sabato scorso elastigirl è stata a cagliari dove ha portato “nina sente”, che poi è il suo ultimo libro, a un incontro con i ragazzi di alcune scuole superiori a cui vengono presentati alcuni romanzi dagli autori o dai traduttori affinché possano scegliere con maggior cognizione di causa quale leggere. i ragazzi, circa 250, erano tutti lì in aula magna, con le maniche corte e senza calze perché ci sono posti dove ancora è estate, con i vocabolari, i quaderni e l’aria stropicciata e spavalda degli adolescenti. tutti tranne una: elisa. “con elisa ci colleghiamo via skype” ha spiegato un’insegnante senza dare ulteriori dettagli. però la connessione non funzionava per colpa del volume dei microfoni che elisa non riusciva a sentire. e lei non ha potuto partecipare. e allora qualcuno ha detto: e se la video-chiamassimo dopo, questa elisa, e raccontassimo solo a lei cosa è successo? e qualcuno ha detto certo, qualcuno boh, qualcuno non so, perché a volte nelle scuole la tecnologia è una bestia strana e ignota.
elisa ha 16 anni e frequenta la terza liceo dalla sua stanza da letto. perché soffre di una malattia che la rende fragile e le impedisce di stare in mezzo agli altri. così elisa guarda la sua classe, i compagni e i professori dentro una schermo. e probabilmente anche gli amici. e un amore? potrà averlo elisa un amore?
che poi uno la vita di elisa se la può anche immaginare da lontano e può figurarsi la sua fatica dentro una stanza.
però quando alla fine si sono collegati e su quella che si chiama lim, che è una lavagna bianca collegata a un computer, è comparsa con i suoi occhi grandi e vivaci e la pelle candida e il sorriso timido, elisa non è stata più solo un’idea ma proprio lei. e la camera in cui vive non era più un luogo teorico e angusto ma un letto fatto, una scrivania, dei libri, i poster e i sogni e forse la musica e i pensieri e un mondo intero a forma di parallelepipedo tra quattro pareti.
e di cagliari elastigirl ricorderà la cattedrale con il campanile su cui si sale, la via stretta, il panorama di mare, la sella del diavolo con la storia dell’arcangelo michele che sconfigge lucifero, ma soprattutto ricorderà elisa e i suoi occhi che sorridono dietro uno schermo dentro una lavagna interattiva.
Ci lamentiamo spesso degli effetti distorti della tecnologia, ma poi senti storie come questa è ti si riapre il cuore. Forse il domani non sarà così orrendo come qualcuno vuol farci credere
Che meraviglia! RaffaInviato da smartphone Samsung Galaxy.
A Elisa l’augurio di una classe affollata, un prato verde, una pista di pattinaggio sul ghiaccio, uno scoglio da cui tuffarsi per una lunga nuotata, un hamburger con le patate fritte con la salsa schifosa, che di solito non auguro a nessuno, con la musica a palla e le amiche con cui raccontarsi segreti, uno.due.tre amori o quanti ne vuole lei, e cieli con stelle cadenti per esprimere tutti i desideri che vuole
Non avrei saputo dirlo meglio! Auguro tutto questo e molto di più ad Elisa, che possa un giorno uscire dalla cameretta in tutta sicurezza. Però, al momento, viva la tecnologia, la LIM e chi l’ha inventata perchè anche a scuola dai miei figli la usano tanto, dalla prima elementare in poi, per collegarsi col mondo esterno e fare quello che a noi era impossibile anche solo pensare, ai nostri tempi.
Vero, bellissimo augurio Amanda!
Questo meraviglioso augurio mi ha strappato una lacrimuccia…
mi hai commosso, sai essere ironica, divertente, seria e sensibile, nel luogo/situazione giusto/a al momento giusto, con le parole più adatte, Chapeaux ( termine che piacerebbe di sicuro a Mister i 🙂
💗
La tecnologia sta facendo grandi danni ma anche migliorando la vita a molti, consentendo anche a chi a volte “arranca” di stare al passo. Mia figlia (Elisa anche lei!) e’ ipovedente, ma con un tablet legge tutti i testi in pdf, inquadra la lavagna di graffite e con lo zoom puo’ copiare il testo scritto, e attraverso un protocollo informatico legge la LIM sul suo dispositivo.
Che storia triste…
Coraggio Elisa, che gli occhi che sorridono non ce li hanno mica tutti eh …
Certo occhi ti rimangono proprio dentro