Nonsolomamma

non mi ha chiesto niente

la scorsa settimana elastigirl ha accompagnato lo hobbit piccolo, detto sneddu, a fare una visita cardiologica, per un piccolo problema congenito che, per fortuna, si sta ulteriormente rimpicciolendo. il medico che lo seguiva dalla nascita si è trsferito altrove e, su consiglio della pediatra, la dottoressa tic tic, si sono rivolti a un cardiologo nuovo, giovane e carino, che esercita in un grande ospedale, ignoto a sneddu che ha pensato, dall’odore, che si trattasse di un aeroporto e che i suoi, seppur piccoli, spiazzi erbosi fossero molto adatti per un picnic.
durante la visita, elastigirl ha quasi sempre taciuto perché, per esperienza, ritiene che le ingerenze esterne, seppur materne, se non necessarie, nuocciano al rapporto medico-paziente.
ha taciuto e ha osservato l’interazione tra i due con una certa curiosità che, a tratti, virava in puro divertimento.
“ora facciamo un esame che si chiama elettrocardiogramma”
“…”
“non fa male”
“…”
“metto qui questi cerottini…”
“…”
“e poi ci attacco queste piccole pinze che sembrano piccoli coccodrilli”
“…”
“…”

“bene, ora, sneddu, se non ti dispiace, ci spostiamo, insieme alla tua mamma, nella stanza accanto”
“…”
“no, non serve che ti rimetta la maglietta. la rimetti dopo. puoi uscire così. andiamo proprio qui vicino”
“…”
“sdraiati pure qui. la tua mamma può sedersi qui, vicino a te”
“…”
“ora ti metto del gel sul petto”
“…”
“e poi ti passo questa specie di rullo… vedi? sullo schermo si vede il tuo cuore…”
“…”
“vuoi sentire che rumore fa il tuo cuore?”
“sì”
“ecco. senti”
“che rumore! fa così sempre? anche di notte?”
“sì. certo. ma è chiuso dentro il petto e non lo sentiamo”
“meno male”
“…”
“si può vivere senza il cuore?”
“no. però a volte, in certe operazioni, lo fermano per un pochino e usano una macchina al suo posto”
“perché lì è rosso e là è blu?”
“perché uno è il sangue che entra nel cuore e l’altro quello che esce”
“il cuore è a forma di cuore?”
“non proprio”
“perché lo disegnano sbagliato, allora?”
“perché è più semplice”
“in verità che forma ha il cuore?”
“dopo, se vuoi, te lo disegno”
“sì. grazie”

“puoi rivestirti. va molto bene, sneddu. ti voglio vedere tra cinque anni. quando avrai undici anni”
“ma io non lo so come sarò a undici anni”
“non importa. lo scoprirò quando ci incontreremo di nuovo”
“…”
“ora scrivo tutto quello che ho visto”
“al computer?”
“sì”
“come mai c’è questa penna con la catenina?”
“per evitare che qualcuno la porti via”
“ah. posso usarla?”
“sì. se vuoi puoi disegnarmi un trattore, mentre io scrivo”
“non sono molto bravo a disegnare. non so fare i trattori”
“allora puoi disegnare una macchina”
“la macchina la so fare. comincio dalle ruote”

“ecco fatto. tu hai disegnato i sedili?”
“no. veramente ho disegnato il fuori della macchina. non il dentro”
“ah. giusto. bene. abbiamo finito”
“…”
“è tutto a posto, sneddu. ci vediamo quando avrai undici anni. puoi andare ora”
“ma non mi hai chiesto niente”
“ehm… in che… senso?”
“quando vado dalla dottoressa tic tic mi fa delle domande… su di me”
“del tipo?”
“mi chiede come sto, come si chiamano i miei amici, cosa mangio, se mi lavo i denti, se litigo con i miei fratelli, se faccio la cacca e la pipì, se mi piace andare a scuola, se dormo nel mio letto, se sono gentile con il papà e la mamma… tu… niente. non hai voluto sapere niente. di me”
“…”
il dottore giovane e carino sembrava in difficoltà.
“be’, sneddu, questo è un dottore del cuore. a lui interessa il tuo cuore. la dottoressa tic tic invece ti guarda dalla testa ai piedi e di te vuole sapere tutto. sono dottori diversi…”
“ehm, io forse ho studiato di meno della dottoressa tic tic”
“ah. va bene. allora ciao”.
sneddu ha dato la mano al dottore e ha lasciato il reparto di pediatria dell’ospedale. Uscendo dall’edificio, si è ripromesso, la prossima volta, di portare plaid, uova sode, panini e tutto l’occorrente per un picnic sul prato. Poi si è ricordato che il dottore, oltre a non avergli chiesto nulla di lui, si era dimenticato di disegnargli la vera forma del cuore.
quello che si dice un paziente esigente.

