Un tempo viaggiava. Faceva il pendolare conl’Inghilterrra e aveva con gli aeroporti la stessa familiarità che le persone normali hanno con il corridoio di casa. Recitava a memoria le procedure di imbarco, sbarco e le comunicazioni sulle condizioni di volo con la voce dello steward di Easy Jet, in tre lingue diverse. Aveva la tessera Oyster della metropolitana londinese, aveva due case, due vite, probabilmente anche una famiglia inglese, speculare alla nostra. Era un uomo di mondo, girava, vedeva gente, partiva all’alba, rientrava di notte. Ogni tanto andava oltreoceano per incontrare i suoi amici economisti marxisti, o in Giappone a salutare Hiroshi, il suo fidanzato di Tokyo in infradito. Una volta, dall’Australia, aveva portato indietro delle bellissime pantofole di pelo ecologico che metto ancora quando fa molto freddo.
Da due anni non esce di casa. Occupa l’angolo del tavolo in sala vicino alla finestra. E da lì fa tutto: riunioni, lezioni, ricevimento studenti, autocoscienza con i suoi coautori e con sua madre, conferenze, convegni, seminari. Sempre seduto sulla sua scomoda seggiolina rossa, davanti al computer.
Sta lì, dalle otto del mattino alle otto di sera. A volte va in cucina e si fa un tè verde aromatizzato alla menta (è la mia droga”) e poi torna a lavorare. Nessun’altra interruzione, nessuno svago, spesso indugia in quella postazione anche il sabato e la domenica.
Chiunque altro, dopo due settimane di quella vita alienata, avrebbe mostrato segni di squilibrio. Chiunque altro sarebbe entrato in una depressione maggiore. Chiunque altro, per sopravvivere a quella desolazione avrebbe iniziato ad assumere sostanze psicotrope, o sarebbe uscito a prendere le sigarette per non tornare mai più.
Lui, i cui unici vizi sono i videogiochi, un’acqua minerale naturale lucana e il twerking su tiktok, ha attraversato questi due anni di privazioni e clausura senza un lamento. Fino a ieri.
“Non è un gran periodo”. Era in cucina, stava sorseggiando il suo tè verde aromatizzato alla menta. È insolito che pronunci dichiarazioni a tasso così elevato di introspezione. Mi sono allarmata, ho chiesto spiegazioni. “Mi sento un criceto in gabbia”.
Finalmente.
Io invece mi sento un pesciolino rosso in un grande acquario.
Grande mister I!! Il mio non fa vita sociale da 2 anni e vorrebbe la stessa cosa dalle figlie undicenni!! Io mi sento una scimmia a cui hanno rubato le noccioline…
Devo ammettere che mi tira su di morale che pure Mister I abbia dato segni di cedimento… È un periodo tosto, tostissimo ; quando posso cerco di fare come se nulla fosse accaduto e mi lascio trasportare dal fluire del tempo 🥹
È umano, per fortuna però dovrebbero clonarlo per la resistenza e adattabilità!
Scusate, ma….siamo di nuovo in lockdown e non lo sapevo? Ma perché allora non fare più vita sociale? Con tutte le accortezze ovviamente, ma i cinema , i teatri , i musei sono apertissimi , nei parchi si gioca,si fa ginnastica, si fanno picnic. E tutto questo da mesi ,dall’anno scorso . .. e allora?
Oltre alle attività personali, allo studio, al volontariato necessario mai come adesso
ma non ha ripreso neppure con il nuoto?
va mica bene così!
un abbraccio a Mister I e a Elasti che ha cura e cura, buona Pasqua!