nella città di A, in massachusetts, quest’estate, l’elasti-famiglia non è dotata di automobile. o meglio, per urgenze, emergenze o anche necessità volanti, la vicina di casa brenda mette a disposizione la sua. Ma poiché brenda presta già loro la tenda per gli hobbit al campo estivo, il sacco a pelo per le notti dello hobbit grande nel bosco, il caschetto con torcia incorporata per l’esplorazione delle grotte, la bilancia per preparare le torte, il mattarello per stendere la pasta della pizza, le biciclette, il lievito secco magico ordinato via internet, le teglie da forno, le padelle e probabilmente molto altro che ora sfugge, elastigirl e mister i cercano, ove possibile, di non abusare della sua generosa disponibilità.
così, alle 8, ogni mattina, l’elasti-famiglia al completo, insieme a tre lunch box, un paio di scarpe da trekking, tre borracce, un seggiolino per l’auto per le gite, arriva, trafelata e mezza addormentata, alla fermata dell’autobus numero 31 che porta al campo estivo naturalista. e aspetta tre minuti.
nella città di A gli autobus, sulla cui parte posteriore si possono agganciare le biciclette, sono guidati da studenti universitari, vestiti da studenti universitari, che, quando sali, ti salutano e sorseggiano un goccio del loro beverone, come se brindassero al tuo arrivo.
alla fermata, tutte le mattine ci sono altre persone che aspettano con mister i, elastigirl e gli hobbit. a ognuna hanno dato un nome. c’è sabbbino, che somiglia al protagonista di un film in dialetto barese che si chiamava la capa gira, c’è la fidanzata di sabbbino che tuttavia non sa di esserlo, e poi c’è rocco power, con una lunga barba e delle bellissime magliette, non necessariamente diverse ogni giorno.
alla fermata successiva, invece, sale un solo passeggero: la signora tranquilla.
quando l’autobus accosta, la signora tranquilla si avvicina all’entrata. e aspetta un momento. appena la porta si apre, dal pavimento dell’autobus si allunga un predellino che consente alla signora tranquilla di salire. il conducente studente a quel punto si alza e sorride alla signora tranquilla. lei va al suo posto, che è rimasto libero e vuoto perché lo sanno tutti che, a quell’ora, quel posto è il suo. lo studente conducente, una volta che lei è al suo posto, assicura la sedia della signora tranquilla a degli appositi ganci di sicurezza: due davanti e due dietro. così la signora tranquilla può stare tranquilla.
lo studente conducente torna al posto di guida e al beverone, il predellino rientra, l’autobus riparte. la signora tranquilla si mette a leggere.
il tutto richiede non più di un minuto di tempo. e avviene in silenzio, con movimenti rapidi e sicuri, nell’indifferenza generale. come succede con le cose semplici.
la signora tranquilla scende alla stessa fermata a cui scende l’elasti-famiglia. lo studente conducente lo sa e, quando arriva a destinazione, si alza e ripete ogni gesto al contrario, fino a quando la signora tranquilla e sua sedia a rotelle sono fuori.
la signora tranquilla è gravemente disabile. ma è libera di andare dove vuole. senza barriere, senza sguardi curiosi, imbarazzati, interrogativi intorno. per la signora tranquilla, per il conducente studente, per gli altri passeggeri, tutto questo è normale, come la quotidianità, come la routine, come un diritto.
All’inizio mica l’avevo capito che la signora tranquilla era sulla sedia a rotelle.
Forse perché da noi in Italia scene del genere sono impensabili.
Purtroppo.
…la straordinarietà della normalità
Bella la citta di A.
?
Veramente succede anche a Milano, grazie a Dio.
A Milano io ho fatto fatica anche con i passeggini (non sempre si può usare il marsupio se lavori e devi fare la spesa): se cercavo di salire su una 90 (anche non in orario di punta, ma gli orari sono sempre quelli anche per le mamme!) gli sguardi erano più inferociti che altro.
Mi è capitato di vedere persone in carrozzina solo in metro, salire con grande fatica (sempre per la ressa) e limitati alle fermate con ascensore funzionante (per anni alla stazione Garibaldi l’ascensore andava un giorno si e 10 no).
VI segnalo Jacopo Melio, il suo sito http://www.vorreiprendereiltreno.it/ e il suo hashtag #vorreiprendereiltreno. Più siamo a sostenerlo e più, forse, si riesce a farsi ascoltare
Anch’io l’ho visto succedere a Milano.
