in questa fase due e mezzo, anzi tre, in cui si esce ma con la mascherina, si incontrano gli affetti ma senza abbracciarli, si beve un caffè al bar ma dichiarando le proprie generalità, si lascia la propria regione ma con il senso di colpa, almeno se si è lombardi, la vita si è fatta più colorata e il fiato più lungo. eppure si resta sospesi in quel limbo di cautela e insicurezza che rende l’incedere traballante e i pensieri storti.
elastigirl oscilla tra euforia e smarrimento, fiducia e sconforto e, in un rigurgito di ipocondria, ha fissato visite mediche a tappeto nelle prossime due settimane. si barcamena alla meno peggio, inquieta, guardinga, irresoluta.
per fortuna però ci sono loro. i maschi. coriacei, impermeabili, saldi sulle loro fondamenta basiche e grezze ma pur sempre radicate. per fortuna ci sono il loro equilibrio e la loro primitiva baldanza.
“vorrei una bicicletta” ha detto il medio.
“hai sempre schifato le due ruote”
“già. ma ora sono un uomo nuovo e voglio una bicicletta. peraltro ci sono anche gli incentivi fiscali per comprarla!”.
così ha avuto quel che voleva. ora pontifica sull’insensatezza della vita dei non ciclisti. e passa i pomeriggi a scorrazzare sulle piste ciclabili della zona e si incontra con gli amici e ride e si sente libero e sfrenato, nonostante il virus e la mascherina e gli esami di terza media.
“e poi guarda che meraviglia!” ha detto brandendo il suo mazzo di chiavi.
“non capisco…”
“ci sono tre chiavi in più nel mio mazzo: quella della catena e quelle della cantina. e poi sai come si dice?”
“come?”
“the bigger the key chain the more powerful the man”.
e, dopo una dichiarazione così, non può non andare tutto bene.