31 pensieri riguardo “non mi ha chiesto niente

  1. Si! Sono sicura che tra cinque anni gli chiederà il disegno!
    Tra il grande con i sogni parricidi e il piccolo insoddisfatto da uno specialista che non si interessa di lui a 365’…..
    Ritorno a quando i miei avevano quell’età!!! Da godere minuto per minuto!

  2. Grazie, Elasti.
    Anche io sono nata con un piccolo problema al cuore e riicordo ancora, e spesso, che all’età di 9 anni dovetti fare un’ecografia. Vidi il mio cuore! I medici rassicurarono completamente i miei genitori e, da quel giorno, non ho più dovuto fare esami né visite cardiologiche. Ma quel cuore in forma di fagiolo, e per niente in forma di cuore!, è una delle immagini più strampalate della mia vita.

  3. E invece ha ragione sneddu, i dottori dovrebbero sempre interessarsi anche alla persona, non solo al pezzo di carne che gli compete..

    1. concordo, ha ragione lui.
      senza perdersi troppo in manfrine e senza dilungarsi troppo, avrebbe anche solo potuto chiedergli come stai, vai a scuola, ti piace disegnare….
      in generale, in questi tempi, mi sembra che ci sia poco rapporto umano.
      è vero che il medico è lì per visitare e curare e non per fare conversazione, ma questo sarebbe servito a mettere il paziente più a suo agio.
      e non solo se il paziente è un bambino, per me sarebbe utile anche con un paziente adulto.

      1. Si ha ragione lui sono reduce da una biopsia ossea fatta a mia figlia quasi un mese fa ……. l’hanno trattata proprio come un numero e non come una ragazzina di 12 anni, compiuti fra l’altro il giorno della BIOPSIA ………. in più ieri ritelefono per sapere esito e mi rispondono che a loro l’esito NON DICE NIENTE ……………..

      2. Finalmente ieri pomeriggio mi hanno chiamata x dirmi che si sono consultati fra specialisti e risulta che la sua malattia (rara, ma curabile), con cui stiamo interagendo da più di un anno si sta “spegnendo” e che fra un po’ potrà anche sospendere le cure, ottima notizia direi …. rimane lo sconforto di essere stati trattati proprio come un numero ………. e a 12 anni non è proprio il max ……

      3. Scusate lo sfogo raramente sono così negativa ………. ma adesso dopo esito positivo si ritorna nei ranghi :))

      4. Meno male che si sta risolvendo tutto! E ok che è bruttissimo essere trattati come un numero, soprattutto a dodici anni, ma per fortuna tua figlia aveva voi 😊 anche lei ora è più tranquilla?

    2. si si anche se ovviamente a lei ho omesso il passaggio intermedio ……….. a lei e alla schiera di parenti che chiedevano preoccupati …….

  4. da piccola sono stata operata ad un rene,felicemente.IL chirurgo, che veniva da Perugia,si sedette sul mio letto e sottovoce mi sussuro’:’Sai che a Perugia le ferrovie un tempo erano di cioccolata ma siccome tutti i bambini in un solo giorno le hanno mangiate,hanno dovuto costruirle di nuovo ma di ferro?’Le hai mangiate anche tu professore? ‘Certo! Moltissimo!’.’Allora per questo sei bravo e sei diventato medico dei bambini.

      1. Lui era un ‘grande’.Si ‘piegava’ sui piccoli malati i quali gli rubavano sempre le penne dal taschino del camice.Ma tra tutti tenerissimamente amava Paolo,quattro anni, che la Scienza umana non è riuscita a salvare.Lui se lo teneva sempre in braccio.