Tenuto conto che l’atm e’ appena stata condannata xchè la linea del 15 è totalmente inaccessibile ai disabili direi che milano non è questa isola felice… ci sono alcuni mezzi su cui si può salire ma non dappertutto, e i “montacarichi” della metro sono omologati solo per le carrozzelle, non per i passeggini…
Quando vivevo a Milano notavo sempre che molte (la maggior parte?) fermate della metro non hanno l’ascensore ed alcune manco la scala mobile
Io lo trovavo duro quando avevo una valigia pesante e pensavo sempre a passeggini e sedie a rotelle: ma come diavolo faranno? mi chiedevo…
Io spero che la situazione da alora (due anni e mezzo fa) sia migliorata, nel senso che mi aspetto che pian piano sempre piu’ fermate siano fornitet di ascensore
Claire
anche a Torino tutte le mattine sale sul pullma una ragazza, allegra, sorridente, coi capelli di tutti i colori. E l’autista tutte le mattine scende, le tira giù il predellino (che sui nostri pullman non è automatico) e la fa salire.
A Roma la situazione trasporti è terribile. Non in tutti i bus ci sono pedane per disabili. Un giorno ero a Termini, prendo un bus mediamente pieno. Si avvicina una famiglia francese di quelle dove lui è bello, lei è bella, i figli che te lo dico a fare. Lui stava su una sedia a rotelle. Il bus miracolosamente era provvisto di pedana ma caso volle che non funzionasse. L’autista e un passeggero hanno sollevato la carrozzina con padre e l’hanno fatto entrare nel bus. Che poi in una situazione come quella di Roma, se entra una carrozzina (che sia per disabili o di un neonato) spesso succede che non entra più nessuno e tu disabile, o mamma con la carrozzina, devi sperare non solo che il bus che aspetti sia provvisto di pedana, ma anche che non sia così pieno da non permetterti di salire. Poi devi pure chiedere scusa a quelli che occupano lo spazio carrozzine perché li stai facendo spostare!!
La normalità non è mica così scontata…….
Che bello! Magari un giorno non lontano anche da noi potranno succedere cose così normali. A furia di andare negli altri stati e parlarne e scriverne. E pensare perché da noi no?
Come da noi…..
Anche qui a Oxford e’ normale
Anche io mi stupisco sempre non perche’ il bus e l’autista siano predisposti ma perche’ la gente non ci faccia caso, non si lamenti, non guardi neanche :O
E, da figlia di disabile (papa’ e’ stato su una carozzina dal 1999 al 2011), ricordo sempre che papa’ e’ rimasto incastrato nel montacarichi per una cosa rara come andare a votare per le elezioni: di prendere i mezzi pubblici con la carozzina non se ne e’ neanche mai parlato!
Si forse se ci lamentiamo e ne parliamo e portiamo esempi ecc ecc diverra’ la norma anche da noi
Intanto ieri ho sentito un collega italiano dire: e la cosa mi ha scaldato il cuore!
Claire
MANCA LA FRASE DEL COLLEGA ITALIANO! diceva:
in questa casa albergo al mare puoi trovare handicappati fisici e mentali, e anche genitori con bambini, ai quali la famiglia vuol far vivere una vacanza diversa, in cui il bambino si rapporti all’handicappato con normalita’, senza spaventarsi
Per un certo periodo ho lavorato insieme ad un ragazzo in sedia a rotelle.
I genitori dovevano accompagnarlo al lavoro in auto ogni mattina (circa 30 km), nonostante ci fosse la fermata dell’autobus davanti al nostro ufficio e l’autobus che avrebbe voluto prendere lui fosse dotato di apposita pedana.
L’autista gli aveva espressamente detto che un disabile non poteva salire in autobus da solo, ma poteva salire solo se accompagnato.
Questo perchè l’autista non puó lasciare il posto di guida per far scendere la pedana e assicurare la carrozzina.
Tutto questo in Romagna 5-6 anni fa…
Assurdo!
Oh Claire, i tuoi commenti mi toccano sempre il cuore! Sarà che anch’io sto entrando nel mondo della disabilità ma non ho alcuna voglia di tapparmi in casa. Voglio continuare a viaggiare, uscire con mio marito e i miei figli. Per fortuna ho un marito coraggioso che, quando trovo un ostacolo, mi carica sulle sue spalle e me lo fa superare, fregandosene degli sguardi altrui. Oppure andiamo in piscina e mi tira fuori di peso. Per noi questa è la normalità. Certo un contesto più attrezzato aiuterebbe. Però anche ” noi” disabili dobbiamo uscire fuori, col sorriso sulle labbra, e farci vedere dagli “altri” facendo passare il messaggio che siamo in tanti e che abbiamo voglia di continuare a stare nel mondo.
Hai tutta la mia ammirazione!
Situazione familiare!
