Nonsolomamma

lo studente fuori sede

Ha fatto il test per Milano, Trieste, Pavia, Padova, Bergamo, Urbino. È andato anche a Bari per 24 ore per povare a entrare anche lì. I nonni gli avevano già preparato una stanza dove trasferirsi per sempre. Per andare sul sicuro, si è immatricolato anche a Roma, dove non c’erano prove, per poi disimmatricolarsi. Una mattina di settembre, chiuso dentro la sua stanza, ha provato il test anche per Torino, innamorandosi dell’idea di andarci.
Lo hobbit grande è iscritto a Scienze e tecniche psicologiche, in pratica Psicologia, all’Università di Torino.
È partito martedì mattina, con un piccolo trolley dopo avere fatto una grande lista di cose essenziali per uno studente fuori sede ancora ramingo. Quando l’ho salutato mi è sembrato piccolissimo e grandissimo. Lui era molto compreso ma sotto i baffi rideva. Io non ridevo ma non ero neppure triste perché Torino è vicina e perché nella nostra vita è tornata, dopo una cupissima e desolata parentesi, la compagna M che esercita una forza centripeta ben maggiore della mia. Non ero triste perché studiare fuori sede è una cosa bellissima che fa crescere e scoprire il mondo. Non ero triste perché non ho mai sentito il grande così vicino come quando ha preso il largo.
Al momento è senza fissa dimora, alla ricerca di una stanza da solo o in condivisione. Ha deciso, per motivi che non mi sono chiarissimi ma sono una nullità in quartierologia torinese, che le sue zone sono Vanchiglia, Vanchiglietta e San Salvario (ehi, voi, per caso vi cresce una stanza in affitto?).
Quando ho fatto la spesa settimanale, sabato scorso, ho comprato, solo per lui, la più grande e peccaminosa tavoletta di cioccolato del supermercato. Al medio e a Sneddu gallette di riso, zucchine e penitenza. «Lui starà da solo, poverino. Deve avere qualche consolazione», mi sono giustificata con i fratelli che non erano contenti per niente.

11 pensieri riguardo “lo studente fuori sede

  1. … il grande si è già informato in quartierologia torinese, ha scelto quelli affollati di studenti e locali adeguati a loro…

  2. Ottima scelta! Facoltà e città. Mi sono trasferita a Torino da Salerno per amore…di questa città. Tanti mi ritengono ‘pazza’ …ma come, lasci il mare? Torino è di bellezza rara…e poi un miscuglio di diritti e nobiltà. A Vanchiglia ci abito, è sotto la Mole, piena di studenti, locali e piccoli artigiani a 10 minuti da tutto. Meno cara, per tutti, non solo per gli studenti, di altre città con Università importanti. Una sistemazione la troverà anche se un po’ fuori tempo. Starà bene, vedrai! E in ogni caso, se vuoi, conta pure su di me, come fossi una zia. La mail ce l hai.

  3. Anche il mio piccolo è a Torino da fuori sede. Magari si conosceranno senza riconoscersi, chissà . Se serve una mano per trovare casa, siamo a disp, cmq.😘

  4. Ehi che coincidenza, sono anni che ti seguo e anche mio figlio, il secondo, è ora una matricola di psicologia a Padova, però. Lo abbiamo portato con una macchina carica di bagagli fra cui la bicicletta.Peccato che dopo tre soli giorni sia già bucata e lui non la sa aggiustare. Ecco sono già iniziati i problemi a stare fuori sede. Ciao , Sonia da Trento

  5. Mi sa che il ragazzo è un vero intenditore… Non tutti lo sanno, ma Torino è davvero una città universitaria (in città vivono circa 120mila studenti, su 900mila abitanti). E poi è bellissima! Non ultimo: il corso di scienze e tecniche psicologiche qualche anno fa era il migliore d’Italia (magari lo è anche ora ma io non sono più aggiornata). Insomma: ci sono tutti i presupposti per una splendida avventura! In bocca al lupo a lui! E anche a voi😉

  6. Mia figlia frequenta l’universita’ nella citta’ in cui viviamo e devo dire che un po’ mi dispiace ma e’ stato il primo tolc ed e’ entrata. Spero che poi per la magistrale vada da qualche altra parte e si faccia anche un bell’erasmus!! Ma sono pensieri miei l’importante e’ che sia contenta lei. Buon inizio al grande!!

  7. Un balzo indietro nel tempo! Ho abitato anch’io per tre anni a San Salvario, crocevia di studenti e lavoratori di ogni colore e accento. Ero studentessa alla facoltà di psicologia, trent’anni fa. Ho imparato a cucinare, a fare la spesa, a condividere il tempo e gli spazi, ad alzarmi presto per rispettare il programma e ad apprezzare il profumo di casa, quella della mia famiglia, il venerdì sera.
    In bocca al lupo.

  8. si si, anche qui abbiamo cominciato con un rifornimento cadenzato di burro d’arachidi (lo mangeranno al nord? si troverà?) genere di vitale importanza per il figlio in trasferta, è un modo per dire che gli vogliamo bene, a questi figli

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