  5. A me il cuore, quello vero, lo ha disegnato mio papà che è un medico. In effetti aveva una vaga forma a cuore. Mi sa che devi trovare un dottore (anche bravino a disegnare). FL

  6. Però dai, le pinzette che sembrano coccodrillini, le spiegazioni sul cuore, la penna…a me dal racconto è sembrato molto paziente e dolce 🙂

  7. comunque, secondo me, il medico, nel nostro caso, è stato simpatico e attento. tuttavia il punto toccato da sneddu, in generale, è molto vero: sono rarissimi i medici che ti guardano tutto intero. ed è certamente una perdita, per il medico e per il paziente.

  8. io sono d’accordo che il pz vada considerato nel suo intero, anche perchè spesso dai racconti apparentemente “strampalati” dei miei pazienti raccolgo pezzi importanti per diagnosi e terapia. ma quando si hanno a disposizione 15 minuti a visita che bastano a mala pena per svestirsi e rivestirsi come si fa ad avere il tempo anche per “uscire” dalla propria branca specialistica? gli altri in attesa fuori brontolano, al turno dopo c’è un altro collega che non può cominciare accumulando ritardo, per altro non suo. io poi ho a che fare spesso con anziani che appena hanno la possibilità di parlare raccontano la storia della loro vita (spesso anche interessante) con annesse lacrime. non posso poi farli uscire subito con gli occhi rossi

    1. infatti
      per mia esperienza, il medico di base e lo psicoterapeuta fanno domande apparentemente ‘casuali’, su tutto, e poi li vedi fare “ah?! pero’!” tutti contenti, perche’ gli hai detto una cosa che per te non c’entra niente e loro hanno capito qualcosa
      lo specialista invece chiede solo il suo specifico, forse perche’ se sei gia’ dallo specialista il raggio delle possibili cause del malessere e’ notevolmente ridotto

  9. C’e’ un tema importante….non sentirsi un numero quando si va dal medico o in ospedale in genere , questo e’ senza dubbio.
    Ma io personalmente mi aspetto che il medico sia cordiale, che magari mi rassicuri e mi accolga con un sorriso, ma non che si metta a fare conversazione…quando aspetto fuori mi scoccerebbe pensare che la visita in corso dura oltre i limiti della decenza perche’ qualcuno dentro parla del tempo o del gusto di gelato preferito…in questo caso trattandosi di un cardiologo ha risposto alle domande lecite relative al suo lavoro ed evitato di farne altre …
    Peccato solo abbia dimenticato il disegno del cuore….altrimenti lo troverei un medico ineccepibile…

    1. SilviaFede, hai ragione, ma non dimenticare che ci sono persone che non hanno nessuno con cui parlare se non il medico. a cui raccontano tutto. quando all’inizio della mia professione facevo le sostituzioni ai medici di base in un paese in provincia, c’erano vecchiette che venivano in studio 3 volte alla settimana. ogni volta per una prescrizione diversa. alla mia domanda sul perchè non mi facessero scrivere tutto insieme, mi stupirono dicendo che venire da me era un motivo per uscire e parlare con altra gente (ah, le chiacchiere delle sale d’aspetto…)

      1. Mammamedico hai ragione, forse sono stata troppo generica…ci sono situazioni e situazioni che sicuramente un bravo medico deve saper leggere e comportarsi di conseguenza

  10. Noi, lo sparuto manipolo,dedito alle ‘Cure Palliative’, dove ‘palliativo’ non turbi il nostro cuore con il suo significato di uso corrente ma lo si fa derivare da ‘pallium ‘,mantello robusto che riparara dalle intemperie,siamo impegnati nella accoglienza globale degli ammalati e delle loro famiglie.Scopo dichiarato, immane e travolgente,è recuperare l’ ‘humanum’, quando siamo malati,cioè quando siamo fragilissimi. Quando tocchiamo con mano il nostro limite.Anche i curanti toccano il proprio limite.IL grande e tragico amore della mia vita,’curante’ attento e delicato,ruvido e silenzioso con la sottoscritta,oggi mite pomeriggio romano,è corso al mare,in motocicletta.Da solo.Cosi’ può’ correre,gli sembra di non avere limiti.Gli sembra.

    1. e un po’ ha ragione!
      almeno si “ricarica” le pile..
      un mio amico vivacissimo, ex scienziato finito all’ufficio brevetti in germania, ha parcheggiato la moto nel garage dell’ufficio: in pausa pranzo va’ a correre veloce in autosrtada :O
      dice che gli da’ un sacco di endorfine e lo ricarica

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