Cara Natapercorrere
la disabilita’ e’ una situazione molto pesante, sia fisicamente sia intellettualmente ed emotivamente
ci saranno alti e bassi, momenti in cui sentirai che puoi spaccare il mondo e momenti in cui dirai non ce la faccio piu’, se tutto finisse qui forse sarebbe meglio, piu’ tutte le situazion intermedie
percio’ io ti mando tanta energia e ti prego di tenerci sempre aggiornati e di parlare con noi se qualcosa non va’
perche’ credo che la battaglia sia non solo tua ma di tutta la societa’ e che se condividi le tue difficolta’ forse le supererai meglio
cio’ detto: tu e tuo marito siete un mito se andata in piscina ecc e tu ti fai trasportare di peso: continuate cosi’! credo che agli ‘sguardi altrui’ faccia un gran bene, perche’ di fatto tutti noi talvolta abbiamo ostacoli che riusciamo a superare solo se un altro ci porta di peso: anche se e’ un ‘portare di peso’ figurato e non fisico!!
e hai colpito nel segno: mai chiudersi in casa! mi piace ‘abbiamo voglia di continuare a stare al mondo’
io ho visto i miei chiudersi in casa perche’ ad un certo punto era TROPPO pesante: la carrozzina, salire e scendere dalla macchina, le barriere architettoniche… ci vuole un sacco di forza! vorrei solo potertela dare! e vorrei solo che tutti gli esseri umani vedendo i ‘disabili’ in giro pensassero: adesso vado li e gli do’ una mano, perche’ questo qui vuole fare tutte le cose che voglio fare io ma per lui e’ tutto piu’ difficile, persino andare al bar e farsi un caffe’, per dire…
in bocca al lupo
Claire
Un po’ OT, ma nemmeno tanto: sul tram a Lisbona l’autista non riparte finché qualcuno non si alza e lascia il posto a sedere alla signora con il bambino in braccio
Ha! ha! che mito! 😀
Claire
direi che questo autista è un grandissimo!!!
un esempio di empatia più unico che raro.
io a volte sui mezzi, quando ero incinta di 7/8 mesi, quindi pancia evidentissima, dovevo chiedere di farmi sedere.
per onore del vero, spesso mi veniva offerto il posto a sedere, ma devo dire che erano quasi sempre donne e persone anziane, ho trovato poca attenzione da parte di ragazzi e ragazze giovani e degli uomini.
“normale…come un diritto”, e mi è scesa una lacrima…forse per rabbia.
Grazie Elasti e grazie a chi ha indicato il sito di Jacopo Melio per avermelo fatto conoscere.
ho visto un documentario in tv un pò di tempo fa dove un signore disabile, mi pare tedesco ( chettelodicoaffà ), usciva di casa e con la sua carrozzina andava all’aeroporto a prendere un aereo o forse alla stazione a prendere un treno. la sostanza è che la telecamerina montata sulla sedia a rotelle del signore riprendeva lungo il percorso marciapiedi larghi, scivoli sgombri, ascensori e scale mobili funzionanti e anche puliti. io abito a roma e mi sono chiesto: a roma avrebbe potuto farlo ? e mi sono risposto che no, non ce l’avrebbe mai fatta. forse potrebbe farcela una persona senza disabilità, mediamente paracula, in una giornata in cui non ci sono troppe manifestazioni, non piove e nessuno si è buttato sotto la metro.
Cosa succede nella città di A se la signora tranquilla deve sottoporti a chemioterapia?
succede che o ha una buona assicurazione che gliela paga, o può scordarsela. sono d’accordo. questo è un sistema spietato. e l’ho scritto anche qui varie volte, quando ho avuto a che fare, per fortuna per sciocchezze, con il barbaro sistema sanitario statunitense. ciononostante ci sono cose positive da cui dovremmo prendere esempio. non tutte lo sono.
elasti-sloggata
Ci sono cose da prendere da esempio, ma lezione dagli americani non le prendo. In Italia siamo sgangherati ma il sistema sanitario e quello scolastico fino ad oggi è stato garantito a tutti, sembra poco ma provate ad essere poveri in America che poi ne riparliamo.
Come dice Claire, a Oxford è normale: mio figlio ci studia, noi lo andiamo a trovare e ogni volta restiamo stupiti di come l’autista aspetti con estrema calma che le persone disabili o le mamme ( o i papà ) con il passeggino salgano sul bus e si sistemino al loro posto: posto che si libera immediatamente senza rimbrotti .
Ancora più strano per noi italiani la calma con cui poi scendono: non devono spintonarsi prima in bilico mentre l’autobus frena, al contrario quando questo si ferma , mamme e disabili scendono con calma anglosassone.
