Nonsolomamma

il calcio

eritreo cazzulati, l’anziano vicino del piano di sopra, è andato via. ha deciso di lasciare la casa dove aveva passato una vita con la sua eritrea che non c’è più, per trasferirsi in un appartamento in affitto vicino ad amici. è stata una scelta precipitosa, inspiegabilmente affrettata. “non puoi aspettare almeno qualche mese, eritreo? per capire se è veramente quello che vuoi. a 89 anni, ma anche a 39, un trasloco è una faccenda faticosissima”. era confuso, incerto ma d’un tratto si è incaponito. “sei un testone”. un giorno è arrivato un furgone. si sono presi il tavolo, le sedie, qualche mobile, il letto matrimoniale. lui è rimasto lì, a guardarsi intorno, in quella grande casa che si svuotava, pezzo dopo pezzo. gli amici hanno ritirato bagagli con i suoi vestiti, ogni giorno un valigione. e alla fine il cazzulati è rimasto solo, sul suo divano, davanti alla televisione, in una stanza vuota. sembrava ancora più magro.
“come ti senti?”
“male. non riesco più a camminare”. prima si è fatto dare un bastone. poi un girello. alla fine ha recuperato la sedia a rotelle di eritrea. “come è possibile? la settimana scorsa stavi bene”. poi ha smesso di dormire, cosa normale quando ti levano anche il letto da sotto. “che rumore strano fai, eritreo, quando respiri”. “il cardiologo ha detto che sto bene. è l’ansia. ma non è vero. io non ho l’ansia”. “sei proprio sicuro di voler cambiare casa? siamo ancora in tempo a riportare tutto dov’era”.
lui respirava come darth vader e non diceva niente.
il giorno della seconda dose della vaccinazione elastigirl si è dovuta far accompagnare perché da sola non sarebbe riuscita a portarlo. e pensare che solo tre settimane prima, per la prima dose, era andato quasi correndo e, sulla via del ritorno, aveva avuto l’energia per fare un po’ il cascamorto.
gli ultimi giorni prima di trasferirsi, si era rimpicciolito. non si alzava più dal divano e se ne stava tutto raggomitolato. ogni tanto piangeva. “io ho sempre fatto tutto per conto mio. e adesso?”.
una sera lo hobbit di mezzo è andato a casa a vedere la partita dell’italia che giocava contro la lituania.
eritreo è stato quasi sempre zitto, rannicchiato di sghembo. poi a un certo punto, con enorme fatica si è alzato. il medio lo ha guardato molto preoccupato. “se tiri e ti butti indietro, il pallone va in alto e il tiro fa schifo. se invece ti butti in avanti, il calcio arriva in porta”. e mentre lo diceva, eritreo mimava l’azione indietro e in avanti. poi è caracollato sui cuscini: “modestamente, io ero un calciatore fenomenale. solo un po’ magro. mi chiamavano gamba de sèler, gamba di sedano”.
sabato, quando è andato via, era elegantissimo.

12 pensieri riguardo “il calcio

  1. Che tristezza… spero che andiate a trovarlo, e che possa risolversi a tornare indietro… dal mio punto di vista, certo.

  2. eh niente.
    io alla fine penso sempre male e ho subito pensato che questi suoi “amici”, visto che lui non ha figli, stiano facendo tutto questo per intascarsi l’eredità.
    ma magari sono una brutta persona.

    1. eh, non così brutta secondo me.
      oppure essere brutte persone è diventato molto comune: chi sono questi amici?, dov’erano quando anche Eritrea aveva bisogno di aiuto?

  3. A volte i ricordi ci impediscono di sopravvivere….decidiamo così di tagliare col passato, specie quando prospettarci nel futuro diventa una questione di tempo….lo capisco e gli auguro ogni bene ❤

  4. Buongiorno.
    Voglio pensare che lui abbia deciso di non vivere solo gli spazi condivisi da sempre con la sua amata…E poi, esistono ancora brave persone. Poche, come Elasti e la sua famiglia, ma esistono.
    Buona fortuna ad Eritreo!

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