Non avevo idea di come fosse la vita sopra una barca sul Nilo. Né come fosse una crociera. Nemmeno adesso in verità ho le idee chiarissime. Però sto imparando. Oggi per alcune ore abbiamo navigato con una grande vela. E ognuno di noi 15, durante questa traversata silenziosa e placida, si è accomodato come meglio riteneva. Ho fatto una rovinosa partita a scacchi con Sneddu che mi ha massacrata e mi sono innervosita perché un tempo a massacrarlo ero io. Chi dormiva, chi leggeva, chi chiacchierava, chi lavorava, chi faceva i compiti. A un certo punto si è avvicinata una barchina. La compagna di viaggio che fa collezione di bambole si è affacciata per vedere. “Non ero mai stata presa a tovagliate in vita mia”, ha commentato alla fine. Perché in effetti da giù hanno cominciato a lanciare tovaglie e sciarpe e magliette che lei prendeva al volo sempre più esterrefatta. Il lanciatore parlava un misto di italiano e spagnolo. Non si direbbe ma si tratta una tecnica di marketing efficace. Sono stati venduti alcuni articoli di pregio. Gli altri sono stati rilanciati nel barchino.
Gli antichi Egizi dividevano l’anno in tre stagioni: quella delle inondazioni, quella della semina e quella del raccolto. Ogni stagione aveva quattro mesi e ogni mese 30 giorni divisi in tre settimane da 10 giorni l’una. Gli Egizi inventarono il filo da sutura utilizzando le interiora dei gatti, la sedia da parto con un buco al centro, il clistere prendendo ispirazione dall’ibis che con il becco si fa autolavaggi intestinali.
Dopo avere visitato il tempio di Kom Ombo, avere navigato a vela e avere fatto lezione di lentezza, siamo arrivati in un villaggio su una isoletta e abbiamo visitato la casa di una famiglia che ci ha offerto il tè e ci ha dato uova e un burro speciale che domattina assaggeremo. C’erano un marito, una moglie, una nonna, tre figli e poi cognati e due bambini gemelli. C’era anche Zena che ha diciotto anni ed è la sorelle del padrone di casa, la zia. Ha finito di studiare, si è fidanzata e a febbraio si sposerà. Mi ha fatto vedere l’anello di fidanzamento poi mi ha preso a braccetto e ce ne siamo andate un po’ in giro come amiche carissime a raccontarci cose in una lingua ignota. È stato bello.
è bellissimo seguirti nel viaggio! grazie delle belle informazioni!
aspettiamo il giorno 3😉
daniela
Grazie Claudia è proprio bello viaggiare con te e conoscere ogni giorno cose nuove su un paese un tempo ricco di storia e civiltà …..
Come affrontare la tragedia e aiutare gli altri ad affrontarla
L’editore di Monaco ha pubblicato il libro intitolato “Ogni terza donna”. La scrittrice, ha dedicato il libro a tutti i bambini stellati e ai loro genitori.
I bambini stellati in Germania vengono chiamati mai nati, quelli che sono morti durante il parto o quelli che sono deceduti poco dopo la loro nascita. Nel suo libro, la scrittrice dà voce alle donne che hanno perso i loro figli non ancora nati, ma non hanno rinunciato a una gravidanza con lieto fine, e anche al uomo che è sopravvissuto al dolore della interruzione della gravidanza della sua dolce meta. Queste storie dimostrano: coloro che hanno vissuto un trauma psicologico così grave dovrebbero assolutamente lavorarci su e non essere lasciati nella solitudine con il problema.
La stessa scrittrice ha affrontato un problema simile ai suoi tempi. – “Mi dispiace signora, ma non sento più il battito cardiaco del feto”, la stessa è rimasta senza parole dopo le fatidiche parole del medico durante uno dei suoi controlli di routine. Come ammette l’autrice del libro, non aveva mai vissuto un tale shock.
Gli specialisti della clinica di medicina riproduttiva del prof. Feskov hanno a che fare con storie simili ogni giorno e sanno quanto sia importante il sostegno per le famiglie che lo attraversano. Sono sempre pronti ad offrire soluzioni per coloro che sognano di diventare genitori.