sneddu ha undici anni e mezzo, va in seconda media e deve cominciare a fare da solo. per elastigirl non è semplicissimo lasciarlo andare perché lui è il cucciolo e la sua ultima chance per essere mamma di un piccolo. ma è una strada a senso unico e lei l’ha già attraversata con gli altri due. quindi oggi, insieme, hanno fatto un esperimento di autonomia.
“sneddu, ascoltami bene: io questo pomeriggio andrò dal dentista e poi verrò a prenderti alla lezione di pianoforte”
“va bene”
“sarò in bicicletta”
“ma io no”
“esatto. quindi ti accompagnerò alla fermata dell’autobus, aspetterò che tu salga e ti dirò dove scendere. poi pedalerò come una pazza e sarò velocissima in modo che quando tu raggiungerai la fermata io sarò già lì ad aspettarti”
“e se sbaglio fermata?”
“non sbaglierai perché sarà la prima fermata dopo il tunnel della stazione centrale. è facile”
lui era perplesso, ma non contrario.
una volta alla fermata, sneddu ha visto l’autobus arrivare in lontananza. “vai pure”
“non vuoi che aspetti di vederti su?”
“no, vai, così siamo sicuri che arrivi in tempo”
“sicuro?”
“vai, sbrigati”
e lei è andata.
ha raggiunto la meta e, trepidante, si è messa in attesa.
l’autobus, dopo qualche minuto, è arrivato, semivuoto. lei era già lì con un sorriso stampato in faccia e un cartello immaginario con la scritta “viva-sneddu-l’eroe-dei-mezzi-pubblici-di-superficie”. le porte si sono aperte. sono usciti due ragazzi e una signora con i sacchetti della spesa. elastigirl ha messo il naso nell’autobus, ha guardato a destra e a sinistra e ha chiamato “sneddu!”. non c’era.
e si è maledetta perché questi esperimenti sono idioti e pericolosi. e lui forse era salito sul mezzo sbagliato e in quel momento poteva essere a precotto, a gratosoglio o a bande nere invece che lì con lei, dopo il tunnel della stazione centrale. e lui non aveva nemmeno il cellulare perché secondo le stupide regole familiari fino ai 13 anni si è tagliati fuori dal mondo e in balia della metropoli tentacolare e della insidiosa rete di trasporti urbani.
e mentre lei, sempre più annichilita e colpevole e morta dentro, si domandava che fare, è arrivato un altro autobus. e lui, trionfante, è uscito.
“se mi fossi perso avrei chiesto a qualcuno di telefonarti, ti avrei spiegato dov’ero finito e tu saresti venuta a prendermi, no?”
questa cosa che devono diventare grandi è bellissima. e contemporaneamente fa schifo.
Mamma mia… ci vuole un coraggio grandissimo a “lasciarli andare” 🙈🙈🙈. L’altro giorno ho lasciato “passeggiare senza la manina” i miei gemellini di 3 anni e dopo due minuti giá avevo le ascelle pezzate 😅. Neanche mi immagino quando dovrò lasciarli andare a scuola da soli .. Tanto coraggiooooo
be’, con gemelli di tre anni è durissima! dopotutto il reesto ti sembrerà una passeggiata
….lo stesso senso di apnea che ti coglie quando lei, fresca di patente, prende per la prima volta la macchina e va a trovare il ragazzo a 15 km.da casa. “Vai topesia, non puoi perderti, hai il navigatore, poi alla guida sei brava, devi solo fare pratica”. Questo dici a lei, sorridendo, mentre chiude la porta di casa. A quel punto, il sorriso si spegne e tu cerchi di scacciare tutte le immagini nefaste che ti si parano davanti agli occhi. Starai con quel senso di oppressione e fiato corto, fino a quando non sentirai le chiavi girare nella toppa.
….i neopatentati sono il mio sturbo mentale…ne ho superati due e a breve avrò nei pensieri il terzo…posso farcela posso farcela posso farcela
come ti capisco!!!
