Per i casi della vita, delle leggi razziali e della guerra, nonna J è nata al Cairo e lì ha vissuto fino ai sedici anni. Lei e la sua famiglia ci stavano molto bene. I racconti di quel tempo sono pieni di meraviglia e nostalgia. Ha conservato, di quei primi sedici anni, l’amore per le città caotiche, per i mercati vocianti, per alcuni dolci molli e stucchevoli coperti di zucchero che chiama lukum. Ha anche conservato un po’ di arabo, vocaboli sparsi, espressioni, frasi di base e le parole per arrabbiarsi e per farsi rispettare. A rivedere l’Egitto è tornata spesso, promettendo che un giorno ci avrebbe portati. Doveva essere nel 2020 ma c’è stato il Covid che ha funestato anche il 2021.
Così quel viaggio, per celebrare un compleanno rotondo ma anche la memoria delle radici, è stato rimandato. Fino a oggi.
E anche oggi non era mica sicuro. Prima ci si è messa una febbre senza spiegazione. Poi, una volta avuta una diagnosi, una terapia e l’ok del medico, leggendo le istruzioni del viaggio la settimana scorsa, ho preso coscienza che i passaporti dovevano essere validi almeno sei mesi e quello di Sneddu scade a maggio. Panico a cinque giorni dalla partenza, tachicardia, corsa in questura e poi in Comune a fare al volo la carta di identità che, altra scoperta, è sufficiente.
La formazione comprende: nonna J, il grande, il medio e Sneddu. Mister I non è potuto venire per motivi lavorativi. Direzione Assuan.
Ma che bellissimo viaggio!