E nessuno fa una piega.
Visto lo stesso anche a Zurigo, pieno di genitori con passeggini e carrozzine e bambini per mano e mai una difficoltà.
Strano per noi mamme italiane che diamo fastidio sul bus anche solo con un marsupio, non parliamo di un passeggino…
Veramente il sistema sanitario nazionale in Italia non ha più niente su nazionale, nel senso che è abbastanza il improponibile paragonare alcuni ospedali calabresi a quelli bolognesi tanto per fare un esempio. Lo stesso si dica degli USA: la città di A è un’oasi felice sia per quanto riguarda la povertà sia per i servizi vari e non può essere paragonata a Los angeles per esempio, e nemmeno a San Francisco per quanto riguarda i mezzi pubblici.
A Firenze la pedana automatica era quasi sempre rotta, ora nei nuovi autobus è meccanica e deve scendere l’autista. Cmq i marciapiedi sono stretti, spesso senza scese e con buche che pare ci passino camion di continuo…
Cmq sono incinta di 7 mese e non trovo un cane che mi ceda il posto… O meglio un cane italiano, perché finora gli unici che mi hanno ceduto il posto sono immigrati… E questo mi ha fatto molto riflettere.
Devo dire che per essere educati e rispettosi non sono necessari soldi, un sistema sanitario funzionante o una scuola pubblica…
Ah aggiungi che con questa pancia che è enorme davvero non riesco neanche a passare tranquilla sulle strisce pedonali!!
uguale uguale a Bologna 7 anni fa: io col braccio ingessato dalla mano alla spalla (il medico mi ha ordinato di sedermi SEMPRE sul bus che se fossi caduta sul braccio rotto lui non avrebbe garantito che si potesse ri riparare) e la mia amica incontissima e nessuno che lasciasse il posto sul bus
io mi vergognavo a chiedere
mio moroso no e andava dai piu’ giovani e vispi e gli chiedeva di farmi sedere
io volevo sprofondarmi sottoterra…
Claire
Una cosa che mi chiedo da anni e che probabilmente nei commenti sarà già stata svelata.
Ma la città di A è la stessa di Emily Dickinson?
Sì.
Anni fa, a berlino, alle 6 del mattino, in stazione,
su un binario sopraelevato, raggiungibile dopo una serie di ascensori e metropolitane
eravamo in cinque
mio marito, i ns due figli ed io
e poco più in là un signore in carrozzina
solo
tranquillo
e completamente
indipendente
UNA MAGIA per i ns standard
Disabilità.. Scrivo da disabile e da figlia di madre tragicamente finita in carrozzina dalla sera alla mattina , in bilico da vita è morte, s mezz avere mai smesso da un anno e mezzo di lottare sorridere e conquistare autonomia e dignità con le unghie e con i denti . Ciò che elasti descrive ‘e la regola. A Milano , l’eccezione, di cui ci stupiamo , e x l’appunto vi facciamo caso. Normalità è non farci caso. Diritto è diritto. Milano 2015, buchi a, passi carrai costantemente inagibili , c’è ti sia di case scuole e strutture per i noi he i accessibili . E la parola ddisabilità non è in nessuna agenda dei nostri politici che si affannano già con ansia alla prossima campagna…
Hai ragione. Marciapiedi ingombri e percorsi troppo stretti anche per i bipedi son una vergogna.
E te lo dico con vergogna da figlia di disabile che ha sempre creduto che la ‘rampetta’ di accesso ai marciapiedi fosse stata fatta per far parcheggiare meglio lre macchine con due ruote sul marciapiede!! :O
Finche’ mio moroso mi ha visto parcheggiare cosi’ e mi ha detto: hai mai pensato che la rampetta serva per i passeggini e le sedie a rotelle e che il marciapiede debba consentire ad una sedia a rotelle piu’ accompagnatore affianco, di passare???
Che figura! 😦
ti auguro di trovare la forza di andare avanti, mantenere il sorriso e che il parlarne il piu’ possibile metta la disabilita’ nelle agende dei nostri politici!
un abbraccio
Claire
lo scorso anno mi sono informata cosa potevo fare per andare in ufficio col bus e visto che ho problemi motori mi sono sentita rispondere: “signora solo alcuni pulman sono attrezzati per far salire le carrozzelle, per gli altri non c’è nulla”.
nota bene “solo alcuni”, e se io arrivo alla fermata e passa il bus non attrezzato resto li fino a quando non passa un bus attrezzato?
se non sei in sedia a rotelle ma comunque non puoi fare le scale….ti attacchi letteralmente al bus!
invidio questa signora che vive nella città di A