Come capisco le tue tensioni Elasti ( le ho provate anni e anni fa !!!)
Ma sei stata brava … e il riscontro lo hai avuto subito dalla risposta di sneddu 😘
E poi quando la notte ripensi alla giornata,su quello che poteva succedere e non è successo (per fortuna)?
È pronto. La risposta è superlativa. Forza e coraggio. 💛
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Up up up
Non sono un amante dei social ne tanto meno della tecnologia in genere… ma ahimè ad oggi è “necessario” in qualche modo adeguarsi…
13 anni mi sembra un po’ tardino per avere il cellulare… in questa situazione ad esempio sarebbe servito eccome!!!
Però finché sono alle medie, dalla mia esperienza, non hanno proprio gli strumenti per gestire non tanto un telefono, quanto whatsapp e internet. Fosse un paleolitico Nokia 3310 andrebbe pure bene 😄
È proprio quello che abbiamo dato noi alle nostra undicenne che ha appena iniziato le medie, a 10 km da casa. Sul tragitto non c’è nemmeno una cabina telefonica, quindi un bel telefono antiquato ma funzionante (senza internet chat né foto o giochi). Lei ne è contenta, ci scrive o telefona appena esce da scuola ma durante le ore di lezione sta spento; ci ha detto che non è assolutamente vero che tutti hanno uno smartphone. Nella sua classe di 28 allievi, una decina ha un telefono con i tasti come lei, un’altra decina uno smartphone e altri niente di tutto ciò.
Step di crescita… cambiano di generazione in generazione. Son sempre difficili
Tanti anni fa, quando i cellulari erano grossi come mattoni e pesavano altrettanto, avevamo iscritto nostra figlia, 13 anni, alle superiori in un paese diverso da quello di residenza. Non giudicavamo necessario avesse il telefonino perché, al momento dell’iscrizione, avevamo visto nell’atrio della scuola una cabina telefonica pubblica. Avevamo munito la ragazzina di gettoni e le avevamo detto che, se era necessario, poteva chiamarci da lì. Inoltre la fermata del pullman era proprio davanti alla scuola e la fermata di destinazione a poca distanza da casa. Quindi, che bisogno c’era di un cellulare? Gli altri genitori avevano evidentemente fatto lo stesso ragionamento perché nessuno, in classe, aveva un telefonino. Purtroppo, qualche giorno dopo l’inizio delle lezioni, il telefono pubblico della scuola era stato disattivato “perché”, questa la motivazione dei responsabili scolastici, “ormai tutti i ragazzi hanno il cellulare in tasca”.
Morale: avevamo comprato a nostra figlia un cellulare. A volte è la situazione contingente che ti forza la mano…
la nostra situazione contingente è stata a marzo 2020 la pandemia, che ci ha forzato la mano a dotare nostro figlio di prima media di cellulare (vecchio smartphone) ben prima di quando avremmo voluto.
Senza smartphone non poteva tenersi in contatto con i compagni durante la DaD che era appena partita e a stento erano capaci (loro e i prof) di collegarsi nei tempi e nei modi previsti. La mattina il primo che vedeva i codici per Meet lo diceva in chat agli altri, e senza cell come avrebbe potuto fare?! Ci voleva l’adulto che lì accanto gli prestava il cellulare, ma poi sai come la chat 1A durante il giorno sarebbe esplosa?! E così lo abbiamo dotato di cell. che poi è finito nel WC perchè se l’era dimenticato nella tasca dei jeans, e poi è stato sostituito da uno nuovo e un pochino + performante comprato coi suoi soldini per “riparare il danno”, con Family Link che limita le ore di uso, le app scaricate e lo geolocalizza. Questo è, prendere o lasciare. Ha preso.
ti capisco. infatti io, che ho fatto una scelta diversa ma ho avuto gli stessi problemi, ho il cellulare colonizzato dalle chat di compagni di scuola e amici del piccolo