nonsolomamma

il pianista anarchico

lo scorso settembre sneddu si è iscritto a una scuola di musica e nell’elasti-casa è arrivato un pianoforte. uno di quelli veri, con i pedali e lo sgabellino, i tasti neri e quelli bianchi. non  gli  manca niente. è in affitto. per un anno intero. poi si vedrà.
sneddu lo suona con regolarità e moderazione. preciso, composto, diligente, esegue i brani assegnati, ripassa quelli vecchi, si esercita in quelli nuovi, preferibilmente con elastigirl a fargli da groupie analfabeta accanto. lei canta, applaude, commenta, non capisce. lui finge di ignorarla, con la sua schiena dritta, le dita grassocce da bambino, l’aria seria. con l’approccio ingegneristico che lo contraddistingue, sneddu studia, impara, seziona, cerca, trova, riesce, si alza e se ne va.
tuttavia a suonare il pianoforte con ossessiva e passionale maniacalità non è lui.
“ehi, medio, ma, se ti piace così tanto, perché non ti iscrivi anche tu a scuola di musica?”
“no”
“allora prendiamo un insegnante che venga a casa per te. solo per qualche lezione, solo per darti un’impostazione. poi decidi se continuare con lui o da solo”
“no”
“e se trovassimo qualcuno che ti insegna le canzoni e non ti chiede di imparare le note? qualcuno che del piano coglie solo l’aspetto ludico e lo condivide con te…”
“le note le so già leggere. le canzoni le trovo su internet. faccio da solo. grazie”.
così lo hobbit di mezzo, sfrenato, sciatto e autodidatta, suona con il furore dei folli e degli illuminati. improvvisa, inventa, crea, copia. suona di tutto, sempre: colonne sonore di film e serie tv, motivetti insensati, jingle delle pubblicità, arie d’opera, brani classici, canzoni indie, canzonette. però, trattandosi dello hobbit di mezzo, si limita agli incipit, ai primi venti, trenta secondi, poi si annoia, si distrae, pensa ad altro, prova un’altra canzone. perché lui è così, imprevedibile e discontinuo, come i suoi capelli pazzi, geniale e indisciplinato, originale e sfuggente. richiede pazienza, energie, accoglienza. in compenso guardarlo vivere è come andare al circo.

10 pensieri riguardo “il pianista anarchico

    1. Stiamo parlando di un pianoforte ….i miei vicini si sono lamentati solo quando mio figlio (purtroppo) ha smesso di suonarlo ….

      1. Capisco, Isabel, che parliamo di un pianoforte e che ci siano orari ma ogni condominio ha le proprie peculiarità. Io lavoro in remoto, quindi sono sempre in casa di giorno e il ragazzo dell’appartamento sotto il mio fa solo turni di notte, quindi durante il giorno dorme. È un po’ complicata la gestione del non disturbo…

    2. Se si rispettano degli orari decenti nessuno può lamentarsi. Noi, con un pianoforte e un sassofono, abbiamo deciso di rispettare questi orari: mai prima delle 9 e mai dopo le 19. E rispettiamo chi si riposa fra le 13 alle 15. Ovviamente il fine settimana silenzio fino alle 10, come se fosse un trapano.
      I vicini si complimentano e anzi alcuni chiedono perché nessuno in famiglia studi il contrabbasso per fare un trio jazz!

  1. Anche il mio ragazzo ha imparato a suonare da solo: non sa niente di teoria, non sa leggere le note, ma in compenso compone e ha imparato ad orecchio tantissimi brani, dai Queen a Mozart. Lascia pure che il medio coltivi la sua passione nel suo modo pazzo e talentuoso, perché di sicuro qualcosa di buono ne uscirà 🙂 E complimenti anche a Sneddu per la dedizione, una disciplina così sicuramente porterà anche per lui grandi risultati!

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