Nonsolomamma

Egitto, ultimo giorno. Appunti finali

Nel tempio di Luxor è raffigurato un tornio, dove vengono plasmati i bambini. Ogni nuovo bambino sul tornio ha accanto un suo doppio identico. È l’angelo custode che lo accompagnerà per tutta la vita.
E l’anima? C’era anche quella. Si chiamava Ba e veniva raffigurata come un uccello con testa umana, quella del defunto.

Gli Egizi chiamavano le tombe “casa dell’eternità” mentre i sarcofagi erano i “signori della vita”.
Nel 4500 avanti Cristo, le prime sepolture in Egitto erano a forma fetale, come un bambino che deve ancora nascere.
Lo scarabeo non poteva mancare nelle tombe perché simboleggiava la rigenerazione.
Al tempio di Karnak c’è un grande scarabeo sacro e decine di turisti ci girano intorno sette volte perché porterebbe fortuna.
Osama, guida-mentore-capo, ce lo ha mostrato sprezzante. “Se qualcuno vuole fare il giro dello scarabeo è libero. Ma è una cosa sua e soprattutto io non devo saperlo”.

Maat era la dea della giustizia, della correttezza, dell’equilibrio, della rettitudine e dell’armonia cosmica.
Era fondamentale perché senza di lei il mondo precipitava nel caos.
Era lei la prima fugura che nelle tombe della Valle dei Re accoglieva il sovrano e lo tranquillizzava per un viaggio sereno e giusto.
Nell’aldilà Maat aveva una bilancia per pesare i cuori tanto che il cuore veniva lasciato all’interno delle mummie e non messo nei vasi canopi come gli altri organi.

Nella barca i ragazzi dell’equipaggio avevano dato un nome arabo a tutti noi 15 turisti. Lo abbiamo scoperto solo quando siamo sbarcati. Il medio era Mahmud.
Al mercato di Luxor, un signore che vendeva datteri e tè mi ha chiesto se il grande, il medio e Sneddu fossero tutti miei figli. Sì, ho risposto. Ha detto che sono molto egiziana come madre.
Intanto Ramses III di figli ne aveva 198.

Alla fine ci siamo salutati. Noi 15 ci siamo separati perché alcuni proseguivano il viaggio con altri mezzi, altri tornavano a casa. Siamo stati fortunati. Abbiamo trovato perle.
Osama è rimasto sulla barca e la sera stessa ricominciava il giro, con altre 16 persone. Peccato. Molti di noi avrebbero voluto portarlo con sé, perché continuasse a guidarci, a sgridarci, ad accudirci, a spiegarci, a proteggerci e a mostrarci la strada. Non è facile ballare da soli una volta che hai ballato con Osama.

4 pensieri riguardo “Egitto, ultimo giorno. Appunti finali

  1. Si, hai toccato il tasto giusto per spiegare la magia che ci portiamo dentro, appena termina il viaggio crociera sul Nilo. La guida che ci accompagna come un genio della lampada, é tra queste meraviglie

  2. Grazie Claudia per il tuo reportage dall’Egitto: mi hai fatto venire voglia di andarci. Pensa cosa ti saresti persa a non partire, sono contenta ti sia decisa di farlo e spero tu ti senta un po’ meglio. Buon rientro!

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